Cronaca d’una casa bancaria

CRONACA D’IMA CASA BANCARIA
Una Casa Commerciale di Vienna la di cui Ragione correva sotto il titolo seguente – Casa d’Austria –
bramosa di figurare fra’ primi Commercianti d’Europa, imprese sempre speculazioni non proporzionate ai
suoi mezzi ristretti; e qualche volta, sorretta dalla Fortuna, le riuscirono in vantaggio, qualche volta, no.
All’epoca di Napoleone fece Punto sovente, perchè gli Affari le andavano male; né poteva, o vo-
leva , adempiere gli Accomodi che quel suo generoso Creditore le accordava con molta larghezza. Quando
poi il medesimo, pe* gran Debiti incontrati verso noi Italiani, e pel gelo di Russia che gli intirizzì le
Merci, dovette Fallire, la detta Casa fece una speculazione in grande; e vi riuscì, mediante il raggiro
e la destrezza del suo primo Agente, Mettemich. Tutti sanno quanti buoni Affari abbia combinato nel
Congresso 1815, co’Mercanti accorsi a speculare in quella Fiera; la quale aveva V apparenza d’ essere
Fiera-Franca, quando invece era d’ Assegno.
Nel 1821 si finse principal Creditrice nel Fallimento del Re di Napoli, appaltatore Privilegiato di
tutte le Fabbriche di Pasta del Regno. Gli promise dei Milioni a sussidio; ma non gli prestò che 30
mila scudi, e gli sequestrò tutti i Maccheroni. Dopo parecchii anni di Frutto ad Usura, ritirò il Capi-
tale, e gli levò il Sequestro.
Preso gusto a questo genere di Commercio, mandò nel 1831 in Romagna, 10 a 12 Mila Scudi per
sovvenire il povero Gregorio, che Dio V abbia in gloria! poi li ritirò, poi li rimandò, quasi sempre alla
stessa Usura di Napoli, ma con minor buona fede, perchè tentò di rubare a Gregorio il Capitale che
aveva nelle Legazioni.
Questi Prestiti apparentemente sfarzosi, eh’ in fondo si ridussero una volta a 30 Mila Scudi, un’ altra
a 12, le dettero gran Credito in Commercio, sicché poteva Trarre, a Piacere, su tutte le prime Case
Bancarie d’ Europa; e perfino il riservato Banchiere, Luigi-Filippo, d’accordo col suo Cassiere Guizot,
le teneva botta per somme vistose. Con questo immenso Credito, coi Raccolti del Lombardo-Veneto, e
con qualche Cambiale di comodo che spacciava sotto il titolo di Banco-Note, potè far fronte alle im-
mense spese che doveva sostenere di Posta, Viaggi, Mercede a’suoi Agenti pubblici e secreti, che face-
va correre pel Mondo onde mantenere il suo giro vizioso; e da qualche anno in qua più. del solito per
l’indiscretezza d’ alcuni Filosofi, e Letterati, che ardivano porre in dubbio la solidarietà della Casa, e la
spacciavano quasi Decotta. Quantunque i detti Filosofi e Letterati venissero da Lei scherniti come ine-
sperti di Commercio, pure bastò il loro dubbio per metterla in diffidenza, ed indurre i suoi Corrispon-
denti, ad esaminar bene i loro Conti Correnti, gli Arretrati, e le Cambiali in scadenza. Quelli di Gal-
lizia che volevano subito liquidare le Partite, furono di Lei beffeggiati, anzi danneggiati assai nella persona
a Cracovia; né è il primo caso in cui un Debitore paghi il suo Creditore, con percosse e battiture.
Insuperbita del buon esito di Cracovia, s’ apprestava pagare in simil guisa i Creditori d’Italia; ma
questi ebbero 1′ avvedutezza di citarla non in tempo Feriato, come gli inesperti ed infelici Galliziani, ma
in un’ Epoca nella quale era aperto da poco tempo in Roma, un nuovo Tribunale, a cui potevano ricor-
rere tutti indistintamente; certi d’aver giustizia quelli che la meritavano, per 1’incurrutibilità, bontà, e
bravura del Giudice. La prima Citazione comparve, quando Romilli entrò Vescovo in Milano,* ed allora
nacque un po’ di confusione nel Conteggio. La Casa teneva i suoi Registri con una Scrittura, buia, e
complicata a segno che per esempio una Baionetta doveva essere notata 36 volte prima d’ andar consegnata.
I Lombardo-Veneti all’incontro tenevano i loro Registri colla Scrittura semplice; ed avevano mille Te-
stimoni delle immense somme di Danaro sonante ritirate dalla Casa, dal 1815 in poi. Per evitare le Liti,
tentarono Essi una amichevole Composizione; ma invano; V antico Ragioniere, Mettermeli, voleva i Conti
a suo modo; ed ordinava al suo Cursore, Radetzki, spedito appositamente in Italia con diversi Birri, di
farsi pagare, od altrimenti fare i Pegni. Egli, ridicolo ed arrogante a un tempo, cominciò ad intimar
Sentenze in modo insolente; e per peggio, essendo poco pratico delle abitazioni de’Morosi, le intimò,
anche a chi non doveva. Le intimò ad Alessandria, e ne riportò fischi, e risate; le intimò a Modena, e
Parma, e quando sul più bello credeva di riscuotere, quei Paesi, mediante un beveraggio, si liberarono
da* Birri eh’ Egli vi aveva lasciato a guardia. Gli accade peggio a Ferrara; che avendo fatta un’ Opigno-
razione illegale, dovette rendere non solo gli Oggetti catturati, ma rimettere di tasca le spese, e qual-
cos’ altro.
Mentr’ Egli imbestialiva così in Italia, a Vienna, i Cointeressati della Casa, scorgendo eh1 Ella
sciupava, ed amministrava male i Capitali, cominciarono a rumoreggiare dapprima, poscia a cacciare
d’ impiego tutti i vecchi Agenti, e se non fecero interdire il Rappresentante Ferdinando, fu proprio per
compassione. A tale notizia, il Cursore Radetzki, prevedendo di dover perdere 1′ impiego, e temendo di
morire sulla paglia, tentò di fare un Bottino privato; e radunata buona mano di Birri, intimò a Mila-
no di pagar subito, o lasciarsi fare i pegni. I bravi Milanesi che a conti fatti sapevano d’ essere non De-
bitori, ma Creditori, s’opposero gagliardemente alla Sentenza, e mandarono il povero Cursore a testa
rotta. Egli allora, arrabbiato, e quasi idrofobo, si gettò su Mantova e Verona, depredando, uccidendo,
insomma lasciando ovunque passava, le tracce della sua rabbia. Ora che parliamo trovasi in quei dintorni,
perseguitato da molte brave persone , ed impaurito d’ essere preso e fucilato ; né sa che gli Italiani da lui
creduti vili, son forti, da Lui creduti infami, son generosi; e che quando lo avranno preso, non vogliono
né fucilarlo, né impiccarlo, ma sì, ben custodirlo in una Gabbia, e di Ferro, onde stia più fresco.
Tornando poi a discorrere della Casa, dirò, che in onta agli sforzi de’suoi buoni Cointeressati di
Vienna, non può più sostenersi perchè ha perduto il Credito ovunque; ed oltre all’Italia, v’ha l’Unghe-
ria, la Boemia, la Gallizia, la Croazia, il Tirolo, tutti insomma i suoi Corrispondenti, anche i più an-
tichi, che reclamano il loro Avere. Onci’Essa, in tale estremo, tentando d’evitare una Banca-Rolta-Frau-
dolente, umilia una rispettosa Istanza al venerando Tribunale di PIO NONO, perchè le venga accordata
la Cessione de’ Beni, a norma di Legge; e si mostra pronta intanto di deporre nelle mani di Carlo-Alberto,
le sue sostanze d’Italia, a disposizione del detto Augustissimo Tribunale.
V. &
– Tip. Tiocchi –