Roma

ROMA
Roma è pel sapiente fin palpito di gloria. Roma è
pel popolo un palpito di religione. Non si tosto suonò dal
Ca in pi doglio una voce di speranza, che sapienti e popo-
lo corsero eolla mano al brando a spezzar le catene del-
la misera patria. Ma ohimè che il gr.m pensiero repente
abortiva pel gretto interesse di anime defunte ai nobili
sensi della pi<'tà e della gloria! Le subii missiine romane bestie ( che far dovrebbero strame di lor medesme ) fu- ron della turba rea, che sacrificarono onore e patria per conservarsi la priviligiata bandita del cosi-detto Slato dei- tà Chiesa. Ingombra le mura della città eterna una gene- razione avara, invida, sleale, e nemica degli uomini e di Dio. Mutano gli uomini, ma l'idea del pretesco tar- taro sistema è sempre immoto , sempre lo stesso , e pesa sul mondo come una mano di ferro po-ita a pressare sul cuore dell' umanità , perchè libero non circoli il sangue e la vita. Infatti la romana curia , in sua malvagità co- stante, mantiene sempre quell'indole laida e volpina co- me la dipinse l' ira magnanima del Petrarca. Nido di tradimenti , in cui si cova Quanto mal per lo mondo oggi si spande; Di vili serva, di letti, e di vivande, Onde lussuria fa l' ultima prova. Sono i Don Pirloni che han cambiato il Vangelo in li- bro di entrata e di uscita ,-dove registrano le pecore , prima da toudere sino alla pelle, e poi da scannare. Di- temi, o voi, che vi usurpate il nome di Dei terrestri; uomini avvolti iti cappe rosse o in gonnelle loiolesi , di- temi: che Cristo si l'è' vittima, solo perchè si empissero i vostri stomachi onnipotenti , e s' impinguassero le vo- stre vene? Ditemi, siete voi gli amici di Cristo, o non piuttosto i fieri nemici di lui? Cristo predicò il perdo- no, e voi foste ingordi di umano sangue più del tigre e dello Sciacallo. Cristo vuole libertà e voi dispotismo: ei fu la luce e voile tenebre; ei vita e voi morte. Voi pro- mettete il cielo ai tribolati per godervi in pace la terra: QueW empia razza che promette il cielo Per usurpar la terra. NlCCoLl.Nl. Gli antichi Apostoli erano scalzi e mendici, e voi ave- te palagi e cocchi, e tutti i vizi delle corti secolaresche. L' evangelica religione è tutta opera e carità; ha sem- bianza là vostra di un cerimoniale chinese. Iddio creava l'uomo intelligente volente; e voi spogliar lo vorreste non solo de' terreni beni, ma ben anche del pensiero, ri- durlo ad automa , per giuncarlo come più vi talenta. Cri- sto minacciò ricchi e polenti, tolse di mezzo caste e pri- vilegi ; e voi adulale gli oppressori e predicate necessa- ria la pazienza bestiale nel popolo. Voi riconoscete nei tiranni il gius divino (come se Iddio fosse protettore di mostri coronati, est piacesse dei tormenti della sua crea- tura) edite ribellione e irreligione ogni lamento di sog- getti contro i pessimi reggitori. Voi alterate il precetto della parola umiltà , inculcata ai grandi per distruggere il loro orgoglio , e l' applicate al povero perchè ei vi sia docilissimo somiero. Voi usurpate l1 obolo dovuto al soc- corso del misero, e fate indegno mercato della sacra pre- ghiera, mentre ella non è soggetta uè a vendita, né a compra. Egregia a questo proposito è la sentenza del Tommaseo. « I preti abbiano pagata la mensa e non la messa. » Quando poi asserite, per disarmare la giusta ira della povertà sofferente, che questo mondo è solo una valle di lacrime e di patimenti per l' uomo, voi pronun- ziate la più solenne bestemmia contro la bontà infinita di Dio, dipingendolo come un carnefice dei suoi figli. Iddio ha imbandito per tutti il pane della vita e dell' onesta letizia. E osate voi dopo tutto ciò appiccare il ti- tolo di eretico a chi ama venìcrmfntc la patria, a chi vuole sollevate le angustie del popolo , e lo brama intel- ligente e virtuoso e si adopra a tornar 1' Evangelio ai puri suoi fonti? Eh che gli eretici, égli empi siete voi, siete voi, siete voi! Il liberissimo Petrarca, parlando deila Roma dei Don Pirloni, esclamava con tutta ragio- ne siuo da' suoi tempi : Fontana di dolore, albergo d' ira, Scuoia d' errori, madre d' eresia Già Roma, or Babilonia falsa e ria Per cut tanto si piange e sì, sospira. E perchè vestite le sacre vesti, presumereste adunque andare immuni dal pubblico tribunale dell'opinione? ? Stoltezza? Né il gran manto pontificale, nòia stola valgono a coprire le colpe dell' empio. Mentre la grand' anima dell' Ailighieri irraggia del sorriso delle eteree gioie que'somini pastori che adempirono l'alto mandato « di esser padre degli oppressi » trabocca poi nelle tar- taree bolge quegl' indegui Pontefici che si son fatti un nume del ventre e dell' oro : Questi far cherci che non han coperchio filoso al capo, e Papi e Cardinali In cui usa avarizia il suo soperchio. Inp. Cam. VII. Egli pone altresì nel.' Inferno Papa Anastasio come ere- tico, e come simoniaci Nicc lo III, Bonifacio Vili, e Cle- mente V. E bene sta: sia virtù la virtù, e delitto il de- litto. 0 Don Pirloni in cappuccio, o eretici in pianeta, indarno vi studiate a trarre in inganno gì' ignoranti con queste speciose cabale ? Guardate alla predica e non al predicatore; guardate a quel che diciamo, e non a quel che facciamo. ?? Anzi guardar si debbe alle opere vostre per giudicarvi, e le opere vostre son empie. Voi abbandonaste i generosi d' Italia per i ladroni di Croazia. Voi tradiste chi portava la religione della fede e della patria nel cuore , e benediceste ai profanatori dei tem- pli , agli scannatori dei popoli, ai novelli Attila, i qua- li durano a far tuttora lo strazio sanguinoso delle belle contrade : che sul vostro capo maledetto tutta si cumuli la vendetta di Dio! Ma tu popol di Roma, a cui guar- dava non ha molto maravigliata 1' Europa , cadesti forse resupino al pari del dantesco Cavalcanti per non compa- rire più fuora ed alzare la fronte? E non sei più l'ere- de di quel Giunio Bruto popolare, di maggior merto anco- ra dei due Bruti patrizii, il quale sul Monte Sacro gettò i primi fondamenti della democrazia latina? Non sei l'e- rede de' sacrosanti diritti , che i due figli di Cornelia ti tramandavano nel loro martirio? Perduta hai dunque la memoria del tuo Mario, il maggior prode dell' anti- chità, nato di popolo, braccio di popolo, spavento all' aristocrazia tiranna, e liberatore d' Italia dalla rabbia te- desca? Caddero dalla tua mente le immagini portentose dell' impavido Rieuzi? 0 popolo di Roma ascolta l'au- ra che ti freme d' ogni intorno , e sorgi ; che è teco 1' amore perenne delle Italiche genti. Intero il mondo guar- da alla Roma del Popolo siccome a suo speglio. Tessu- to dell' amata fronda sulle rive tiberine posa il nido del- l'aquila altera, che distese il trionfale suo volo per i quattro venti della terra. Al dardeggiare del sole novel- lo andrà fugata quella nebbia di tedio e di obbrobrio che contrista da secoli il Campidoglio. Si avveri la pro- fezia del Corso ? Roma sarà la metropoli che si sceglie- ranno i futuri Italiani. ? 0 Roma del Popolo innalza il gran segnale , e la santa fiamma scoppiata dal tuo seno fia luce ai liberi, e morte agli oppressori. (Calambrone) Bologna 1849. Tip, Bortolottì dai Celestini.

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Estremi cronologici: 1849 [marzo 13]
Segnatura definitiva: MRI0581
Descrizione fisica: c. 1
Dimensioni: 31X22 cm
Colore: bianco e nero
Autore: Calambrone
Tipografo (ente): Bortolotti dai Celestini, tipografia. Bologna
Lingua della documentazione: italiano
Note: Nota manoscritta sul verso del manifesto: li 13 marzo 1849.
Descrizione del contenuto: Incipit: Roma è pel sapiente fin palpito di gloria. Roma è pel popolo un palpito di religione...
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