Pius papa IX.

PIUS PAPA IX.
Per divina disposizione ed in un modo quasi mirabile assunti Noi, sebbene immeritevoli, al Sommo Pontificato , una delle Nostre prime cure fu
duella di promuovere l’unione fra i sudditi dello
Stat’ temporale della Chiesa, di rassodare la
paie tra le famiglie, di beneficarle in ogni ma-
cera possibile , e di render lo Stato florido e
tranquillo per quanto da Noi si potesse. Ma i be-
ncficii che procurammo d’impartire ai Nostri sud-
diti , e le più larghe istituzioni, con le quali fu
da Noi condisceso alle loro brame , pur troppo
lo diciamo francamente, anzi che procurarci quella
gratitudine e riconoscenza , che avevamo tulio il
cifrino di aspellarci, hanno prodotto invece re-
plicale amarezze e dispiaceri al Nostro cuore per
parte degli ingrati, qualunque sia il loro numero,
che il Nostro occhio paterno vorrebbe sempre ve-
dere ristretto. Ormai lutto il Mondo conosce in
qual guisa siamo stati Noi contraccambiati, quale
abuso siasi fatto delle Nostre concessioni, sov-
vertendone l’indole , e travisando il senso delle
Nostre parole per ingannare la moltitudine, e co-
me di quegli stessi beneficii ed istituzioni siansi
taluni fatto un’ arma ai più violenti eccessi con-
tro la Nostra Sovrana autorità e contro i diritti
temporali della Santa Sede.
Rifugge il Nostro animo dal dover qui lamen-
tare particolarmente gli ultimi avvenimenti inco-
minciando dal giorno 15 del passato novembre ,
in cui un Ministro di Nostra fiducia fu barbara-
mente ucciso in pieno meriggio dalla mano del-
l’assassino, e più barbaramente ancora venne quella
mano applaudila da una classe di forsennati, ne-
mici di Dio e degli uomini, della Chiesa non
meno che di ogni onesta politica istituzione. Que-
sto primo debito aprì la serie degli altri che con
sagrilega sfrontatezza si commisero nel giorno
seguente : e poiché questi hanno già incontralo
l’esecrazione di quanti sono gli animi onesti nel
Nostro Stato ,| nell’Italia, nell’Europa, e la in-
contreranno nelle altre parti del Mondo; così Noi
risparmiamo al Nostro cuore l’enorme dolore di
qui ripeterli. Fummo costretti di sottrarci dal
luogo ove furono commessi, da quel luogo ove
la violenza C impediva di arrecarvi il rimedio ,
ridotti solo a lagrimar coi buoni e a deplorare
con loro i tristi casi, ai quali il più tristo ancora
si aggiungeva di vedere isterilito ogni alto di
giustizia contro gli aiÀ’òei degli abbominevoli de-
litti. La Provvidenza Ci condusse in questa città
di Gaeta, ove trovandoci nella Nostra piena li-
bertà, furono da Noi contro i suddetti violenti ai-
tentati solennemente ripetute le proteste, che in
Roma stessa fin da principio avevamo già fatto
innanzi ai Rappresentanti, presso di Noi accredita-
ti, delle Corti di Europa e di altre lontane Nazio-
ni. Nello stesso allo non tralasciammo di dare tem-
poraneamente ai Nostri Stati una legittima Rappre-
sentanza Governativa, senza derogare alle Istitu-
zioni da Noi fatte, affinchè nella Capitale e nello
Stato rimanesse provveduto al regolare ordinario
andamento dei pubblici affari, alla tutela delle per-
sone e delle proprietà dei Nostri sudditi. Fu da
Noi altresì prorogala la Sessione dell’ Allo Consi-
glio e del Consiglio de’ Deputali, i quali erano
stati recentemente chiamali a riprendere le inler-
rotte sedute. Ma queste Noslre determinazioni
lungi dal far rientrare nella via del dovere i per-
turbatori ed autori delle predelle sacrileghe vio-
lenze , gli hanno anzi spinti ad allentati maggio-
ri , arrogandosi quei sovrani diritti, che a Noi
solo appartengono , con aver essi nella Capitale
istituita per mezzo dei due Consigli una illegitti-
ma Rappresentanza Governativa, sotto il titolo di
provvisoria e suprema Giunta di Stalo, e pubbli-
cato ciò con alto del giorno 12 di questo mese.
Le obbligazioni indeclinabili della Nostra Sovra-
nità, ed i giuramenti solenni con cui abbiamo al
cospetto del Signore promesso di conservare il
Patrimonio della Santa Sede , e trasmetterlo in-
tegro ai Nostri Successori, Ci costringono a le-
vare alto la voce ed a protestare avanli a Dio ed
in faccia di tutto il Mondo contro questo cotanto
grave e sagrilego attentato. Dichiariamo pertanto
nulli, di nessun vigore e di nessuna legalità tutli
gli atti emanati in seguito delle inferiteci violen-
ze , ripetendo altresì che quella Giunta di Stato
istituita in Roma non è altro che una usurpazione
dei Nostri sovrani poteri, e che la medesima non
ha, né può avere in vermi modo alcuna autori-
tà. Sappiano quindi tutli i Nostri sudditi di qua-
lunque grado e condizione, che in Roma e in tutto
Io Stato Pontificio non vi è , nò può esservi al-
cun potere legittimo che non derivi espressamente
da Noi ; e che avendo Noi col predetto sovrano
Moto-proprio del 27 novembre istituita una tem-
poranea Commissione Governativa, a questa sola
esclusivamente appartiene il reggimento della cosa
pubblica durante la Nostra assenza, e finché non
venga da Noi stessi diversamente disposto.
Dalum Cajelae die xyu deeembris sidcccxlvju.

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Estremi cronologici: 1848 dicembre 18
Segnatura definitiva: MRI1260
Descrizione fisica: c. 1
Dimensioni: 35X26 cm
Colore: bianco e nero
Immagine: stemma
Autore: Pio IX, papa
Lingua della documentazione: italiano
Note: Data di emanazione.
Descrizione del contenuto: Incipit: Per divina disposizione ed in un modo quasi mirabile assunti Noi, sebbene immeritevoli, al Sommo Pontificato...
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