Avvenimento di Bologna nell'8 agosto 1848
L’accorrere d’ogni classe di cittadini e di popolo
alla più vigile difesa della città, aggredita dall’ austriaco, ci tolse ieri di pubblicare il foglio, siccome
sarebbe stalo nostro desiderio. – Ma prima di tutto
il Sovrano e la Patria! – Crediamo che ciò basti a
tenerci scusali presso i Soci.
Or di Bologna e delle cose nostre.- Di Bologna,
che, nuovamente gloriosa ed altera, può a buon drit-
to noverarsi fra quelle Italiche città che la storia
contemporanea deve ricordare fra le più illustri e
famose; di Bologna, che, inerme, sfornila di truppe,
senza artiglieria, vinse in un attimo, pel fermo volere
di tutto un popolo, provocalo dalla violazione dei So-
vrani diritti.
Benché la serie degli alli governativi già dati, e
di quelli che qui diamo , servano abbastanza per sé
alla documentata storia dei fatti, pure non possiamo
starci dal narrare alla meglio gli eventi , tali quali
accaddero , quanto l’impressione di mirabili ed im-
provvisi successi, e la strettezza del lempo ci permette
di raccogliere e di dare.
Una convenzione stabilita fra i governanti nostri
ed il Maresciallo Welden, capo delle truppe che pre-
tendevano occupare le Legazioni , stabili che gli au-
striaci tenessero I* esterno della città , occupassero
militarmente Ire delle porte di essa, i soldati entras-
sero a passeggiare la città e a farvi provviste disar-
mati.
Non appena era divulgata contezza della stabilita
convenzione, e in alcun modo soddisfatto il pubblico
voto , d’ improvviso un corpo di cavalleria entrava
sulle ore 9 del lunedi 7 da porta Maggiore e reca-
vasi ad isquadronarsi sulla piazza.
Fu tosto un fremito di sdegno , credendosi i bo-
lognesi scherniti ; ma il pronto accorrere delle Au-
torità al Comandante di quel corpo, fece che egli si
ritirò da porta Galliera.
Tulio procedeva quietamente : i bolognesi, ras-
segnali alla tolleranza , cominciarono a vedere con
fremilo Ufficiali e soldati passeggiare la città con
armi, in aria baldanzosa: pur pazientavano, Dèmos
sero il primo di a rivalse, che tulli potevano temere
funeste.
Ma il marledi 8 alcuna parziale rimostranza ebbe
luogo , e ciò cresceva lo sdegno del popolo, che già
con sordo mormorio cominciava a manifestarsi. Alti
minacciosi di alcuni austriaci non furono più olire
sofferti.
D’ improvviso il Welden de’ suoi , dal popolo ac-
cusali, faceva altrettanti accusatori. Chiamava insul-
tati ed offesi alcuni suoi Ufficiali; intimava all’Au-
torità con imperiosi ed acerbi modi la consegna di sei
ostaggi fra gli Ottimali della città, e chiudeva l’in-
chiesta colle più aperte e terribili minacce. Fu degna-
mente risposto; intanto lo sdegno popolare era al col-
mo. Comune facevasi la causa in ogni ordine, e già
parlavasi di tentar mezzo a reprimere la straniera
baldanza , insieme difendendo 1′ onore di Bologna e i
Sovrani diritti, come era espressa mente e volere del
nostro Augusto Sovrano.
Preparavasi intanto l’auslriaco alle offese,ed alle
tre porto occupate puntava obici e cannoni.
La sola Civica vigilava all’ ordine della cillà, ed
aveva fucili; non molti Carabinieri risiedevano Ira
noi, ed un pugno di Finanzieri , bella ed animosa
gioventù gli uni e gli altri, ma da reputare impo-
tente contra un nemico agguerrito , e provvisto di
ogni mezzo ad attacco e difesa.
Ma quando uu popolo sorge sdegnato e concorde
nulla v’ ha eh’ ei paventi o indietreggiare lo faccia.
Tutti correvano irosi a provvedersi di qualunque ma-
niera d’ armi che si presentasse ; ricchi e poveri, cit-
tadini e plebe, tulli uniti in concorde volere , moslra-
vansi risoluti a piuttosto morire che viimcnle cedere a
tale procedere dell’ aggressore.
Erano le quattro del martedì , che , datone il segno
dalle campane del Comune, tutte le campane della cillà
rintoccarono terribilmente a stormo; batterono i tambu-
ri a raccolta ; gli armali volavano alla difesa ; gì’ iner-
mi , non atterrili dalle minacce nemiche, si accinsero
alle barricate.
Erano le cinque, e, senza altro avviso, cominciava
T attacco austriaco lungo la linea che da porta S. Feli-
ce slendesi a quella di Galliera, il quale ultimo punto
fu il più formidabilmente battuto.
A lutti i luoghi accorrevano i cittadini, rispondendo
eoo offesa ad offesa, volontari, senza chi ne li dirigesse,
ciò che male avrebbe potuto ottenersi in subitaneo com-
movimento popolare.
Cominciato a porta Galliera il mitragliare austriaco
conlra la strada diretta, con grave danno delle abitazio-
ni, losto due nemici cannoni con fanteria e cavalleria,
invasero all’ interno della città la terribile altura della
Montagnola, o discesi colà io piazza d’ armi , comincia-
rono a fulminare conlra le case, e gli sbocchi delle vie.
Le racchette, i razzi alla’còngréve, le bombe piove-
vano intanto sulla cillà e recavano gravi guasti agli edi-
lizi; appiccavasi dai razzi lalun incendio non grave pe-
rò, se quello se ne tragga al bel palagio Spai letti-Trivelli,
cui, ad onta dell’ universale trambusto, corsero pronta-
mente i bravi nostri Pompieri, ed in brev’ ora poterono
domarlo e vincerlo.
Ma il popolo combattente non perciò alterrivasi, anzi
cresceva di sdegno a tanta barbarie , e di soli fucili ed
armi bianche armalo faceva disperata difesa.
Morti e feriti erano da ambe le parli ; quando
dagli Artiglieri Civici potè in fretta montarsi un
vecchio cannone qui avanzato, e con quello accor-
rere alla Montagnola.
Già da due ore accanitamene si combatteva ; e
benché il danno della città e dei cittadini fosse non
lieve, tanlo maggiore, anzi incalcolabilmente, era la
perdila degli austriaci, che molli graduai* morii e
feriti, e moltissimi soldati estinti o inessi fuori di
combattimento già noveravano: sicché visto arrivare
1′ inaspettato soccorso del cannone, (Vedi per altro in
fine) di cui forse credevanci interamente sfornili, vinti
e sfiduciali dall’eroica difesa, batterono precipitosa-
mente in ritirata, anzi in dirotta fuga, lasciando in
nostre mani Ufficiali e soldati prigioni , molti uccisi
non potuti sottrarre, e seco recando altri numerosi
morti e feriti.
Tanlo fu imprevedulo il loro rilirarsi, che falli
il colpo del popolo, che, se appena previsto, forse
poteva loro torre i cannoni ; e fu un istante che ciò
non avvenisse.
Fu universale grido di gioia e di trionfo quando
i nostri, appena usciti i nemici, furono padroni di
porta Galliera e di tulle I’ altre da essi invase.
Tosto fu opera comune e indefessa il munirle
con opere di legna e di terra , e Io stormire conti-
nuo delle campane cresceva animo a ciò ; né vi fu
mano, per quanto non avvezza a rudi e faticosi la-
vori , che non vi ponesse opera. La nostra buona
plebe , infiammata dal migliore spirilo ed ardore ,
cessale un istante le armi , pose instancabile lavoro
a stabili barricale lungo le vie: e nella nolle e nel
giorno di ieri continuò senza posa 1′ opera , sicché
non v’ha via che non veggasi ora riparata di difese
e d’impedimenti.
Ma partito di qui 1′ austriaco non cessavano le
cure più grandi di sollecita difesa , giacché troppo
era a temere che , ripreso animo ed accozzate le
sparse forze, nuovamente irrompesse a tentativi d’as-
salto. – Diffatti fuvvene ieri più volte minaccia , e
dai punti stabiliti di osservazione vidersi più fiale
minacciosi ed ostili movimenti. – Ma vegliavano i
Bolognesi a guardia costante, sicché l’aggressore par-
ve vinto alla indefessa vigilanza, e cominciò a muo-
versi in ritirata.
In tempo del combattimento dell’8, drappelli di
eletta gioventù e di popolo vegliavano pure ai non
minacciali punii e lunghesso tutte le mura della cit-
tà ; e fu savio e salutare consiglio. – Un corpo di
cavalleria muovendo da S. Felice si dirizzava lungo
gli spalli esterni della cillà verso porta S. Mamolo ,
minacciando d’ impadronirsi degli sbocchi dei colli,
che da quel Iato sovrastano la città.- Una mano di
bravi nostri, appostali in un interno mascheramento,
lasciarono venirsi sotto tiro di fucile i cavalieri ne-
mici , e con una generale scarica uccisine e feritine
alcuni, posero in (scompiglio ed in fuga i rimanenti»
che si chiamarono fortunati di poter raggiungere i
loro, non senza però nuovi danni.
E qui non dobbiamo tacere come su di uno di
quei colli villeggiasse il venerando ed amato Pastore,
l’E.mo Oppizzoni , che poteva trovarvisi esposto a
gravi pericoli. In mezzo all’ universale trambusto,
non iscordarono di Esso i Bolognesi, che accorsero a
trarlo in città, e cosi posero in salvo il loro ottua-
genario Arcivescovo.
Scacciato il nemico, e mentre pensavasi a munir
la città, non dimenticavansi le vie delle colline, che
potevano divenire punto di fatalissimo danno per noi
ove l’oste numerosa ne potesse invadere le alture per
fulminare la città , strascinandovi artiglierie. Tosto
si provvide ad assicurarle, e là pure persone d’ogni
classe accorsero, né curando lunghe fatiche, taglian-
do alberi, franando gli accessi , barricando e ponen-
do ogni maniera d’impedimenti, resero impossibile,
o almeno difficile e lunga opera , l’ impadronirsene
ai nemici fugati e virili.
Tutto ieri fu speso a provvedere e sistemare le
difese e gli armamenti: la generosa nostra plebe ,
informata del migliore spirito, invocò nuove armi e
le ottenne , e coi cittadini d’ogni online vigilava e
vigila tuttora a sollecita guardia. – Tanto può sul
popolo il sentimento di patrio amore!
Aiuti furono nella sera dell’8 invocati dalle cam-
pagne, dalla Romagna , e dalle milizie già qui resi-
denti, che, non creduta minacciata col fallo la no-
stra Bologna , e tenutala indifendibile militarmente ,
eransi avviate alla Cattolica.
Ieri manina tosto cominciarono ad accorrere gli ar-
mati aiuti delle Civiche di campagna , e ieri sera la cit-
tà nostra contava l’aggiunta di ben 2 mila individui in
anni.
Pronte risposte di Romagna ci assicurano il solleci-
to rinforzo di militi e di artiglierie ; uè reputiamo di
andare errali credendo che insieme ad esse giungeran
molti volontari da quelle generose cillà, che arsero di
terribile sdegno alla notizia dell’ insulto fatto ad una
citlà sorella. Soli intanto i Bolognesi domarono il forte
nemico e fecero mordere la polve a chi credeva di op-
primerci.
Gloria ai Bolognesi d’ogni ordine; o gloria ai vaio ?
rosi Carabinieri , ai prodi Finanzieri , che tulli combat-
terono senza esempio olla difesa della Città e dei Sovra-
ni diritti. ? Per essi anche Bologna ha ornai titolo di
essere appellala I’ EBOICA !
I morti nemici avranno intanto sepoltura fra noi; i
feriti le cure che a popolo si convengono di squisito sen-
tire; i prigioni, abbastanza numerosi, trattamento a
seconda delle leggi di guerra fra popoli ben ordinati e
civili.
I nostri morti ( e sono fortunatamente ben pochi )
avranno, speriamo, funebri onori, soccorsi le loro fa-
miglie. I feriti ogni genere di aiuto dall’ amore concit-
tadino, e già n’ebbero buona prova nei soccorsi loro
apprestali al primo momento dalle mani fraterne, e per
le cure specialmente del sesso gentile, che,superato l’in-
nato timore, seppe vincer se stesso, né smani gli spirili
in lagrime e in ispaventi, ma prestava soccorsi , inco-
raggiava i combattitori , e cresceva novello vanto al no-
me delle Donne Italiane. ? Il Clero pure preslossi in-
defesso alle sante opere del riio ministero.
Intanto sappiamo (purtroppo!) che gli austriaci
nella loro ritirata sfogarono la propria rabbia sulle
indifese campagne, incendiando,involando, uccidendo:
e narratisi nefandissime ed iniquissime storie, di
cui differiamo lo scrivere per riferire cose esatte ed
appurale.
Grazie alla vigilanza e al valore dei Bolognesi è
salva questa terra, difesa dalla protezion della Ver-
gine; vigilata, benedetta, confortata da PIO!
11 Agosto.
Bologna mostrasi sempre dignitosa e tranquilla. Gran-
de è in lutti 1′ operosità a vigilare alla difesa e munire
d’ogni opera di barricate le vie ed i punti più esposti.
Le Autorità civili e militari e il Comitato di difesa im-
piegano ogni loro zelo ed amore a dirigere e moderare
la cosa pubblica , e ne hanno in concambio la generale
riconoscenza , la quale poi vieppiù manifestasi grandissi-
mi verso il Conte Cesare Bianchetti , per la generosa
abnegazione di sé, e il nobilissimo sagriiìcio ch’egli vo-
leva pur fare di darsi solo in ostaggio agli austriaci per
risparmiare funesti danni alla sua cara Patria. Il popolo
è ben lieto che il suo eroismo abbia valso ancora a ri-
sparmiare la perdila forse di un caro e venerando V2-
gliardo , dell’ ottimo fra i cittadini.
La prontezza con cui si preparava da pochi, ma va-
lorosi Artiglieri civici , I’ unico vecchio cannone qui ri-
masto, e la sollecitudine del loro accorrere verso la Mon-
tagnola , dove più terribile ferveva la mischia , e di cui
molli furono gli oculari testimoni, ci consigliava ieri ad
accennar questo fallo a giusta lode degli Artiglieri nostri.
Resa loro questa dovuta testimonianza di onore , vuole
il vero che accenniamo come non avessero essi uopo di
giungere al luogo ove le nemiche artiglierie fulminavano
combattenti e case. Gli austriaci furono di là respinti, e
poscia dalla citlà cacciati dalla sola moschetteria e dal
valore del Popolo , e dei pochi e valorosi Carabinieri e
Finanzieri, a tutti i quali è perciò serbata più grande
anzi intera la gloria. ? Le belle prove popolari c«ntra
un potente nemico, come alla Montagnola, si rinnovaro-
no eguali a Porta S. Felice, a quella delle Lamme,dap-
pertutto insomma ove osò presentarsi l’austriaco. ~
Bologna. Alla Volpe.
AVVENIMENTO DI BOLOGNA
MELI/ 8 AGOSTO 1848.
(Dalla Gazzella di Bologna).