Capitale e lavoro

di Bonomelli Geremia \

Geremia BONOMELLI Nigoline, Brescia 1831 - ivi 1914 Ecclesiastico. Dopo aver studiato a Lovere e a Roma (presso l'Università Teologica Gregoriana) ricevette i voti nel 1855. Nel 1871 venne nominato vescovo di Cremona. Dapprima su posizioni intransigenti (collaborò con "L'Osservatore cattolico" di don Davide Albertario) maturò in seguito il convincimento che fosse necessario rinunciare al non expedit, che vietava ai cattolici la partecipazione alle elezioni politiche ed adattare la Chiesa ai tempi nuovi. Nel 1889 espresse le sue convinzioni in merito alla necessità di abbandonare le rivendicazioni sul potere temporale in un articolo apparso sulla "Rassegna nazionale" dal titolo: Roma e l'Italia e la realtà delle cose, che venne poi posto all'Indice da papa Leone XIII e che costrinse Bonomelli a fare atto di sottomissione, sconfessandolo pubblicamente. Fu particolarmente attento alla questione sociale ed alla piaga dell'emigrazione, anche se da posizioni differenti ed antagonistiche rispetto ai socialisti ed ai sostenitori della democrazia cristiana. Dedicò ai temi sociali numerosi opuscoli, conferenze e pastorali tra le quali Capitale e lavoro (1891) nella quale auspicò la conciliazione e l'armonia tra i due termini in chiara polemica con l'agitazione socialista. Nel 1900 promosse la nascita dell'Opera di assistenza agli emigrati italiani nella quale lavorarono sia laici che ecclesiastici. Nel 1906 tornò sul tema dei rapporti della Chiesa con la società civile nel pamphlet La Chiesa e i tempi nuovi, che fu nuovamente avversata dal pontefice.

Condividi