INNO NAZIONALE
Giunta è l’ora, volate o guerrieri
Al gran sasso che Italia circonda,
Libertade ogni lido risponda
Dal Sebeto alle fonti del Po.
Trionfale d’Ausonia vessillo
Vi richiami alla gloria degli avi,
Su col sangue la macchia si lavi,
Che tant’anni F Italia bruttò. ;
I re nostri discordi ed’ imbelli
Fer superbe le barbare genti;
Ma un Re solo, un Re forte spaventi,
Fughi, abbatta il nemico furor .
Chi è sì vile che ad opra cotanta
Non si desti, e negli occhi non arda ?
Chi dubbiando s’ arretra , o chi tarda
Ha de’ cervi più pavido il cor.
Non siam noi di quel seme divino
Che cattive sui colli di Roma,
Per la polve con sordida chioma
La Germania, e la Francia menò?
SofFrirem che dell’ itale genti
Qual de’ greggi si faccia mercato ?
Solo a noi, solo a noi fia negato
Ciò che a tutti natura donò?
Di Pirene fa schermo 1′ Ispano
Al valor della Gallia vicina,
Può il Britanno fra 1′ onda marina
Della terra gl’insulti sprezzar.
E all’ Italia dell’ arti bel nido
Già de’ Numi soggiorno giocondo,
All’Italia giardino del mondo
Vana siepe son 1′ Alpi ed il mar?
Forti petti a cui morte non dole,
Forti petti in cui P alma non dorme,
Oggi siate alle barbare torme
Voi la siepe ed il muro fatai.
Ecco aperte mirate due strade:
Qua gli onori risplendon sicuri,
Là il terrore, F infamia, le scuri
Vi minaccia lo sgherro venal.
Or scegliete . . . ma nude già veggio
Balenar mille spade d’intorno.
Oh felice lietissimo giorno ,
Che dai fine a sì lungo servir !
Degli eserciti il Dio benedica
La tua luce tremenda ai tiranni,
E F Italia col volger degli anni
Non la vegga men bella apparir.
Bologna li, 5 Febbraio i83i¦ Nella Stamperia di S. Tommaso d’Aquino
da San Domenico.