Testamento dell’aquila austriaca

TESTAMENTO DELL’AQUILA AUSTRIACA
Quantunque non ancora decrepita di età, ma logorata
da una grave ed ormai cronica malattia, che i medici
tutti da me consultali asseriscono concordemente essere
una inveterata gastroenterite, ovvero indigestione presa
in Ungheria, nella Boemia, in Gullizia, e particolarmente
nel mio carissimo Regno Lombardo-Veneto; prevedendo
pur troppo che prossima sia la mia fine, risolvo con la
presente di estendere l’alto della mia ultima volontà, e
quindi chiamando in aiuto tulli i diavoli, arcidiavoli e
demoni che mi furono sempre svisceratissimi amici, di-
spongo quanto segue :
I. La mia corona imperiale sarà con ogni riguardo
spezzata, ridotta iu minute scheggie , poi lentamente ab-
bruciata, e la sua polvere verrà distribuita in eguale por-
zione a lutti gli individui della famiglia Lorena , perchè
conservino almeno in carta la memoria del mio lungo e
felicissimo regno.
II. Le corone ferrea Italiana ed Ungherese saranno
immediatamente consegnate ai rappresentanti di quelle na-
zioni cui sempre appartennero, ma ch’io da gran tempo
usurpai, come caritatevolmente lo fecero i miei prede-
cessori.
HI. Lascio il mio scettro, benché tarlato, pur duro
abbastanza, al più robusto Caporale Ungherese, perchè
con quello dia senza misericordia cinquecento buone ver-
gate all’ ex-principe Mettermeli in compenso delle sue vir-
tuose e ladre fatiche a prò dello Stato.
IV. Lascio l’irruginita mia spada al bravo Ranieri,
figlio dell’ex-vicerè di Milano, perchè siccome mostrò
di avere un’anima veramenle austriaca possa con quella
affrontar non solo, ma scacciar tulle le mosche ed i taf-
fani che innonderanno tra poco le belle contrade della
gentile Croazia.
V. Lascio il mio globo rappresentante il mondo,
nel quale feci la più odiosa figura benché vi tenessi den-
tro l’ugua da vari secoli, alli figli dell’arciduca France-
sco Carlo perchè abbiano cosi un trastullo nelle ore di
ricreazione.
VI. Tutti gli ordini civili e criminali, o per meglio
dire tutti i sonagli di cui era fornita, li lascio all’ex-Mi-
nistro Guizot in ricompensa de’suoi fedeli e leali servigi
resi al mio stato durante il regno di Luigi Filippo, eso-
nerandolo altresì dall’ obbligo del reso-conto sulle somme
versategli per maneggi , spionaggio eccetera.
VII. La superba mia coda voglio che sia consegnata
all’arciduca Luigi percliè se ne faccia subilo un pennac-
chio, la di cui vista sgomenterà certamente tutti i prin-
cipotli della Confederazione germanica.
VII. I miei due becchi che hanno tanto divorato, e che
per la loro ingordigia sono costretta a morire, li lascio
uno all’ex-vice-rè Rainieri in premio della sua piena os-
servanza agli ordini imperiali e della fedele di lui esa-
zione pel corso di trentalrè anni dai miei Lombardo-Ve-
neti di mille qualtrocenlo milioni di lire nelle da spese;
l’altro all’ex-duchino di Modena in gratificazione di quan-
to operò in favor del mio regno la buona memoria di
Francesco IV. suo padre.
IX. I miei quattro occhi fulminei un tempo, ma
ora indeboliti dagli anni e da quella maledetta indigestio-
ne, li lascio agli ex due governatori di Milano e Venezia
nella lusinga che se non ravvisarono subito i bisogni del-
le nazioni da loro governate, più vigili in seguilo co-
nosceranno a prima vista i propri e cercheranno impin-
guarsi a spese altrui secondo la lattica dell’immollale
Francesco primo. Il
Tip, Inocchi.
AQUILA AUSTRIACA
X. L mie unghie le lascio a tutto il nobile e disin-
teressato personale della mia Camera Aulica, sperando
che ìa loro divisione seguirà da buoni amici al modo che
si ripartirono le enormi contribuzioni dello Stato, senza
però riflettere, a chi debba darsi le più grosse o le più
dure, mentre lutti gli individui componenti quel probo
consiglio sono del pari meritevoli de’miei giusù ricordi.
XI. Le penne che ricoprono il corpo mio saranno
rispettivamente divise in equa parte a tulli i miei Con-
siglieri intimi, Ciambellani, Scudieri, Coppieri, ed altri
Nobili livreati.
XII. La mia pelle verrà consegnata al prode Gene-
rale Radetzky mio fido amico, con cui si coprirà le na-
tiche nel caso che i Lombado-Veneti lo lasciassero in ca-
micia; e nel caso di sua premorienza, essendo un po’
vecchio, passi questo mio legato all’altro non ben bravo
Generale D’Aspre, valoroso soldato tanto sui campi di
Marte che di Venere.
XIII. In pegno di vero affètto lascio le mie intesti-
na a tutti gl’impiegati di Polizia, i quali non contenti
di adempire con vero scrupolo di coscienza il loro dove-
re, non isdegnarono spesso di farsi zelanti esploratori ed
investigatori del delitto perfino nelle paste sfogliate , co-
me successe ultimamente a Padova, e ciò perchè attac-
catissimi alla casa imperiale ed a’suoi fiorini.
XIV. Il midollo poi degl’intestini medesimi lo la-
scio alle fedeli ed intrepide mie truppe, olire l’assicu-
razione della reale mia stima.
XV. Il mio cuore che tanto arse pel bene de’ miei
sudditi e per le sue svanziche voglio che in ricco vaso sia
tosto spedito in dono all’ affezionato mio regno di Gal-
lizia, dimostrando cos’i , che se firmai contro di esso dei
decreti alquanto rigorosi, ciò fu per prevenire maggiori
disordini , per conservargli la pace e dargli una sicura
prova della mia benevolenza.
XVI. Il mio cadavere, ordino che sia diviso in due
parti eguali: una, cioè il davanti, sarà abbrucciato, e la
sua cenere sarà sparsa su’miei possedimenti, affinchè me-
glio s’ingrassino le patate, prediletto frutto della mia
tavola; l’altra, cioè il di dietro, lo lascio a S. M. Impe-
riale Apostolica a titolo di legato.
XVII. Ordino inoltre che si ritiri subito quel milio-
ne d’esemplari del Giudizio Statario da me pubblicato
nel Regno Lombardo-Veneto per dare a que’ popoli una
novella prova della mia affezione, e che venga consegna-
to immediatamente alle regie Latrine del grande ospizio
degli invalidi austriaci in Vienna , e ciò per i loro biso-
gni naturali, per ricambiare in qualche modo alla gran-
de obbligazione che debbo a quei forti puntelli del pe-
riclitante mio soglio.
XVIII. Eredi finalmente residuari di tutte le mie
sostanze mobili e stabili, nomino tutti i sudditi poveri
del mio vaslo impero, e ciò in espiazione di tanti mali
da me cagionati, di tanto sangue spremuto, di tanti beni
ecclesiastici e secolari usurpati, derubati, venduti, ed in
mercede di quelle infinite lagrime che furono inutilmen-
te nel lungo periodo del mio superbo comando.
XIX. Siccome abbisogna la presente mia disposizio-
ne di un esecutore testamentario, cosi eleggo il mio gio-
viale e carissimo amico Facanapa, distinto attore della
Compagnia marionetlista di Antonio Reccardini al servi-
zio di questa casa imperiale , le cui facezie sposso mi al-
leggerirono il peso delle gravi cure di sialo, e che in
premio de’ particolari suoi meriti, oggi nomino in virtuo-
so di Camera senza onorario. Così sia.
N. P.

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Estremi cronologici: s.d.
Segnatura definitiva: MRI0532
Descrizione fisica: c. 1
Dimensioni: 27X22 cm
Colore: bianco e nero
Tipografo (ente): Tiocchi, tipografia. Bologna
Lingua della documentazione: italiano
Descrizione del contenuto: Incipit: Quantunque non ancora decrepita di età, ma logorata da una grave ed ormai cronica malattia...
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