Chi la fa l’aspetta
CHI LA FA l’ASPETTA
LETTERA DI CONGRATULAZIONE
DEI GESUITI ALL’ ABBATE
GIOBERTI
Quando in Malta, ed in altri luoghi ove stanno rifugiati i PP. rugiadosi seppero la notizia che il loro tremendo nemico era rimasto vittima del proprio orgoglio in mezzo al proprio dolore, lasciate per un momento le gravi occupazioni oscurantistiche, sorrisero per un momento con una gioia feroce, simile all’ anime dei dannati che godono nel ¦vedere piombare nell’ abbisso coloro che furono la causa della propria dannazione. Pur non pertanto credettero di mandargli una lettera di congratulazione per il felice innalzamento nella polvere , concepita così : Non possiamo esprimere da qual sentimento sia stato compreso il nostro cuore , allorché fu strappata nella camera Piemontese , dove sedevate
colosso , quella maschera , sotto la quale hai compiuto tante scelleraggini. Tu istesso ci dicevi , allorché furiosamente ci combattesti: non sempre sotto la veste della ipocrisia si trionfa : la nostra caduta però non fu opera tua. Senza 1′ aura popolare , che indegnamente ti eri procurata , fin d’ allora t’ avremmo schiacciato. Ma a un popolo non si resiste , e tu ben ora lo hai conosciuto. Il popolo che innalza, che atterra, li ha obbrobriosamente prostrato , e ti cancella da quelle pagini , dove in cifre d’oro aveva scritto il tuo nome. Noi cademmo, è vero , ma almeno non godevamo le simpatie del popolo: ma tu l’idolo del medesimo, nel punto che ricevevi incensi da lutti, come hai servilo il
popolo che t’ idolatrava. Tu 1′ Italiano per eccellenza , come servivi 1′ Italia , e la sua causa ? Traditore 1 Le tue mire ambiziose ti travolsero in quel]’ abisso , dove cercasti di lanciare altrui. No , non era amor per 1′ Italia la guerra che ci movevi con scritti inverecondi sempre, sebbene del tutlo veri si fossero. Tu preparavi in secreto le catene, a quei popoli che ti credevano il loro più fermo propugnatore. Superbo del tuo sapere , appropriavi 1′ infallibilità a tuoi pensieri , e credevi che il popolo per altra strada camminar non dovesse, che per
quelle tu tracciavi nel tuo Primato Italiano. Orchina anche tu alla tua volta la fronte superba, ma hai appreso che non basta 1′ ombra di un trono a ricoprire delitti , che la più alla sapienza non basta a respingere un popolo, da quel cammino dove si spinse. Te , che grande , magnanimo solo, griderà 1′ Italia ora altamente TRADITORE ti appella. Il nostro nome è vero non è benedetto , ma noi almeno mai ci mostrammo liberali, restammo saldi nei nostri principii, né mai ci smentimmo. Tu però non così: tradivi vilmente quella causa stessa che predicavi, quella causa per la quale , dicevi aver tanto sofferto. La luce rischiarò un momento le tenebre nelle quali ti ravvolgevi, e ti svelò nell’ esser
tuo vero. Tu lidavi nel tuo nome. Insensato ! I popoli liberi applaudono oggi all’ opere, e non guarda al nome : il popolo geloso di sua libertà punisce anche 11 sospetto. Eccoci adunque allo stesso livello, con questa differenza però , che noi abborrivamo la libertà , né mai la volemmo , tu la predicasti, per quindi tradirla. Noi andremo al destino combattendo, tu cadi al primo soffio, alla prima scossa, ad un sol grido. Se per noi si è reso vano ogni mezzo di ritornare da dove fummo precipitati, per te pure è finita ogni speranza di far sentire la tua voce al popolo , perchè al grido di Viva Gioberti, oggi è
successo il grido ? MALEDETTO IL TRADITORE DEL POPOLO ?. Aggradisci queste sincere espressioni del vero , ed ansiosi di conoscer ove ti ritirerai a meditar sul passato , a fremere sul presente , a disperare sull5 avvenire , con quell’ amore , che mutuamente ci professiamo , li scongiuriamo a volerci credere tali quali siamo , mentre noi pure ti crediamo qual fosti , qual sei , qual sarai sempre ? UN TRADITORE.
Stampata in Roma e ristampata dal Tiocchi.