Indirizzo al 3. reggimento reduce da Venezia
INDIRIZZO
AL 5. REGGIMENTO REDUCE DA VENEZIA
MILITL
Il tricolore vessillo che faceste sventolare su i forti delle Venete lagune, e che vi dava animo gagliardo per affrontare tutti i pericoli, sovente ha fatto impallidire il barbaro Croato ; più fiate lo strasportaste in mezzo alle file nemiche, e sempre
glorioso lo conservaste, sterminando quanti audaci tentavano assoggettarlo alP Austriaca tirannia. Quel vesillo stesso ripren-
deste animósissimi allorqnanto un grido affettuoso vi richiamava nei patrii focalari_, e abbandonando Venezia, già sicura per
altre milizie, riabbraciaste i genitori, i fratelli la sposa il figlio P amico P amante, né vi toglieste dal fianco quel ferro
sicuro, né dalla spalla il fucile, alla forza delle quali armi deve essere china tremando, V empia turba, nemica della Ita-
liana rigenerazione.
Soldati! Le prove di coraggio da voi date, che pur sono portentose, non consistono in quelle che rammentano, allor-
ché vi affrontaste col nemico, e che intrisi di sangue, lacerati da ferite, e gridando viva l’Italia, vi ritiravate con tutta
la perizia e spirito militare: il vostro coraggio ben lo stabilisce la tenacità nelle massime di volervi redimere, a fronte di
tanti disagi sofferti che nessuna storia può presentarne più forti. Voi coir intrepidezza dei Soldati di Mario vi assoggettaste
a faticose marcie, all’ ardenza del sole, alla micidiale intensità delle nebbie; tuttora esposti al martirio che recavano sciami
d’ insetti d’ ogni specie: soffriste P acerbità del freddo: dormiste per molti mesi sul fango, su i sassi, non mai sul letto:
sfidaste P incompabilità di pestifero clima: foste per mesi interi privi di acqua; sempre laceri, scalzi, malati: rinvigoriti
solamente dalle speranze e dalle promesse, e.non sollevati dalla realtà dei fatti, per scarsezza di mezzi, e per lentezza dei
governi. Soldati ! ora che incominciate a riorganizzarvi, a vestirvi, e sapete che nelle vostre caserme trovate un letto che
darà riposo alla vostra stanchezza, e ciò mercè l’attività del nostro Colonnello Pianciani, energico, patriota, di acuta intel-
ligenza , e della più disinteressata instancabilità , è tempo oramai che il vostro coraggio dia altre prove alla patria nella
solenne circostanza della Costituente.
Voi come Cittadini, come soldati e come difensori della nazionale libertà , dovete dare un voto , per la elezione di
rappresentanti in Roma. Di quanta probità questi soggetti debbono essere, non fa mestieri il dirlo! Al complessivo degli
eletti è affidato l’atto importantissimo di stabilire tanti princrpii, da’ quali deve risultare un nuovo governo Italiano: go-
verno libero, indipendente, saldo in basi inattaccabili e sante: è perciò che voi tutti dando un voto lo farete cadere in
persone che godano fama d’ integerrima condotta : né v’ induca a tanto passo una deferenza schiava, o pure affezione maP
intesa. Il vostro procedere sia libero, giusto, ed il cuore allora si decida, quando sarete convinti di far bene : a far bene
però non trascurate consultarvi con coloro che hanno mente, criterio , e libero pensare ; e così facendo adempirete ai do-
veri che avete colla patria.
Roma quando si rialzò dal fango, per P empietà de’ passati governi, e più prossimamente per la trilustre tirannia del
seguace d’ Epicuro, confidò nel cuore di Pio Nono. Pio Nono non ebbe forza e mente per soprassedere alla grandezza delle
circostanze, e cedendo alle insinuazioni di un contorno scellerato, fuggì fra le braccia del più iniquo degP iniqui, riceven-
do il bacio d’ amicizia, da quelle labbra sacrileghe, che tuttora rosseggiano di sangue Italiano. Ahi ! come Roma fu tradita
e mal compensata delle tante affezioni dimostrate ad un Uomo che senza essere interpellato in prima, si proclamò sponta-
neamente, Padre à’ Italia tutta. Ora pentito dall’ essersi sollevato dal volgo de’ suoi antecessori , encomia P esercito truci-
datore, benedice un Rege spergiuro^ sanguinario, ed ebbrobrio del secolo: dichiara il Napolitano governo come giustissimo,
e sotto la tutela dell’ eroe del i5 Maggio, passa tranquilli i giorni in Gaeta, minacciando Roma, con astuto accorgimento
non tutto SUO; volersi servire di quelle armi, che in altri tempi solamente^ quando P ignoranza degli uomini era grande
come P infamia di pochi, che aggravando la misera nostra patria, sotto il manto della più conculcata religione P adopra-
vano, ricavandone risultati propizii. Ma se il Vangelo fu travisato dai ministri stessi della Chiesa , Cristo ha permesso che
a dì nostri fosse compreso dalla generalità nel suo vero senso, ed è perciò che di nulla deve temersi quando si dice dover
essere disgiunto il temporale dallo spirituale governo. Cristo disse che il suo regno non era di questo mondo, e coloro che
vollero alimentare ogni sorta di sregolatezza , usurpando con pratiche artificiose i diritti del popolo , cedano una volta al-
l’ imponenza dei tempi : e voi soldati, adorando i dogmi della sacrosanta Religione di Cristo nella loro divina nudità^ sprez-
zate le voci di perfidia che hanno per oggetto riassoggettarvi a quel servaggio dal quale vi liberaste col vostro sangue ed
allora solamente potreste ascoltarne il tuono, quando il capo della Chiesa ritirato nel suo Tempio Vescovile , fosse il pre-
dicatore della santa religione , e rifuggisse dal comandare al carnefice , al carceriere, alle schiave milìzie , per opprimere
i popoli, come fecero i degeneri successori di S. Silvestro. Soldati! siate fermi di carattere, e quelli che sono nella pos-
sibilità di farlo, diano Un’ occhiata nella passata Istoria, ed impareranno come la nave di Pietro, è stata più volte presso
a sommergere , per empietà del Nocchiero.
La Romana ed Italiana costituente sia dunque coadjuvata da voi come lo fu la guerra della nostra indipendenza , ed
anziché preconizzarvi sciagure, aspettatevi, dall’ ente supremo quegli ajuti, che si ebbe la Grecia, allorché tiranneggiata dal
Turco, potè rompere le sue catene^ immolando alla libertà ottocentomila vittime è vero, ma ottenendola : e voi non temerete
né sangue, né morte, acciò la nostra causa abbia esito felice , e resti una volta la nostra Italia, libera dalla genìa obbro-
briosa di quei Re , che ora benedetti dal Pontefice , apparecchiano patiboli per coloro che abbandonando la guerra della
indipendenza_, darebbero causa al loro trionfo.
IL CAPITANO
N. COLETTI
CESENA TIP. BIASINI E SOCI.