Intorno alla minacciata scomunica dialogo

INTORNO ALLA MINACCIATA SCOMUNICA DIALOGO
Andrea: Buon dì, signor Filippo. L’ altro giorno mi
spiegaste tanto chiaro che cosa è la Costituente, e la
necessità che ne abbiamo, che non vedeva l’ora di
andar anch’ io a dar il mio voto, nò più ne meno di
quel che potrà fare un conte od un marchese: ma do-
po quella certa faccenda che ha messo fuori il Papa,
a dirvela, non me ne sento più voglia.
Filippo. Vuoi intendere il monitorio che dicesi pubbli-
cato in Gaeta. E che cosa ne hai tu udito dire dagli
altri, o Andrea ?
Andr. Che a Roma gridavano ? evviva gli scomunicati)
e che tutto il popolo e infuriato contro Pio IX , per-
chè dopo che non ìia voluto scomunicare i Croati che
davan fuoco alle case, che tagliavano in pezzi le don-
ne ed i ragazzi, che rubavano nelle chiese, ci vuole
scomunicare noi altri che dovressimo essere i suoi figli
non solo nello spirituale ma anche nel temporale. E
qui a Bologna, che dicono che fosse Y unica città del-
lo slato dove Pio IX avesse anche un poco di partito,
adesso mi dicono che pare che fino i suoi amici si sia-
no disgustali con lui; e ce ne sono anche molli che
prendono la cosa in ischerzo e ne fanno le pili grasse
risa del mondo. Ma io, che, per confessarvi il mio de-
bole, credo nel Papa, non me ne rido uicnte affatto,
perchè infine il Papa è sempre Papa. Che ve ne pare
a voi, signor Filippo?
jF/7. Fai ottima cosa a creder nel Papa, quando opera in
modo degno di lui: e fai bene a non ridere, anche se
per caso egli errasse, che sarebbe cosa piuttosto da
piangerne per ogni buon cattolico, come credo che
siamo io e tu.
Andr. Se egli errasse, voi dite! Ma io aveva sentito di-
re che il Papa non può mai sbagliare.
FU. Hai sentito dire una corbelleria, mio caro Andrea:
il Papa non può dire il falso quando parla di cose di
fede: ma quando parla di cose che non han che fare
colla fede, domandalo a tutti i teologi che vuoi, e ti
diranno che può prendere un abbaglio come qualun-
que altro uomo.
Andr. Sarà come voi dite : e credo ancor io con gli al-
tri che avrà commesso uno sproposito a mandare que-
sta scomunica: ma l’uà mandata, e per me non vo-
glio che mi tocchi. E come se uno dispensasse delle
bastonate a quelli che trova per istrada : opererà ma-
le, ma io intanto mi guarderò di darci dentro. E poi
scusatemi; se anche in certe cose il Papa può fallare,
qui avrei un poco di paura che invece ci sbagliassimo
noi, perchè sento che ha per Ini anche il Concilio di
Trento, che non so precisamente cosa sia, ma tutta-
via non mi par tanto facile che il Concilio di Trento
debba dire una cosa per un’ altra .
/’//. Il Concilio di Trento è un’ adunanza di Vescovi
che si tenne nella città di Trento, sono incirca tre-
cento anni.
Andr. Oh! Trecento anni! Si parlava sino allora di Co-
stituente ?
FU. Non se ne sognavan neppure: anzi, se vuoi che te
la dica, l’articolo (1) citato in queir atto che si pre-
tende fatto da Pio IX, non parla neppure ben chiaro
di governo temporale della Chiesa: ma dice soltanto,
che chi ruba od usurpa dei beni delle chiese, desti-
nati a mantenere i preti od i poveri, resti scomunicalo
sino a tanto che abbia restituito il mal tolto: ed io
non so vedere come rubi dei beni di Chiesa colui che
nomina dei rappresentanti da mandare a Roma : molto
più che la Costituente, ossia Assemblea nazionale del-
lo Stalo, non è già mandala là per gettar giù il go-
verno temporale della Santa Sede, ma per trovare quel
rimedio qualunque che crederà il migliore, onde uscir
fuori da questa cattiva situazione in cui siamo dopo la
fuga di Pio IX,
Andr. Da una vostra parola mi è parso che non siate
certo che sia stato veramente lui che ha mandala la
scomunica.
FU. Senti, Andrea, non li dico di certo che l’abbia falla
un altro: ma almeno abbiati! forte ragione di sospet-
tare che glie l’abbiano scritta, e poi glie l’abbiano
fatta sottoscrivere quasi contro la sua volontà. Ti ri-
cordi, Andrea, di quelle belle parole, così dolci, così
angeliche, dell’ amnistia? Quelle si che può credersi
che le scrivesse lui: ma quelle del monitorio che ora
è uscito sotto il suo nome, sono tanto fiele e veleno,
sono il linguaggio di un rabbioso nemico della libertà
e dei diritti del popolo: si ha luogo di pensare che
sieno scritte dal re di Napoli, e non da Pio IX.
Andr. È ben vero che han dello ancora che il Papa ha
fatto quest.’ altro grande marrone di andarsi a metter
nelle mani di quel manigoldo di re, che ha falto am-
mazzare tanti de’ suoi poveri sudditi! Che diavolo!
Tanti sili che ci sono al mondo, ha da andarsi a fic-
care proprio là !
Fil. E sai tu chi lo consigliò a quel passo tanto falso, e
tanto fatale! Un Tedesco: il ministro di Baviera e
d’ Austria, daecordo col suo re, e cogli altri ambascia-
tori. E perchè mo credi che Y abbiano consiglialo co-
sì ? Perchè nei due anni che Pio IX aveva 1′ amore
del popolo, ha tanto fallo sospirare i cattivi sovrani,
che bisogna che abbiano giurato dì vendicarsi di lui;
e perciò hanno scelto quest’ occasione onde screditarlo
in faccia al mondo. Che ne dici, Andrea?
Andr. Mi par che diciate bene, signor Filippo, e qua-
si quasi sarei uomo da andar a dare il voto, solo per
farla in barba ai Tedeschi e al re di Napoli. Ma dite-
mi : sarebbe mai vero che tutte le potenze vogliono
venir in qua ?
Fil. Non istare a crederlo: perchè se vogliono poco be-
ne a noi, ne vogliono anche meno al Papa : le une per
la ragione che ti ho detto: le altre perchè, come la
Russia, la Prussia, e 1* Inghilterra, essendo potenze sci-
smatiche, hanno un alto interesse a far sì che il Papa
sempre più perda la sua influenza: la Francia, per la
sua Costituzione Repubblicana non può dar contro ai
popoli: Austria e Napoli debbon badare a casa loro:
le altre potenze son troppo piccole o troppo lontane.
Andr. Del resto se ce ne capitasse mai alcuno da questa
parte di qua, io ho ancora il mio schioppaccio che ado-
perai nella Montagnola Y otto di Agosto , e cercherò di
fare alla meglio anche stavolta : e spererei che fossimo
ancora in maggior numero: perchè questa volta non
lascieremo già prima andar via la nostra truppa né i
nostri cannoni, e dovrebbero muoversi anche le altre
città. Non vi pare, signor Filippo?
Fil. Credo che lo farebbero, il mio bravo Andrea : e que-
sto è il loro e nostro interesse : giacché le bacchette ad
una ad una si rompono, ma unite in fascio no.
And. E verissimo . Dunque dicevano uno sproposito
l’altro giorno quei Signori, che pretendevano che do-
vessimo dislaccarci da Roma e dalle altre città, per-
chè non venissero i Tedeschi: anzi sarebbero venuti
più facilmente: ciabattino come sono, la capisco io
meglio di loro .
Fil. Poi è certo che se qualche potentato aveva ed in-
teresse e possibilità di venir qui senza suo grave dis-
sesto, veniva pel solo fatto della partenza del Papa,
senza bisogno di aspettare la Costituente. Pure, se ve-
dranno che vada poca gente a votare nel giorno 21,
o che la Costituente prenda delle deliberazioni teme-
rarie, allora forse verranno, conoscendoci gente debo-
le o pericolosa: ma se il numero dei votanti è impo-
nente , e 1′ assemblea eletta procederà con fermezza e
con prudenza, credi pure che saremo rispettati più
facilmente da tutti: e se giudicherà che bisogni ri-
chiamare il Pontefice anche qua! principe temporale ,
saremo in grado di ottenere o piuttosto di imporre
palli onorevoli ed utili ad ambe le parti : altrimenti
saremo derisi, calpestali, oppressi; avremo una costi-
tuzione illusoria, un giogo in sostanza peggiore di
quello di Gregorio XVI, e tornerà ad essere inevita-
bile una rivoluzione. Comprendi pertanto, che è il
nostro più grande interesse di andar a votare nel mag-
gior numero che mai si possa, e di dare il nostro vo-
lo agli nomini più saggi, ma insieme i più fermi ed i
più amici del popolo fra tutti quanti noi siamo .
And. Voi dite bene: ma c’è quella bagattella di quel
nome che io non Io vorrei addosso .
Fil. Qual nome ?
And. Quello di scomunicato .
Fil. Ma sai tu che significa?
And. No da onest’ uomo. Una volta si diceva che agli
scomunicati si marciva il pane nelle mani. Queste son
fole che oggi non le credono neppure gli zotici miei
pari : perchè mi ricordo che anche la buon’ anima di
Gregorio scomunicò i liberali nel i832, e non ne ho
veduto nessuno morire eli fame. Mi fareste però una
carità spiegandomi bene la cosa-
Fil. Mi sbrigherò in poche parole : Io scomunicato dev’
esser trattalo dai preti e dagli altri fedeli, fuori che
al punto della morte , come son trattali quegT Ingle-
si, Prussiani, Russi, che non professano la religione
cattolica; dei quali per altro avvene più d’ uno in
qualità di ambasciatore anche presso il Papa , a Fare
o a ricevere dei complimenti, e a dargli quei bei con-
sigli che sai.
And. Contullociò non veggo che la scomunica sia nien-
te di bello, e se ne potessi far di meno farei volentieri.
Fil. E chi t’ ha dello che 1′ avrai , se ti porli a dare il
voto ?
And. Oh bella ! il Papa .
Fil. E se questo fosse uno Jei casi, che il Papa , non
trattandosi di materia di fide, ma di cosa di interes-
se temporale , può ingannarsi ? Io non pretendo che
la tua coscienza prenda noma dalla mia : ma per me
ti dichiaro che con piena tranquillità di coscienza an-
derò Domenica a portare ] mio voto, ed ho fede che
tuttavia non sarò scomunioto.
And. E che sapete voi, scisatemi, di questa sorte di
cose
Fil. I*o so perchè i libri di teologia li può leggere un
secolare come un prete : d essi dicono che non può
esser valida la scomunica.se l’azione per cui è data
non è un peccato morlale. Ora cerlamenle non è un
peccalo mortale, anzi è u’opera meritoria e dovero-
sa T andar a fare una co* necessaria al suo paese :
dunque qui non può avr luogo la scomunica . Do-
mandane, se non lo credi a me, a qualche sacerdo-
te: pur che sia di quelli, vermente religiosi bensì, ma che
abbiano ancora un pensar sciolto, ed una certa istru-
zione ed educazione polica : giacché pur troppo ve
ne son molti conlrarii al nostre idee, non già per
cattivo animo, ma perch non avendo mai Ietti che
libri devoti, non hanno auna cognizione della storia
contemporanea, e credon che l’Europa sia ancora
nello stato di un secolo £ Ora, Andrea mio, le co-
se stanno come li dirò . ino che il Pontefice abban-
donò Roma, sono ormai due mesi, nominò una Com-
missione di governo , composta di soggetti, dei quali
una parte era fuori, altri erano in Roma e ne fuggi-
rono, altri vi rimasero ma non seppero e non vollero
far nulla. I ministri che aveva lasciali partendo gli
mandano la loro rinunzia, e non ottengono neppur
risposta : si manda due volte a pregare di ritornare ,
e se ne ottiene un rifiuto nelle forme più umilianti .
Metà dei Deputali fuggono da Roma ad uno ad uno :
P altra mela viene sciolta. Le parole di Pio IX che
una volta suonavano così amorose verso di noi, ades-
so ( orribile cosa a dirsi ) non sembrano avere che
due intenti : mettere la discordia e la guerra civile
fra noi , ed eccitare le potenze a ricondurlo colla vio-
lenza a quel trono a cui ricusa di far ritorno per
isponlanco richiamo de’ suoi figli. In sì terribile con-
dizione , che dobbiamo noi fare ? Non abbiamo altro
rifugio che radunarci iti grande consiglio di famigliar,
e dare a quelli fra noi che hanno miglior testa e mi-
glior cuore I’ incombenza di cercare ed applicare quei
rimedii che 1′ imperiosa necessità addomanda . In que-
sto mentre che fa quegli che eravamo avvezzi a chia-
mare col dolce nome di padre ? Egli vedendoci appa-
recchiati a prendere questo ragionevolissimo ed indis-
pensabile provedimento, quasi abbia convertito in cru-
dele odio T amore che ci portava , alza la mano sa-
cerdotale per maledirci.
L’ animo vacilla incerto fra Io sdegno e lo spavento al
ripensarci . Un popolo di tre milioni di uomini al cer-
to non ritorcerà Y anatema sopra un capo ancor ve-
nerando e venerato : ma ben griderà terribile a colo-
ro che gli stanno dattorno : Consiglieri di Pio IX :
voi faceste un calcolo da iniqui e da stolli insieme .
Io popolo, che son più grande che qualsivoglia uomo,
se non foste venuti a quest’ ultimo estremo , malgra-
do gli errori precedenti, con magnanimo ricambio avrei
data al Principe forse a voi stessi la mia Amnistia ; ma
voi per ricuperare un putrido avanzo di potere mon-
dano, l’avete messo vieppiù in pericolo ed insieme
con esso la dignità del potere spirituale. Ma forse Id-
dio per suoi profondi fini vi ha accecati , e la sua
Previdenza ci guida per vie nuove ed inaspettate ad
un avvenire per noi ancora coperto di denso velo ,
ma che forse apporterà all’ Italia la fine delle sue se-
colari angoscie , ed alla chiesa di Cristo la sua aulica
purezza .
And. Signor Filippo, la grandezza del caso vi ha com-
mosso , ed avete parlalo in termini un poco più alti
che non si sogliono sentire nella mia boHeguccia: ma
vi ho però capito benone. Han torlo quelli” di Gaeta,
ed abbiamo ragione noi. Che cosa vogliono dunque
che facciamo? Vogliono che restiamo senza governo
del tutto ? Vogliono che i ladri e gli assassini termi-
nino di portarci via la roba e la vita ? Vogliono che
ci scanniamo l’uno coli’altro? Vogliono che ci diamo
in mano ai Tedeschi o al Re di Napoli ? Bisognerà
pure che provediamo in qualche maniera : e per tro-
vare questo provedimento non e’ è che concertarci
tutti insieme per mezzo di questa costituente:
FU. Tu dici benissimo, Andrea. Fa dunque questo ra-
gionamento. Se anche è vero che il Papa abbia sco-
municala la costituente, sarà una scomunica evidente-
mente ingiusta, e perciò non terrà niente. (2^ E che ?
Si pensano forse che \ popolo sia un mucchio di stu-
pidi ? Ma tu che sei un povero operaio, hai però a
bastanza sale in zucca per capire, che il Papa essen-
do infine un uomo come siamo noi , non può eserci-
tare la sua autorità sopra le anime nostre se non se
per mezzo della potenza di Dio: e Dio non vorrà mi-
ca prestarsi ad una iniquità : non vorrà mica condan-
nare le anime che egli ha comprate col suo sangue
per soddisfare alle vendette dei Cardinali , e di quel
nuvolo di scolorati che succhiavano il sangue dei
poveri, e vorrebbero seguitare a succhiarlo ancora.
And. Benedetto voi, Signor Filippo, che avete amore
alla povera gente , e non vi vergognate di adoperare
delle parole che possiamo intender tutti. Ad esso
invece di temere di far male andando all’ elezione
son persuaso, guardate, che farei peccato non ci an-
dando: perchè la legge di Dio ci comanda di essere
tutti uno per l’altro: e veggo che abbiamo necessità
di questa benedetta Costituente: e se lutti volessero
stare a casa, non si farebbe di certo. Dunque Dome-
nica mattina io me ne anderò a dare la mia carta
ove, non sapendo io scrivere, cercherò di farvi seri
vere i nomi dei più sapienti e dei più onesti del pae-
se; eli quelli che son fuori per far del bene a tutti
per quanto potranno, e per cavar l’Italia di mano ai
Tedeschi, subitamente se si può, altrimenti più tardi
appena verrà l’occasione, senza perderla, ma senza
far pazzie prima del tempo: i nomi di uomini senza
paura, senza scrupoli, e senza egoismo : i nomi in-
somma degli amici della Liberia, degli amici d’ Italia
degli amici del Popolo, degli amici di Dio.
Bologna 17 Gennaro 1849.
(1) Sess. XXII. C. XI.
(2) Devoti – Insta. Can. Tom. IV. tit. XVIII.
Tip. delle Muse
QUIRICO FILOPANTI.

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Estremi cronologici: 1849 gennaio 17
Segnatura definitiva: MRI0447
Descrizione fisica: c. 1
Dimensioni: 57X44 cm
Colore: bianco e nero
Autore: Filopanti Quirico
Tipografo (ente): Tipografia delle Muse
Lingua della documentazione: italiano
Note: Data e luogo di emanazione.
Descrizione del contenuto: Incipit: Andrea: Buon dì, signor Filippo. L' altro giorno mi spiegaste tanto chiaro che cosa è la Costituente...
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