Articolo estratto dall’Alba N. 412

ARTICOLO
ESTRATTO DALL’ ALBA N. 412.
Firenze 2 gennajo
All’aprirsi dell’ anno novello, e con esso al
rinverdire delle nostre speranze , all’ incrudelire
dei nostri bisogni, abbiamo contato i soldati della
libertà e della indipendenza d’ Italia. Un fascio
d’ arme giaceva metà abbandonato, metà infranto
— un soldato mancava alle sue file, non convenne
all’ appello — Era un soldato che ebbe prova lunga
e battesimo indubbio di sofferenze e di corraggio,
di fede e di amore – Perchè vi manca ? — Ha dunque
disertato le nostre bandeire ? — La parola è
dura , la domanda è tristissima.
Parliamo di Bologna — Cento e un colpo di cannone
annunziavano in Roma il dì 29 dello scorso
Dicembre, riconosciuta formalmente la sacrosanta
sovranità del popolo e al popolo consegnati i suoi
diritti, sciolti dall’ inutile catena di male adeguati
doveri. Al rimbombo di questi liberi cannoni rispondeano
le campane della eterna città che annunciavano il primo
desiarsi di Roma.
All’ eco dei cannoni e delle campane alzavano la
testa le città tutte di Romagna liete delle incertezze
cessate dei sonni troncati. Una sola restava muta
inerte, tetra, senza giubilo, senza festa, senza voti,
senza speranze. Questa città era quella in cui sventolò
il primo stendardo di rivolta al dominio pretesco , dove
suonò il primo fremito d’ira per le gesuitiche vergogne
codardamente patite, era la città
che prima inviò i battaglioni animosi de’ suoi volontari
contro i coronati mancipii dei coronati tiranni. Questa
città era Bologna.
Quali mutamenti d’ affetto e di pensiero furono
maturati in pochissimi mesi ? Quale agonia di disinganno
i gelò il cuore di questo popolo dall’ Agosto passato ?
Quale alito velenoso ne fiaccò il braccio , ne intorbidì
la mente ? Il popolo di Bologna
non è più dunque popolo d’ Italia ?
Non è vero. — Ma nell’ 8 Agosto era il popolo,
il vero popolo che correva alle improvvise barricate ,
che toglieva alle sue contrade i sassi e le pietre
a farne arme terribili contro I’ invasore straniero
che spezzava coi coltelli le baionette, che ammortiva
coi petti le palle dei cannoni tedeschi.
Ora in Dicembre, le cose mutarono; è una casta,
la casta privilegiata, quella che nell’ eterna giornata
si nascondeva tremante nelle sue ville, non formando voti,
né pei concittadini, né pegli stanieri, ma
solo per la casa incolume, per la proprietà inviolala;
è questa classe che ora discute sillogizzando,
pronta e deliberata a sagrificare la libertà dello
Slato, la indipendenza d” Italia purché restino intatti i
privilegi!, i monopolii, i pregiudizii, loro
arma e lor forza ; pronta per questo fino a sperdere il
frutto dell’ 8 agosto, e a far di Bologna l’ avamposto
dell’ invasione Austriaca, il quartier generale
dell’ oppressione d’Italia.
Né questa è improntitudine di giudizio, impeto
d’ ira ; è conseguenza fatale ma inevitabile, ma
certa, ma vicinissima della turpe protesta del municipio Bolognese.
Se il Prete – Re di Roma invoca 1′ aiuto straniero
a riporlo su quel trono eh’ egli ha disertato, a rimettergli
la corona eh’ egli colla sua fuga ha restituita al popolo ,
se gli Austriaci varcano il Po colla bandiera di Pio Nono
conserta alla gialla e nera
tedesca, e non trovano questa bandiera papale spiegata
che nella sola Bologna, vi entreranno come in
città amica e sorella, inghirlandati di olivo, di
allori, e banchetteranno in Bologna sulla agonia di
Roma, sui lutti d’ Italia.
Allora starà a voi, o valorosi che combatteste
tante volte quell’ aborrito straniero, il quale innalzò
e difese i patiboli di Gregorio pei padri vostri, starà a
voi scherarvi sotto gli ordini suoi per innalzare
e difendere i patiboli d’ un altro Re-sacerdote, starà
a voi che piangete i figli, i fratelli, gli amici carissimi
uccisi, mutilati, assassinati dalla rabbia tedesca, le sorelle,
le spose, le amanti vituperate, starà a voi accogliere e
festeggiare V ospite illustre
che viene a difendere la stessa causa per cui voi
avete giurato.
Questa è la ignominia che ci avevan preparata le
vostre autorità cittadine, abusando del vostro nome
per gettarvi fango e sangue sul viso.
Fortunatamente la protesta del Municipio suscitò
in Bologna il fremito d’ira di un popolo che si vede
ridotto al delitto di Caino, alla infame viltà di Giuda;
avendo sempre combattuto, patito, sperato pei
fratelli e coi fratelli.
I due Circoli di Bologna il Nazionale e il Popolare dimenticando nel
pericolo comune simpatie di principi, diversità di mezzi, si strinsero
fraternamente la mano e con parole calde, dignitose, decise, domandarono
al Municipio con qual diritto s’era fatto
interprete dei voti di un popolo che non gli aveva
affidato né missione, né fiducia, né stima ; con qual
diritto voleva costringere un popolo a farsi suicida ed
apostata : e intimarono ad essi di rinegare le vili parole o di abbandonare
i scanni su cui siedevano indegnamente e di discendere uomini vecchi, nel
precipizio delle vecchie cose.
II Senatore Zucchini, uomo buono ma tremante e
raggirato da arti subdole, da mene gesuitiche, in
faccia a questa energica protesta dei Circoli tremò,
esitò impaurì e contrattò miserabilmente 24 ore di
tempo alla risposta.
Quale sia stata ignoriamo.
Abbiamo però fede sicura e ferma nel popolo di
Bologna, e domani potremo dire : il popolo di
Bologna è sempre popolo Italiano.
Tip. Tiocchi.

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Segnatura definitiva: MRI0196
Descrizione fisica: c. 1
Dimensioni: 37,5X27,5 cm
Colore: bianco e nero
Tipografo (ente): Tiocchi, tipografia. Bologna
Lingua della documentazione: italiano
Descrizione del contenuto: Incipit: Firenze 2 gennajo. All'aprirsi dell' anno novello, e con esso al rinverdire delle nostre speranze...
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