Allocuzione del re di Napoli ai suoi sudditi
ALLOCUZIONE
DEL RE DI NAPOLI AI SUOI SUDDITI
Se voi avete strillato, peggio per voi: io ho fatto, come sempre, le orecchie da mercante o da re, cioè dentro per una , fuori per l’altra. Se vi ho dato la Costituzione, ve l’ho data per
farvi tacere quel momento ; ina con la buona intenzione di togliervela quando mi fosse tornato ,
com’ è di tutte le Costituzioni della terra , quantunque esse non facciano punto paura ai re pari
miei. La libertà , che voi dite aver avuto da Dio , e cui nessuno vi può togliere , è un sogno ,
una fiaba , ve lo assicuro io : la vostra liberta fu , è , e sarà sempre nelle mie mani.
Voi volete le Camere per badare al bene del popolo e diminuire i pesi e Itva-e gli abusi
della polizia? ma siete pazzi ? Le Camere non sono fatte per questo ; sono fatte per ciarlare, per
rappresentarvi la commedia , un vero passatempo : io faccio sempre a modo mio , e rido delle
Camere. Voi volete la Guardia Nazionale perche il popolo vuole le armi per difendersi la vita e
la libertà ; ma dove avete il cervello ?,.. Le Guardie Nazionali sono tutte illusioni , comparse tea-
trali ; che non essendo mai organizzale, armale ed istruite, come dovrebbero, il popolo armato
sono sempre io, e la vita e libertà vostre le difendo io, come mi piace. Voi non volete i mini-
stri che mi tengo attorno ; e perchè? Se li mando via, nte ne sceglierò di migliori per servir
ine e per governar voi j poiché in fine dei conti i ministri sono io. Voi volete ad ogni costo la
Costituzione , e mi minacciate di farvi giustizia con le vostre mani come i Siciliani. Bravi! Avete
veduto che cosa hanno fallo quegl’ imbecilli di Messinesi Con le loro mani !. . . Voi mi consigliate
a guardarmi da furia di popolo’- per questo lasciate fare a me; il popolo lo conosco da un pez-
zo , e so come si fa a condurlo. La furia del popolo non mi ha mai fallo , riè mi fa paura, sino
a che tengo a mia disposizioue dei buoni milioni e delle ottime bombe ! E sapete che ne ho !
Statevi dunque cheti , o ragazzi ; altrimenti il gioco andrà a finir male. Io ve lo dico pel vo-
stro meglio, per lo amore che vi ho sempre portato e che vi porto, pei grandi benefizii che vi
ho sempre fatti , e pel dolore che proverebbe il mio cuore nel vedere un qualche macello di quel-
li che son costretto a far fare io ! Non vi scaldate la testa , come quegli altri matti dTialià , cui
mio compare Radet7.ky ha dato leste una buona lezione , quantunque con troppa umanità. Tene-
tevi quel che vi do , e siate zitti ; e non mi venite più a seccare con suppliche simili a quest’ul-
tima , che io non son mica un babbuino , come, quell’ altro Ferdinando che conoscete !
( Sior Antonio Rioba )
REMINISCENZE
V i rammentate quando i Tedeschi erano in Italia ? A quel tempo da un capo all’ altro dell»
penisola non si facevano sentire altro che le grida; Viva 1′ indipendenza ? Fuori i barbari ?
Morte agli oppressori. Non v’ era canzone popolare, che non ispirasse alla guerra, non v’era fo-
glio che non parlasse delle nostre speranze, non v’ era spettacolo o pubblico divertimeulo che non
fosse rivolto a sopperire ai bisogni della patria. ? Ora tutto è finito. ? O in Italia non ci son
più tedeschi, o non ci son più italiani.? In quanto ai Tedeschi, dice il Messagger Modonese,
che ci sono e ci stanno discretamente bene; gli Italiani poi, osserva il Corrier Livornese , che
scemano ogni giorno perchè i fiorentini son divenuti Croati , i Piemontesi diventano Svizzeri , e
andando di questo passo , i Romani diventeranno Boemi , i Toscani Dngaresi , 1′ Esercito Napo-
letano non avrà bisogno di diventare Austriaco , e cosi 1′ Italia sarà germanizzata tout bonnement,
senza bisogno della Dieta di Francoforte , e del Vicario non responsabile dell’ Impero.
Vi ricordate voi della guerra d’Indipendenza? Durò quattro mesi, e poi fu prorogata fino al
giorno della pace. Quattro mesi di guerra per una nazione di ventiquattro milioni sono anche trop-
po ? È vero che le Grecia , l’Olanda e la America durarono nella guerra anni ed anni , ma la
questione muta aspetto, perchè quei popoli volevano conquistare l’indipendenza coi fatti, e non
con le parole ? Intanto 1′ aura serenatrice della pace comincia a diradare i dubbj sulle vertenze
austro-italiche, e poiché Radetzky non ha voluto passare l’Isonzo, Carlo Alberto ha passato il
Ticino. La conclusione è la stessa, perchè il Ticino è un fiume come l’Isonzo, e Cari’Alberto è
un generale come Radelzky ?Dietro questo concordalo quel noto verso dil Giovanni da Precida
che dice: ripassiti V Alpi e tornerem fratelli , non sarà più allusivo ai Tedeschi, pia all’eser-
cito fraucuse, nel caso che un giorno o 1′ altro intervenisse in Italia.
( Estratto dal Lampione. )
Bologna 14 Ottobre 1848. ? Tip. Tiocchi.