Per un diritto cosmopolitico
Il grande filosofo ricerca nel diritto naturale un equilibrio ancora oggi molto fragile tra il diritto cosmopolitico puro, ossia il diritto che ciascun uomo vanterebbe sulla proprietà comune della superficie terrestre, e il diritto alla sicurezza delle comunità locali. Da un lato, è deprecabile l'inospitalità di certi luoghi, laddove per le popolazioni autoctone è lecito depredare chiunque si avvicini loro, dall'altro si ravvisa la condotta inospitale di certi "Stati civili", soprattutto quelli "commerciali", che identificano la loro visita ai paesi e ai popoli stranieri con la conquista. Ecco dunque, perché, nel cammino verso la pace perpetua, il diritto cosmopolitico deve essere limitato alle condizioni dell'ospitalità universale.