Alcune parole in risposta all’esperimentp di conciliazione in data del 1 decembre 1831

ALCUNE PAROLE IN RISPOSTA ALL’ESPERIMENTO DI CONCILIAZIONE
IN DATA DEL t DECEMRRE 1851.
BOLOGNESI
Dispìacentissimo mi è oltremodo il dovere parlare di me al pubblico, e certamente noi farei, se non fossi costretto da necessità a difendere per amore di giustizia e del vero 1′ onore di un mio concittadino, così a tor-
to e con tanta viltà bassamente attaccato da un anonimo , che sfrontatamente ardisce di calunniare le persone a
nome di tutti i Cittadini di Bologna, sopra un supposto che nel fatto trovasi essere del tutto falso. A giustificazio-
ne adunque del Sig. Marchese Francesco Sampieri e di me sottoscritto esporrò veracemente come sieno le cose ,
e di quanto asserisco possono garantirne la veracità molte persone che ne erano già informate, e que’ pochi che
gentilmente meco si unirono come incaricate per quella beneficiata.
Nacque in me il pensiero, saranno tre settimane, di fare una beneficiata pegli Emigrati Italiani ; e pensai di
pregare , conoscendo per prova il loro patriottismo, que’ bravi cantanti che fecero le delizie de’ Bolognesi nel pas-
sato Autunno, e ne ebbi cortese risposta : ma per rendere più gradito lo spettacolo , e per richiamare un mag-
gior numero di persone , pensai che fosse vantaggioso pegli Emigrati stessi, che in detta sera n uovamente si can-
tassero i Cori del Guglielmo Teli da molte delle più illustri e gentili Signore della nostra città, non che da mol-
ti Signori. Fattone parte di questo pensiero al Marchese Sampieri, egli gentilmente acconsentì e di dirigerne le
prove e 1′ esecuzione, come pure d’incaricarsi d’ ossequiare le principali Signore onde per sì nobile fine voles-
sero aderire. Per superiori governative insinuazioni, abbandonai quel progetto ; ed in allora io pregai la Signora
Albini a cantare la romanza del Tebaldo ed Isolina, ed il Signor Brizzi a suonare un concerto a tromba :
ambedue gentilmente mi favorirono e graziosamente si prestarono : amavo pur anche un concerto a rio-
lino , e la persona che io pregai, volentieri avrebbe acconsentilo , se circostanze indipendenti da lui non
glie lo avessero impedito : allora mi fu cretto di rivolgermi al Signor Seghicelli, che io non abbastanza co-
nosceva per pregarlo a volere prestarsi in tuie serata . Mi rivolsi perciò al Marchese Sampieri, e gli dissi che
invitasse a mio nome il Sigoor Seghicelli e che gli proponesse dieci scudi a titolo di spese di viaggio se vo-
leva favorirmi col suonare in detta sera : gentilmente il Marchese spedì a sue spese un uomo a Cento con sua
lettera d’invito pel Seghicelli, il quale rispose non volere aderire se non gli si concedevano scudi venti : troppo
forte mi parve la somma , perciò risposi che se aderiva alla prima esebizione si fosse recalo alla piazza la sera
precedente ; e questa risposta fu pure nuovamente a spese del Marchese spedita a Cento. La Domenica sera poi
£7 Novembre pregai l’Orchestra a voler suonare gratis nella beneficiata, e tutti unanimemente acconsentirono,
se non che dopo due ore alcuni dell’Orchestra stessa vennero a me, e protestarono che nessuno di loro avreb-
be suonato senza essere pagato perchè suonava il Seghicelli, e perchè ad esso si erano conceduti scudi venti per
un concerto . Alle quali parole risposi che il Seghicelli avea ricusato di prestarsi , e che se solo perciò non
volevano più stare a quanto avevano promesso, io li assicurava che il Seghicelli non avrebbe suonato in detta se-
ra , perchè era più vantaggioso pegli emigrati stessi il risparmiare 43 scudi che importa seralmente 1′ orchestra,
che il pagare 10 scudi al Seghicelli quando fosse venuto , anche senza che egli avesse suonato.
Intanto io feci stampare il manifesto , e Seghicelli nessun’ altra risposta mi fece avere : solo la mattina del
martedì giorno stabilito per la beneficiata fui avvisato dal Marchese Sampieri che la sera precedente era giunto
in Bologna il Seghicelli e che accudiva alla prima proposta . In tal caso io non poteva né rifare i manifesti che
già erano affissi, nò ritirare la parola data all’orchestra, e perciò pensai a soddisfare il Seghicelli, senza che
egli suonasse. Presentatosi però esso al Teatro e saputosi da alcuni che egli doveva suonare, ma che per cagione
della parola, che io avevo data all’ orchestra glielo s’ impediva, pregarono e me e la Direzione degli Spettacoli
ed il medesimo Direttore d’ orchestra a volere cedere al pubblico desiderio col permettere che suonasse il Seghi-
celli , e ciò dopo molte preghiere si ottenne dall’ orchestra.
Ecco dunque la semplice e verace esposizione del fatto per cui si addimostra falso quanto dall’anonimo ca-
lunniatore si asserisce ; e cioè, che il Marchese Sampieri abbia trattato il Seghicelli o per proprio conto o per la
Società del Casino, falso che nella sera del £9 Novembre la Società suddetta trasferisse ad altra sera la sua Ac-
cademia per favorire lo spettacolo diretto al tanto nobile scopo di soccorrere i nostri esuli concittadini , perchè
1′ Accademia che fu il 28 doveva essere il giorno 25, e fu prorogata a detta sera per favorire la rappresenta-
zione della Commedia francese fatta al Teatro del Corso.
Se poi qualcuno pur vogliasi incolpare di non aver avvertito il pubblico che il Seghicelli suonava in detta
sera , non certamente lo si potrà: non il Marchese Sampieri né me, ma il Seghicelli che in prima si ricusò, poi
che. venne alla piazza senza darne un preventivo avviso; o que’Signori Professori d’orchestra, che a me prote-
starono di non volere gratuitamente suonare, se pure suonava il Seghicelli.
Perciò ingiusto ed interamente falso è il rimprovero che l’assi al Sig. Marchese , né egli ha potuto arrecare
danno agli Emigrati, ma anzi per quanto è stato dipendente da lui si è gentilmente prestato con ogni cura ac-
ciò tutto riuscisse di pieno vantaggio ed aggradimento. Per queste ragioni adunque, io quale incaricato ricuso e
ricuserò mai sempre i venticinque scudi che sì generosamente il Sig. Marchese con sua lettera già resa pubblica
colle stampe ha mandati ai Signori Landi e Roncadelli , ed affermo che li ricuso perchè l’accian parte dell’ in-
troito di quella serata; poiché abbastanza chiaro è che il Sig. Marchese non deve nessuno rifacimento di danni
che non ha in alcun modo cagionato. Né perciò si creda che il Sig. Marchese abbia voluto ritirare li suddetti
venticinque scudi sebbene da me ricusati, che anzi è sempre fermo, che sebbene da tutti sia conosciuta la falsi-
tà di una sì ingiuriosa calunnia , è sempre fermo dissi a volere che la suddetta somma vadi a favore dei nostri
infelici Emigrati.
Ciò dovevate sapere voi tutti o miei concittadini , ciò amavo sapesse quel vile calunniatore che vituperosa-
mente , ma nascostamente azzardava di dire al Sampieri che almeno una volta dasse prova di attaccamento ai
suoi Concittadini, contribuendo, se non ha potuto al vantaggio, almeno al lustro e decoro di una rappresenta-
zione a loro vantaggio destinata ; perchè paruri avere già abbastanza chiaramente dimostrato come pei surriferiti
fatti egli abbia contribuito ed al vantaggio ed al decoro di una tale beneficiata.
Questa ingenua e dettagliata esposizione dei fatti comprova abbastanza , o Bolognesi , la sconvenienza o a dir
meglio la falsità dello scritto senza pudore emesso in nome vostro contro il Sig. Marchese Sampieri da un male
intenzionato, che già palesa abbastanza la propria coscienza coprendosi col manto della viltà ; né basta a costui
il denigrare con false parole 1′ onore di un virtuoso Cittadino , ma porta la sfrontatezza sino alle minacce, co-
me chiaramente indicano le parole S esperimentare la via esecutiva s parole che io non saprei troppo, o Bo-
lognesi, di che titolo qualificare in chi agisce celato fra le tenebre. E por vero, se Egli si fosse sentito forte della
ragione , a che farsi un riguardo dal nominarsi, o sentendosene privo che altro svelano quelle indegne parole se
non un progetto più indegno ancora, un infame attentato solo degno di barbari popoli e di altre età? Ed è in
nome vostro, o Bolognesi, che si osa emettere simili calunnie e simili minacce ! Ah ! rispondete loro una volta per
sempre che il vostro nome sta solo , come è stato in ogni tempo unito ad Atti e Parole di Giustizia e di Ge-
nerosità , che mal si chiede la probità con si improbi mezzi , e che 1″ abusare sì indegnamente di quella tolle-
ranza che i tempi ci concedono non significa amarla ma piuttosto volerne la distruzione.
FRANCESCO ARIA
Incaricato alla Beneficiala a favore degli Emigrali.

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Estremi cronologici: 1831 dicembre 01 dopo
Segnatura definitiva: MRI0317
Descrizione fisica: c. 1
Dimensioni: 40X24 cm
Colore: bianco e nero
Autore: Aria Francesco
Lingua della documentazione: italiano
Descrizione del contenuto: Incipit: Dispiacentissimo mi è oltremodo il dovere parlare di me al pubblico, e certamente noi farei, se non fossi costretto...
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