In morte del padre Ugo Bassi

IN MORTE
DEL PADRE UGO BASSI
Dammi, o Musa fedel, dammi i colori
Ond’ io dipinga al ver crudele Istoria,
Che spettar puote i più ferrigni cuori
Degna d’imperitura alta memoria.
Anch’ io vo’ sparger di funerei fiori
Tomba splendente di verace gloria,
Che il prezioso cenere rinserra
D’ un uom eh’ è vanto della patria terra.
Nel milleotfocentoquarantanove
Al settimo d’ Agosto in sulla sera,
Ugo Bassi, che die si chiare prove
Di patrio ardor fra la mirami schiera
Di Garibaldi, a Felsina sen move
Stretto ahi! da ceppi in mezzo all’orda fera
D’ austriaci sgherri, e tosto è trailo inante
Di Gorgoski all’ orribile sembiante.
Con guardo di satanico contento,
E con sorriso di feroce scherno,
L’ empio Duce il contempla, ed ei 1′ accento
Rompe cos’i : se il Giudice in Te scemo ;
Dell’oprar mio non curo e non pavento;
Poi seguì a dir con quel mostro d’ Averno :
Dimmi di che son reo, se ognor con zelo
Di Cristo predicai l’almo Vangelo?
Cristo nacque per romper le catene
Di servitude ond’ era oppresso il Mondo ;
Di libertà concesso il caro bene.
Che rende all’ uomo il vivere giocondo ;
Immense tollerò barbare pene
E di morte crudel soggiacque al pondo,
Mostrando che sua legge odia i tiranni
E abbatte e annienta i lor superbi scanni.
Stassi muto frattanto disdegnoso
L’ austriaco Duce a que’ fulminei detti ;
Ed Ei più fortemente ardimentoso
Soggiugne acceso il cor d’itali affetti :
Che non rispondi? io ben nel velenoso
Tuo spirto leggo i sensi maledetti;
Me, me condanna; il mio delitto è solo
Predicar Libertà nel patrio suolo.
Orsù pronunzia la fatai sentenza
E morte dammi ch’io cotanto anelo;
Questo solo far può tua vii potenza ;
Prenditi pur questo corporeo velo ;
Ma uccidermi non puoi 1′ alma, che senza
Il mortai laccio andrà veloce al Cielo:
Felice me ! se pel Vangel di Cristo,
Farò tra poco il glorioso acquisto.
Me felice se a prò del suol natio
Fra breve spirerò 1′ ultimo spiro !
Predico intanto a Te, come 1′ Uom Dio,
Al popolo di Solima deliro,
Che il pianto, il Sangue, e 1′ olocausto mio,
E per mia morte l’italo sospiro,
Chiameranno dal Cielo alta vendetta
E già già piomba la feral saetta!
Fia dell’ Istro l’Impero appien conquiso,
Come Gerusalemme abbominata.
Ogni popol ne fia presto diviso,
Per giusta pena delle sue peceata ;
E il pellegrin con stupefatto viso
Esclamerà : dov’ è d’ Austria ingrata
Il bicipite augel che per tant’ anni
Tenne l’Italia mia fra un mar d’affanni?
Di Vienna il vii Satellite feroce,
Fremente allor di mal compressa rabbia,
Fé un ghigno orrendo, e urlò con fera voce,
Ambo mordendo le livide labbia:
,, Morte morte a. costui, ma sia veloce
,, E giusto è degno il guiderdone ei s’ abbia
,, Delia sua stolta e mai sognata impresa,
Ne soffrir più poss’ io sì iniqua offesa.
E spinto è da suoi sgherri al duro loco
Ch’esser dee lestimon della sua morte;
Tutto ei s’infiamma di superno foco,
E baciando con gioia le ritorte,
Alza al Ciel gì’ occhi e sclama : io qui t’invoco
Vergin Maria ; fa che animoso e forte,
Poiché sempre adorai tuoi santi altari,
Al doloroso passo io mi prepari.
In te solo confido, o mia speranza,
Avvocata de’miseri Maria;
Deh! fammi degno dell’eterna stanza
Degli angelici cori in compagnia,
Per goder sempre della tua sembianza,
Bella Madre d’amor Vergine pia;
A miei nemici volentier perdono,
E morir per 1′ Italia or pago io sono.
Ma dal piombo omicida ahi ! già percosso
Ugo al suol cade in un baleno estinto;
Già miro il suolo del suo sangue rosso,
E nel ceffo de’ sgherri il terror pìnto,
Mentre amico drappel tutto commosso,
E da fraterna carità sospinto,
Gli prega pace, e scioglie il mesto vale
A quella generosa alma immortale.