I Genovesi ai Romani e ai Toscani

GENOVESI
AI ROMANI
TOSCANI
Fratelli !
Il cannone tuonò lungo le rive del Ticino! I Liguri e i Subalpini furono traditi; indarno versarono il loro sangue; si vendichi adunque il sangue dei nostri mar-
tiri. Fratelli Italiani, udite ! un fragor non lontano percuote le vostre orecchie ; è
l’eco solenne di nuova battaglia. Il sospiro di tanti secoli, il fremito dell’ anima
vostra, il sacro deposito di tutte le nostre speranze pende tra la vita e la morte. 0
figli di Rienzi e di Ferruccio, udite il grido pietoso della madre comune. Una voce
forse maligna vi accusa di lentezza, d’indifferenza! Come! i generosi avanzi di
Vicenza e di Ciurlatone, i petti più liberi d’Italia, lenti, indifferenti! Menzogna,
menzogna.
Che se in questo momento supremo alcun di voi pur meritasse quella taccia
per cui ci sentiamo il rossor della vergogna salire alla fronte, ne sia concesso ri-
volgergli una parola quale ci sgorga dal cuore.
Noi che tutte le povere nostre forze da lunga pezza abbiamo consacrato al
trionfo della santissima causa della nostra patria, e che con tanto trasporto di
gioia abbiam salutato la vostra rivoluzione, e difesa contro gli inverecondi at-
tacchi col coraggio della verità e della fede, possiamo sperare che le nostre pa-
role , anche severe, sieno accolte da voi cerne quelle di un amico provato, come
T avviso d’un fratello amoroso, come l’espressione di un’ anima che s’ aggira co-
stantemente fra voi, osserva con ansia X opera vostra ed il vostro pensiero, ascolta
i propositi e ne raccoglie lo spirito per farne tesoro di italiane speranze.
Che direbbe di voi 1′ Europa se in tanto pericolo, se nel momento de-
cisivo la bandiera repubblicana, da voi innalzata con tanto entusiasmo e con sì
belli asupicii, mancasse al nazionale convegno ? Quella bandiera su cui giuraste
1′ indipendenza e la libertà di questa sacra terra, a cui sospirano i fratelli ge-
menti sui piani lombardi, posasse neghittosa e ravvolta, inutile ornamento ?
L’ Europa direbbe : gli italiani del Tebro e dell’ Arno non sono che garuli
ed impotenti fanciulli a cui si addice la sferza del pedagogo. Tornino un’ altra
volta sotto la tutela dell’ Austria, sotto il bastone dei Proconsoli suoi; altra sorte
dessi non meritano. Questo pur troppo direbbero i popoli tutti che ora vi stanno
osservando con grande aspettativa. E i fratelli, conculcati e traditi, speranti nel-
T aiuto dei fratelli maledirebbero ad un vano simulacro di libertà reso impotente
per difetto di patria carità , d’ energia, di opere.
Potreste voi sopportare l’idea d’esser fatti ludibrio del mondo? soffrire che
la vostra insegna repubblicana diventi un obbrobrio, un’ironia? Noi noi crediamo
possibile. Ma frattanto ascoltate gli ermafroditi politici che gridano indipendenza
senza comprenderla, udite i nemici della democrazia, i scribi salariati che si ar-
rovellano per iscreditare la vostra santa rivoluzione, come in coro vi lanciano l’ac-
cusa di inettezza, d’ indolenza, di scioperatezza. La demagogia, dicono essi, è co-
là eretta in sistema, le loro tendenze anarchiche e sovversive son soddisfatte, che
importa loro la guerra? La fazione ha trionfato, i rivoluzionari toschi e romani
sono contenti ? Menzogna, gridiam noi, mille volte menzogna ! Coloro che, mal-
grado gli antichi governi servitori dell’ Austria, scendevano a combattere e versa-
vano il loro sangue più prezioso per 1′ indipendenza d’Italia,non sono inetti, non
sono codardi. No, perchè Montanara, Curtatone, Vicenza, Roma, Bologna eLi-
vorno son là solenne testimonianza d’ indomito valore , di determinata volontà.
Non per tornare alle antiche vergogne e subire il dominio dell’ Austria voi
bandiste i Proconsoli austriaci ; ma per rimuovere gli ostacoli più difficili all’ im-
presa sublime, ma per concorrere insieme al comune riscatto.
Voi darete prove, ne siam certi, e tosto e tali che imporranno silenzio e ri-
spetto ai nemici della vostra bandiera, infonderanno gioia o speranza nel cuore
dei vostri traditi amici.
Ma il tempo incalza fieramente e gì’ infausti eventi accaduti addimandano
decisione e vendetta. I giorni, le ore, i minuti diventano preziosi. Al rombo dei
bronzi che tuoneranno di nuovo intorno a noi, s’agiterà l’intera Penisola conscia
del supremo pericolo. Da un lato sta la libertà ed ogni bene, dall’ altro la schiavitù
e la miseria. La patria pende nel terribile evento. Un raccapriccio si solleva a
questo pensiero e tale che se alcun senso penetrasse oltre la ixmAm, le ossa dm
nostri martiri si scuoterebbero negli antichi e nuovi sepolcri.
Oh ! gloriosi giovani del Battaglione della morte che in Legnano deste la vi-
ta per la salvezza della patria, un fremito certo agita i sacri vostri resti, e io spi-
rito anelo spazia nella memoranda pianura in cerca della nuova battaglia contro
gli antichi nemici. Ma i giovani di questo tempo emuleranno senza dubbio i gio-
vani generosi di allora.
Nuova battaglia comincierà; si accorra da ogni parte, si attacchi, si stringa
il barbaro da tutti i lati; Roma e Toscana di fianco, Venezia da tergo lancino i
temuti crociati. Un giorno ancora e 1′ opera dei padri darà frutto di sommo bene
e di incalcolabile sventura pei figli.
Vendichiamo i traditi fratelli; è tempo di azione e di sacrifizio: facciamo che
i posteri non abbiano a maledirci. »
Genova 51 marzo 18^9.
Salviamo l’onore italiano, o si muoia! Noi lo faremmo!
SOCIETÀ TIPOGRAFICA BOLOGNESE.
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