La Guardia civica in Italia

LA GUARDIA CIVICA IN ITALIA
La concessione di una Guardia Civica generale e permanente accordata da Pio IX ai suoi popoli, 1′ esempio del bene già recato da questa
istituzione, e le certe speranze di quello che produrrà, sono tali e
tanti stimoli pei vicini Stati, che non potevano i Principi italiani rifiu-
tarsi più a lungo di soddisfare, concedendola, ai bisogni ed ai voti
universali. Toscana e Lucca hanno anch’ esse la loro guardia cittadina.
Al Piemonte paese armigero, ricco di numerose soldatesche, di arsenali
ben forniti, e di un nucleo di guardia urbana, poco resta a fare per
ingrandire i quadri di questa milizia, e per estenderla in tutto il re-
gno. Quando gli altri Principi italiani si persuaderanno 1′ amore dei
popoli essere lo scudo dei Re, e che ogni intervento straniero porta via
un raggio della loro corona, quando 1′ esempio di ciò che accade nei
tre Stati centrali d’Italia sarà disinganno per chi nelle concessioni ve-
deva il principio delle rivoluzioni, sarà luce ai Potenti perchè cono-
scano una volta i loro nemici, la guardia civica sorgerà su tutti i pun-
ti della Penisola, e benché raccolta sotto diverse bandiere si nudrirà
di un solo aifetto e di una sola speranza; amerà essa fortemente la
sua patria, farà voti ardenti per la gloria dei Principi suoi.
A rendere stabile e veramente utile questa istituzione sono oggi ri-
volti i pensieri di tutti i buoni. Un istinto generale avvisa il popolo
che nella guardia civica sta la salute della patria, e il popolo non ri-
sparmia nò fatiche, nò sacrifici per renderla degna dell’ alla missione
che le fu affidata. E noi istigatori prima di questa istituzione, poi caldi
lodatori del Principe che la concesse, non ci stancheremo mai di parlar-
ne onda consigliare quelle provvidenze che possono renderla tale qual’è
richiesta dalle nostre condizioni attuali, dalla probabilità di avveni-
menti futuri.
In molti regni di Europa, e in epoche diverse fu istituita una guar-
dia nazionale. Se si volesse seguire con attenzione la storia di questa
milizia si arriverebbero a scoprire le cagioni tutte per le quali, o isti-
tuita dai Principi o creata dai popoli, qualche volta comparve sulla
scena forte ed eroica, sicché recò immensi vantaggi allo Stato; altre
volte fu o debole o tumultuosa, sicché o non apportò alcun bene o
produsse gravi danni : e si vedrebbe insieme che i motivi della sua
nullità e dei mali prodotti da essa furono sempre o i vizi della sua pri-
ma origine, o i vizi dei dei regolamenti fatti per il suo servizio. I limiti
assegnati ad un giornalista non ci permettono di estenderci sulla sto-
ria di queste milizie cittadine, sicché ci limiteremo soltanto ad accen-
nare quei vizi nella sua origine e nelle regole del suo servizio che la
farebbero deviare dallo scopo di pubblica utilità che ebbe in mira il
Principe nel concederla a noi.
Uno dei vizi che troncano nel loro nascere i buoni effetti di questa
milizia patria è la scelta erronea de’ suoi capi ; i quale errore può
nascere o dai Principi cui fu riserbata giustamente la nomina dei gra-
di superiori, o dal popolo cui è affidata la elezione dei gradi subalterni.
Errano i Principi quando si lasciano guidare da influenze che mira-
no ad interessi privati, senza guardare alla fiducia illimitata che devo-
no godere presso il popolo i capi d’una milizia cittadina. Che se questa
illimitata fiducia manca, la istituzione d’una guardia civica diventa un
corpo senza testa e porta con se i germi irreparabili di dissoluzione.
Dopo la rivoluzione francese del 30 fu nominato Lafayette capo delle
guardie nazionali del regno. Quel nome magico radunò all’ istante le
centinaia di migliaia sotto le bandiere cittadine, e la guardia civica
sorse per incanto sopra tutto il suolo francese.
Il Governo poi fu preso da vano timore, Lafayette non si vide gra-
dito dalla corte, e rinunziò : da quel momento si previde 1′ indeboli-
mento dell’ entusiasmo popolare che solo può sostenere quella istitu-
zione , e quindi il suo deperimento : così accadde infatti, ed oggi la
guardia nazionale francese è un’ ombra di ciò che dovrebbe essere.
Errano similmente i cittadini quando nella elezione dei capi a loro
affidata si lasciano guidare da un’ idea politica dominante in quei mo-
menti e di cui molti si mostrano caldissimi difensori per cattivarsi
1′ aura popolare ; la quale idea spegnendosi per nuove vicende, ovvero
non trovandosi difesa da coloro che fingono di seguirla senz’amarla,
ne avviene che i capi scelti dal popolo perdono ben presto ogni fidu-
cia; senza la quale non possono essere accetti ai loro compagni. Si
deve infatti riflettere che gli uomini componenti la guardia civica,
considerandosi tutti come eguali fra loro, non si sottomettono a quella
obbedienza, che la disciplina militare richiede, se non in proporzione
della stima e della fiducia che accordano ai loro capi. Diremo dunque
ai Principi di guardare nella scelta dei gradi superiori a quelli uomini
che per meriti personali, per nobiltà e generosità d’ animo, per ser-
vigi resi alla patria, e specialmente nel mestiere delle armi, godono
un nome senza macchia, una stima senza opposizione : e al popolo ,
cui si concede la elezione degli altri gradi : diremo di mirare alla vita
passata dei candidati, alla loro probità, alla loro sincera affezione alla
patria, senza lasciarsi illudere dalle fittizie promesse , dalle belle pa-
role che una mala accorta ambizione porta loro sui labbri : male ac-
corta ambizione dicemmo, perchè la obbedienza e il rispetto a persone
insignite di un grado nella guardia civica venendo da libera volontà,
e non da comando di forza superiore, non si comprende come alcuni
possano cadere nell’ errore di far brighe per ottenere detti gradi nella
certezza di non piacere ai loro compagni, o nel dubbio di dover rinun-
ziare in appresso al grado con tanto stento ottenuto.
Quel sentimento di eguaglianza, di cui parlammo, è così forte nella
guardia cittadina, che grandissimo vizio sarebbe se nella sua istitu-
zione si accordassero privilegi ad una parte di essa, o se si mancasse
di fondere tutte le sue parti in un sol corpo strettamente legato da
vincoli di mulua fratellanza. Non mancherebbero allora di nascere quel-
le rivalità, e quelle gare ambiziose che uccidono ogni corpo sociale,
il quale per esser forte ha bisogno di essere unito. E scendendo dalle
teoriche ai fatti ci parve grave errore il separare la guardia civica in
Roma in tante frazioni, quanti sono i rioni della Città. Tanti sono
gì’ inconvenienti che già nascono da questa separazione, così forti sono
quelli che se ne temono, che già da ogni parte si grida alla fusione di
tutti i corpi civici affinchè uno sia il centro, uno il movimento, e le
diverse parti della città affratellandosi si aiutino a vicenda, e si so-
stengano in ogni bisogno. E per, ottenere questa unione tanto necessa-
ria deve ancora evitarsi 1′ errore grandissimo di dividere in frazioni il
comando superiore; mancherebbe allora una sola volontà regolatrice,
e si formerebbero diversi centri indipendenti gli uni dagli altri. Uno
dev’ essere il centro regolatore e questo nella capitale, da cui parti-
ranno gli ordini tutti : mentre i centri nelle Province non devono avere
altro incarico, che di eseguire fedelmente quanto venne ordinato del
superiore comando. Che se invece i centri provinciali cominciano a
rendersi indipendenti dalla capitale , se viene ordinato ad essi di as-
soggettarsi alle autorità locali, se queste autorità per gli attributi ine-
renti al loro officio per la loro personale educazione nulla hanno di
comune con la guardia civica e intanto possono dirigerla, muoverla a
loro piacere, sospenderla, renderla insomma inattiva o nulla, la mi-
lizia cittadina diventa guardia municipale soggetta a tutti i capricci
delle autorità locali. Perderà essa allora ogni giorno un grado di for-
za; e avvilita agli occhi propri e del popolo, perchè distaccata dalla
capitale fu ridotta a meschine proporzioni, finirà per isciogliersi da se
stessa. Simile errore si commise in Francia, dove ai Prefetti dei Dipar-
timenti e alle autorità municipali si accordò molto impero sulla guar-
dia civica ; e questo errore, o voluto o involontario, fu causa della
dissoluzione di quella milizia in quasi tutti i Dipartimenti di quel regno.
Dicemmo doversi mirare nella scella dei gradi superiori ai servizi
resi alla patria e specialmente nel mestiere delle armi. Certamente non
s’ improvisano i generali e i colonnelli : il talento e la buona volontà
possono supplire in parte all’ educazione , ma sarà scuola utilissima
pei cittadini il contatto di persone educate alle armi e vissute sempre
in mezzo a tali faccende: un loro consiglio riparerà gravissimi errori
e renderà semplici e facili quelle disposizioni che regolamenti militari
si chiamano. E nella formazione di questi regolamenti si deve sempre
guardare alla natura mista della guardia cittadina ; la qual natura
nasce dall’essere quella una vera milizia, ma composta da individui
non educati alle armi e aventi altri offici, altre cure che non sono
affatto in rapporto col vivere del militare. La dimenticanza di questa
natura propria solo della guardia civile può essere sorgente di gra-
vissimi falli, e noi ne indicheremo i principali dopo aver accennato di
volo lo scopo a cui deve tendere in Italia la istituzione di questa mi-
lizia. Il fine primo che dev’ essa proporsi si è 1′ addestrarsi alle armi;
e ad ottenere questo fine contribuiranno due mezzi potentissimi, esatta
obbedienza ai capi e continuo esercizio. Obbediranno i cittadini militi
ai loro capi quando avranno in essi una intera fiducia, del che già
parlammo , si addestreranno poi alle armi, se i capi avranno volontà
decisa di rendere la guardia civica non già milizia da scena o da pa-
rala, ma soldati alti in ogni circostanza a difendere e ad assalire.
L’ uomo, e specialmente il giovine, è inclinalo per sua natura ai mili-
tari esercizi, perchè sente con quelli duplicate le sue forze, perchè ci
guadagna robustezza di membra e vigorosa salute. Che se a questi
vantaggi individuali si unisce quell’ entusiasmo che infiamma un popolo
da tanti secoli invilito, ma che oggi vuole alzare di nuovo altera la
fronte e assidersi francamente al gran consesso delle nazioni europee,
si spiegherà facilmente 1′ ardore meraviglioso delle guardie civiche per
addestrarsi nei militari esercizi. Ma questi uomini hanno quasi tutti
altre occupazioni ed altri doveri : sarebbe quindi un grave errore il
volere affaticare i militi civili con un servizio noioso ; spesso inutile,
e prolungato di un giorno intero onde disgustarli della milizia, onde
impedire ad essi d’impiegare le ore che hanno libere da ogni altro of-
ficio in quelli esercizi che soli rendono abile il cittadino al maneggio
delli armi : fra i quali esercizi primo a guardarsi si è il tiro del ber-
saglio. Evitando perciò ogni cosa che possa disgustare il cittadino già
ben disposto a difendere il suo paese, si cerchi solo di risvegliare
una generosa emulazione, si cerchi di riavvivare quello spirito mar-
ziale che rende 1′ uomo intrepido contro i pericoli, si cerchi infine, di
nobilitare quell’ orgoglio da cui è sollevato 1′ uomo chiamato a difen-
dere 1′ ordine pubblico, e il paese natio. Allora nella guardia cittadi-
na i Principi italiani troveranno la loro forza, e la loro sicurezza,
quando si riuniranno tutti in un’ alleanza proclamata a sostenere la
patria indipendenza.
Allora la guardia civica sarà il braccio dritto di questa lega, resa
oggi indispensabile dalla imperiosa necessità dei tempi, dall’ interesse
dei Principi stessi. Fatti recentissimi provono ad evidenza che la rab-
bia dei congiurati, la ferocia delle milizie mercenarie non avrebbero
contaminato di sangue cittadino il suolo italiano, non avrebbere riac-
cesi gli odi sopiti, non avrebbero preparate terribili vendette, se si
fosse trovata una guardia civica pronta a difendere l’ordine pubblico.
Dio rimise la scelta dell’ avvenire alla libera volontà dei Potenti :
sta ad essi il decidere se piace meglio vivere in continui timori, in-
certi della fedeltà di milizie mercenarie, incerti del cammino che farà il
popolo se giunge alla vittoria; se piace meglio vivere nel dubbio di non
favorevoli cangiamenti politici in altri regni, nell’ avvilimento di dover
ricevere gli ordini dallo straniero ; se piace lo spargimento di sangue
cittadino per appagare le cupidigie e le ambizioni dei cortigiani; se piace
lo spavento di dover render conto alla storia , e più che a quella, a Dio,
del bene non fatto, del male non impedito; o se invece è cosa più dolce il
vivere nella certezza di essere difeso da un popolo intero, nella certezza di
guidarlo senza pericoli per una strada ricoperta di fiori, non intimoriti da
stranieri cangiamenti, non avviliti da interventi protettori, non umili
schiavi dei cortigiani, ma coli’ orgoglio di segnare una bella pagina
nella storia , ma nella gioia di potersi presentare un giorno innanzi a
Dio puri di sangue cittadino, e benedetti dalle riconoscenti preghiere
delle nazioni.
P. STERBINI.
(Estrado dal Contemporaneo N. 37 del Ì847. )