Esame di coscienza di un letterato
Apparso sulla «Voce» del 30 aprile 1915, meno di tre mesi prima che il suo autore morisse sul Podgora, l'Esame di coscienza di un letterato di Renato Serra è tuttora uno scritto fondamentale per comprendere lo spirito con il quale i letterati italiani affrontarono la Grande Guerra.
Serra, che pure era stato interventista, «distrugge» tutti gli argomenti a favore della guerra, ma solo per ritrovarsi infine di fronte alle proprie passioni: «non ho distrutto quello che era nella mia carne mortale, che è più elementare e irriducibile, la forza che mi stringe il cuore. È la passione. [...] Non voglio né vedere né vivere al di là di questa ora di passione. [...] Io sono contento, oggi». È un esito che significa adesione, accettazione, cedimento alle forze dell'ora, ma che insieme, in quanto viene con la consapevolezza di tutto questo e dunque con la denuncia della propria irragionevolezza, vale anche come critica di quelle forze, in una dialettica di ragioni e passioni che lega l'Esame alla più affascinante scrittura saggistica del Novecento.