I tre p.

I TRE P.
Il numero 3 è un numero misterioso. I Cabalisti lo sanno, e tutti sanno ancora che in forza di questa
misteriosità del numero 3 vi sono moltissime triadi che per tanto qui non giova rammentare. Ora non vi
faccia meraviglia sJ io vengo fuori coi miei tre P e se faccio un articolo apposta per essi. Perchè i tre P
di cui qui si tratta ebbero ed hanno ed avranno grandissima influenza sulle sorti della nostra Italia e, se
non m’inganno, perchè le cose vadano bene qualcuno alfine bisognerà cancellarne. Così l’Angelo cancel-
lava dalla fronte di Dante ad uno ad uno i sette P corrispondenti ai sette peccati mortali, e quando gliene
ebbe tolto 1′ ultimo, il Poeta rimase Puro e disposto a salire alle stelle. Colla differenza però che quei
P se ne andarono via tutti e de’ miei bisogna che uno almeno ne resti. Insomma per levarvi di curiosità
¦vi dirò che i tre P sono i tre elementi con 1′ accordo de’ quali i politici che rifiutarono 1′ eredità di Dante
e di Machiavelli si lusingarono conseguire il riscatto d’ Italia , ossia Popoli, Principi e Papato. Rivedia-
mo un poco le bucce a ciascheduno di questi elementi e vediamo per colpa di quale di essi l’Indipendenza
Italiana è tuttavia un desiderio e non oso dire una speranza.
Che cosa fece il Papato ? Il Papa esordì col perdonare chi non aveva bisogno di perdono perchè era
reo della sola colpa di amare l’Italia: trovò parole d’elogio e di commiserazione pei Gesuiti, chiamò fi-
gli i Croati, mostrò di volere evangelizzare l’umanissimo Imperatore, non ebbe una sillaba di biasimo per
quella cara gioia del Re Bomba, non un accento di incoraggiamento e di pietà per li sventurati Lombardi,
e pose il suggello alla sua politica antinazionale col formare un Ministero antipatico all’ universale, dopo
avere disgustato tutti i veri liberali che erano entrati nella composizione de’ Ministri precedenti.
Che cosa fecero i Principi ? I Principi tentarono, prima, opporsi alle giuste esigenze dei popoli; dopo,
costretti a concedere, s’ ingegnarono di ritirare a un tantino alla volta quanto prima aveano conceduto, e ,
giunto il momento di mostrarsi liberali davvero, fecero di tutto per agghiacciare 1′ entusiasmo delle molti-
tudini e trasformare la guerra dell’ Indipendenza in una commedia, anzi in una ignobile farsa. Che fecero i
principi ? Bombardarono a Napoli, tradirono nel Veneto , capitolarono a Milano , s’intedescarono a Parma
e a Modena, s’inginocchiarono a Welden in Firenze, si mostrarono avversi alla libertà dappertutto.
Che cosa fecero i popoli? I popoli versarono il loro sangue a Palermo, a Messina, a Milano, a Vi-
cenza , a Treviso , a Bologna , e ne impregnarono le zolle di Goito , di Curlatone e di Somma-Campa-
gna. I popoli ributtarono animosamente la tirannide a Genova e a Livorno, e fanno li estremi sforzi in
difesa dell’ Indipendenza a Venezia. Se sono di qualche cosa colpevoli, lo sono per aver posta la loro fi-
ducia in chi mai 1′ ebbe meritata e di aver adorato li Idoli che invece avrebbero dovuto infrangere.
Ora che abbiamo mostrato quali siano i respettivi meriti dei tre P da cui piglia il titolo il nostro ar-
tìcolo, altri giudichi quali di essi merita di essere cancellato. ( Il Calambrone. )
CRÌI SERRAGLIO DI BILI! FEROCI.
Oulla riva degli Schiavoni in Venezia vi sarà nel prossimo carnevale un gran serraglio di belve feroci ,
tutte di una rara bellezza e addestrate a rappresentare parecchie scene fiero-comico-guerresche.
Credendo di far cosa grata ai nostri lettori ne anticipiamo il Programma , indicando il nome di cia-
scheduna. E siccome suolsi d’ ordinario chiamare alcuni uomini col nome di certe bestie , cosi questa vol-
la si volle invece chiamare le fiere succitate col nome di alcuni celebri personaggi d* Europa.
PARTE PRIMA
Apre il trattenimento la bellissima Jena nominata Radetzky , e fatto un inchino agli spettatori , ese-
guisce da se sola il gran pasto italiano con maravigliosa precisione e incredibile prestezza.
Sopraggiunge il Leopardo Welden che se le accoscia da lato. Stanno qualche tempo guardandosi scam-
bievolmente , poi si toccano muso con muso, indi si separano , e la Jena va tra le quinte, mentre il Leo-
pardo in un angolo del palco scenico fa il salto detto alla bolognese.
Viene il leone Windischgratzer e si atteggia in diverse posizioni} poi fa le forze d’ Ercole , e termi-
na col pericoloso salto mortale conosciuto sotto il nome di stupendo divertimento di Praga.
Chiude la prima parte 1′ altro Leopardo Pachla , il quale giuoca tragicamente la scena detta l’Ingan’
no Felice ovvero la Caduta e il Risorgimento della Polizia austriaca a Milano.
PARTE SECONDA
Questa parte è fatica esclusiva del maestoso Leone detto Jellachich. La scena rappresenta un vastissimo
parco. Nel fondo si veggono a torme degli agnelli ; il leone li insegue e finalmente li distrugge. — Il tito-
lo di questo spettacolo è : gran combattimento Croalo-ungarese.
PARTE TERZA
Si fa primieramente vedere 1′ Orso Borbone , che balla intorno ad un tripode la Siciliana.
Poi comparisce in iscena la Tigre Nunziante che eseguisce la danza feroce detta Massacro del i5.-
E finalmente si termina il trattenimento col gran galoppo della Jena Filangeri, vestita da generale j
ossia Vita, morte e miracoli del prìncipe di Satriano. ,?, , . ?. , N
(Sior Antonio Rwba.)
Bologna 18 Ottobre i848. -¦ Tip. Tic-echi.

Condividi
Estremi cronologici: 1848 ottobre 18
Segnatura definitiva: MRI0536
Descrizione fisica: c. 1
Dimensioni: 28,5X21,5 cm
Colore: bianco e nero
Autore: Calambrone
Tipografo (ente): Tiocchi, tipografia. Bologna
Lingua della documentazione: italiano
Note: Il manifesto contiene un secondo testo dal titolo Gran serraglio di belve feroci, firmato Sior Antonio Rioba.
Descrizione del contenuto: Incipit: Il numero 3 è un numero misterioso. I Cabalisti lo sanno, e tutti sanno ancora che in forza di questa misteriosità...
Extent_const: 1
Extent_qt: c.