Poichè il numero 16 del giornale il Fulmine, che dovevasi pubblicare ieri…
Poicchè il numero 16 del giornale il Fulmine, che dovevasi pubblicare ieri giorno 27 corrente
si pubblicherà con atlrasso, ci affrettiamo pubblicare sola una lettera venuta ‘da Napoli al
sig. Gioachino Porcelli di seguito a quella che trovasi stampata nell’antecedente foglio di
14.
num.
m
Napoli 26 maggio 1848.
Isdraelili, Isdraelili : cercaste a Dio un Re !
Mtcr Mfào amico e [rateilo
Profitto di quest’altro vapore per darvi le consecutive no-
velle all’ ultima luttuosa mia 20 spirante che col mezzo del comandante Castiglia vi aveste.
Ritenete confermata la cifra dei morti combattendo o scan-
nati innocentemente : Dei feriti nessuna certezza.
Al terrore primiero è successa una cruda esasperazione
che invade pure gli animi de’ realisti , perchè nel comune
flagello in”olti : ond’ò che fusi tutti in unico partito odiamo
la tirannide. Oh fosse duraturo , come in ogni petto siculo,
cotal pensiero!
Molti militari ma moltissimi uffiziali Svizzeri indossano abiti
paesani, poiché un di costoro entrato nel caffè d’Europa vi-
desi restato quasi solo, essendone desertati tutti alla semplice
vandalica presenza dei degeneri figli di Guglielmo Teli, i
quali senza nome senza patria combattono a ribadire le infa-
mi catene della schiavitù di unita ai snaturati regi napolita-
ni… Barbari! fucilarono 17 prigionieri, dodici dei quali inno-
ccntissimi; e mi dicono, perchè fra essi intesero il dialetto
Siciliano : s’ignora a questo momento se siano stati veri Si-
ciliani. O miei compatrioti, partecipate del veleno che mi
serpeggia in petto , odiando a morte cotesti cannibali! Non
naettan mai piede nella sacra terra nostra senza provare la
vostra giustissima ira! Dessi son quegli stessi che v’insultarono
pria della vostra strepitosa vittoria, e poi prigionieri abbrac-
ciati da voi e satollati del pane di che facesti privi i figli
vostri! Dessi rendono sangue sterminio a tanta generosità !
Guerra di sangue dunque, guerra di esterminio sia la vostra
contro quei cuori induriti nella tirannilj, el imccessibilial pen
timento; ed a qualunque buona azione!!
Fuma ancora il sontuoso palazzo Gravina : daHe cave estrag-
gonsi, novelli Ugolini cadaveri per fame. Pugnarono eroica-
mente, e piuttostocchè darsi in pred a dei regi antropofaghi,
preferirono morir d’inedia.
Buonocore negoziante , l’ex-ministro Ferri, fra tanto altre
centinaia di persone sciaguratissime, riscattarono la vita con
l’oro. ? Lo stesso tentava la infelice moglie dell’infelicissimo
Ferrara, ma i cani Svizzeri e il danaro presero e la vittima-
ob’igarono a gettarsi da un balcone, essa però vive tutt’ora,
Taglioni ballerino notissimo fu tra i fucilati, e lo si vede ri-
suscitato con 7 palle trafitto : di lui si dispera ? Il confesso-
re di Maria Amalia sorella del Bombardatoro scampò per-
miracolo la vita; egli era fra i secondi a fucilarsi [ter isba-
glio : il suo domestico trucidato ? Pietracatella stesso toccò
leggera ferita di bajonetta… Questi non già avessero com-
battuto, no; ma per efferata libidine di sangue, per libidine
d’oro, sono segnate alla violazione al saccheggio, all’incendio,
al macello! E a che enumerare le fratricida scelleratezze :
l’animo mio si conturba, i miei leggitori veggo infiammarsi,
ruggire, di santa vendetta. Pagina cruenta nella storia delle
otto ore 15 maggio 1848, in calda mischia, e della notte sus-
seguente in sangue freddo.
À ristorare, intanto dal sanguinoso .cruccio gli amatissimi
sudditi, esce il paterno cuore di S. *fA Bombardatrico con un
annunzio balsamico di riconvocazione delle camere pel 1 lu-
glio, e di riorganizazione della guardia nazionale il tutto li-
mitatissimo e dispotico. E la capitale geme ancora nello stato
d’assedio, deserta a due ore di notte. I cittadini pacifici di-
sarmati ed esposti ai ladri. E più tremanti per la fiera mi-
naccia di punizione per i rei dal 1″ al 15 maggio e pel dub-
bio di veder frugate le mobilie al ritrovo delle .irmi……….
In modo, mio buon fratello, che la partenza della flotta
francese getterà nel lutto i napolitani.
Ci gode l’animo, in mezzo a tante sciagure, vedere lazza-
roni che restituiscon furti e vengon carcerati da quegli stessi
ribaldi svizzeri che ne li aveano autorizzati , dopo fatta la
prima aurea spoliazione per loro. Queste misure emanano
dall’avarizia di S. M. mitragliatrice, minacciata dall’ammira-
glio francese a risarcire i danni ai forestieri del paese.
Non più un grano di elemosina , non più teatri , non più
mozzoncini di sigari gettati alla ricerca de’ lazzari , non più
compransi ostriche dagl’infami di s. Lucia primi a gridar viva
u rre mosto’. Andassero dal re, a lui vendesser le ostriche,
da lui ricevesser l’elemosina.
Cosa commovente ieri. Alcuni signori aiutati dai servidori
in bella livrea tiravano una carrettella di oggetti per le strade
di Toledo. Adottassero tutti quel mezzo, affinché il lazzaro
impari utilmente accarezzare il galantuomo che lor dà a man-
giare, che schiamazzare a favore del re inutilmente.
L’ammiraglio Bond.in francese, nel fervere la pugna, al
re scriveva cessasse lo spargimento del sangue cittadino, e la
bella Napoli tranquilla tornasse in nome dell’umanità. E S. M.
dicono rispondesse « esser dolente l’animo suo a quella stra-
ge, e volere pe’r quello stesso nome di umanità tornar tran-
quilla la città con le più energiche misure ». Tigre, iena s’egli
è vero! Tale lo chiamano Roma, Toscana, Piemonte ne’loro
giornali , che non so come girano impuniti ne’ caffè. Come
finirà’?…. ? Il commercio rianimasi insensibilmente. I volti
degli abitanti abbattuti dal dolore, sembrano più sparuti, in
quantocchè rasi delle usitate barbe per non essere insultati
come guardie nazionali. Io se non avessi lasciato proditoria-
mente i miei mustacchi sembrerei un gnicjnalì.
La Francia trionfa de’ terribili utopisti communisti. La
Lombardia ottiene viltorie ma non cosi eclatanti da far ri-
solvere il problema italico. L’Austria si dice proclamar la re-
pubblica, e fugarne quell’altro stupido d’Imperatore ? Tutta
Italia indegnata dal tradimento borbonico, strappa,quegli o-
diali stemma, li impicca, li trascina e rende in cenere.
?’Dite, se piacciavi a Castagnoli essersi inviati i scudi ì a
Ferrara per mezzo sicuro di un console.
AI cugino don Ciccio, che in Napoli non esisle un palmo
d’oro filato falso pei non arrivati invi di Germania dopo lo
immenso smercio che ne fece questa guardia nazionale. Du-
rante mi dice, meglio farli costruire in oro fino che aspettare
tutto giugno. Si regoli e mi comandi.
Abbracci, saluti a tutti i miei prodi compatriota ed amici.
Si stringessero più fortemente contro il comune nemico…….
Armi, armi, fregate a vapore!!
Qui si arma lo quasi sdrucito vascello , e vociferasi il ri-
chiamo delle truppe della Lombardia. Le Calabrie van benis-
simo.