Avviso necessario per l'avvenire
AVVISO NECCESSARIO PER L’AVVENIRE.
PONTIFICII
I segni della pubblica esultanza per l’ottenuta
amnistia cessarono, benché duri ardentissima (come sempre durerà) la riconoscenza nel cuore di tutti. Ma conosce il paese ciò che sia moderazione, virtù tanto accetta al Pontefice, conosce che
il prolungare le feste pubblichinoti è che occa-
sione ai malevoli ed alle male influenze di eser-
citarsi al pubblico danno; non è che detrimento
della protonda significazione di fatti nati spon-
tanei dal primo entusiasmo. Riconoscono ora gli
uomini del cessato regime, che le provincie non
liainio naturale avversione,nò alla Religione,uè
iil Pontefice, né ai preti, né al reggimento ordi-
nato; riconoscano quinto false quelle calunnie,
quanto mendaci i calunniatori. Che non s’im-
provisa una morale pubblica,né una pubblica o-
piuione. Questa raorale,e questa opinione pub-
blica, benché fatta traviare più volte dalle circo-
slanze,chc furono g’à sì infelici, è stara ed è,e sa-
rà sempre la stessa. – Amore di un ordinato pro-
gredire, che a mezzo di buone e giuste riforme,
ci procuri il morale e il materiale ben essere:av-
versione al gretto egoismo, nella condotta gover-
nativa, che trae seco cogli abusi 1’arbitrario e
l’ingiusto,cagione a pochi di breve utilità, prin-
cipio a tutti di mali gravissimi. Questa morale
e questa opinione pubblica (noi veniamo a ricor-
darlo) Iralucc in mezzo alla riconoscenza,ed al-
le manifestazioni di sincero affetto che si sono
falle al Pontefice; la cui buona e leale volontà
di farci felici,la cui generosa disposizione d’ani-
ino,di non ascoltare malevoli,di non subire pre-
ponderanze d’alcuno hanno risvegliata nuova-
mente la nostra fede assicurandoci che sa-
ranno una volta contentati i giusti nostri biso-
gni,esauditi i giusti noslri desideri,clic ci furono-
violentemente soflocati in cuore fin qui. Questa
morale e questa opinione pubblica, che sempre
avrebbe desiderata e voluta la concordia,se altri
non l’avesse fatta impossibile; ora la ricerca e
vuole. Però non sa tacere di due gravi pericoli
che potrebbero turbarla, e che son fatti maggio-
ri dai malevoli di dentro e di fuori. Il prillo
della miseria che per la povertà dei raccolti mi-
naccia in quest’anno leclassi indigenti, cui si con-
verrebbe di provvedere col lavoro e col pane
della beneficenza. L’altro più grave ancora,del-
la infedeltà di molti che siedono tuttavia al po-
terc.Quc.ti perchè nati e cresciuti in mezzo agli
abusi del cessato regime, non tralasciano occasio-
ne di interpretare in male le ottime volontà del
Sovrano,e di minorarne quanto è possibile colla
pratica i buoni effetti e I’ efficaccia. Che in loro
è mal talento, contro un ordine che dall’artico
si diparte; ed è odio sincero verso colui che con
magnanimo volere imprese a mutarlo. Certo che
le reazioni violenti a danno di qualunque perso-
na importa che siano con ogni studio schivate;
mentre che solo i moderati ed ordinati rimuta^
menti,conservando la pace,con sicurezza procu-
rano il bene di tutti e di ciascuno. Ma a conser-
varla questa pace non gioveranno i venditori
delle cariche e dei favori, non i violenti ed.astio-
si, non gli ignoranti, non coloro che vorrebbero
nella propria famiglia ereditari i pubblici impie-
ghi, non che il profitto de’monopoli sulle pub-
bliche finanze. Si ricercano ucmini onesti e in-
telligenti,amati e riveriti nell’universale, zelanti
del ben pubblicete affezionati al governo per a-
doperarsi con profitto alla comune prosperità e
contentezza; poiché questi soli sanno magnani-
mamente e fedelmente servire a quel fine, senza
spirito di parte,e per solo amore di bene. Di ta-
li uomini a noslra grande ventura non è penu-
ria, purché si vogliano con prudenza, e pur sen-
za pregiudizio o sospetto cercare. Noi non inten-
diamo dare consigli ad alcuno. E ufficio di chi
siede in alto,giudicare della opportunità in ogni
riforma; e noi persuasi delle difficoltà gravi del-
la esecuzionedi cos’i grandi cose,c più di Ile guer-
re velate ed aperte che oseranno contraddire al-
le intenzioni ed alla slessa volontà del Sovrano –
vivendo la fiducia – pazientemente aspett iremo.
A noi basti che le avvelenate calunnie e le cen-
sure aspre e slolle non ci tolgano di cooperate
con modi onesti, e con (ranco agire, quali verso
un benigno padre si conviene di usare,all’otteni-
mento del nostro morale ben essere e della no-
slra materiale prosperità. Diremo terminando:
sperare che la fermezza del Pontefice nel rifor-
mare lo Stato, clic il fedele ed amoroso concorso
dei Magistrali nell’esecuzione de’Sovrani vole-
ri;c la fiducia leale e devota dei Sudditi conser-
veranno ed accresceranno la concordia; onde,
consolidata la quiete,rafforzato l’amore,non veg*
giamo rinnovarsi l’esempio ( pur tanto comune
nella storia) di regni benissimo cominciati, non
altrettanto bene compiuti.
Li 12 agosto
1816