Al suo dilettissimo clero e popolo grazia pace da Dio Padre e dal Signore Nostro Gesù Cristo
FR. GIULIO ARRIGONI
dell’ordine de’ minori della più stretta osservanza di San Francesco
PER LA GRAZIA DI DIO E DELLA S. SEDE APOSTOLICA
Arcivescovo di Lucca e Conte
DELLA SANTITÀ’ DI N. S. PAPA PIO IX
PRELATO DOMESTICO E ASSISTENTE AL SOGLIO PONTIFICIO
Al suo dilettissimo clero e popolo grazia pace da Dio Padre e dal Signore Nostro Gesù Cristo
Nel santo costume che all’ avvicinarsi del tempo quadragesimale ogni Pastore indirizzi
al popolo alle sue cure raccomandato alcune parole di Fede, di religiosa Pietà,
e di cristiana virtude. Anche Noi abbiamo qui V intendimento di farlo; ma vel
confessiamo con dolore, Venerabili Fratelli e Figli dilettissimi, non troviamo un
pensiero che non sia triste, in cui riposare la nostra mente, un’ idea che ci rallegri
lo spirito e che possa essere consolante argomento alla nostra parola. No, Noi
non vogliamo illuderci, e molto meno vogliamo fare illusione a voi, Figli che amiamo
quanto 1′ anima nostra: i tempi son tristi! Mali gravissimi per lutto innondano,
in molli vien meno la fede, si spegne la Carità, la speranza si dilegua da cuori
inariditi che più non credono, non amano, non isperano nelle misericordie e nelle
giustizie eie ne. Che abbinino noi fatto di quella Religione santissima di G. C. di
quo’ foni convincimenti cristiani che ponevano I’ uomo nelle lotte della virtù con
forza invincibile; che lo faceano vivere una vita continuata di sagrilìzio per l’amore
di Dio e de’ suoi fratelli, rivolto lo sguardo a’ secoli infiniti? Se questa Città nostra
nella sua maggioranza per mercè di Dio non è ancora precipitata nella miscredenza,
e il popolo Lucchese è sempre fedele alla Religione de’ Padri suoi, pure ditemi,
per molli anche fra noi che è diventila la parola di G. C. e della sua Chissa? Alcuni
vivono nella più crassa ignoranza fino degli elementi della evangelica
Dottrina, o se mai ne’dì dell’ infanzia rappresero, non vi pongono più mente, anzi da
Lei si distraggono perchè rimproccia la loro vita, o perchè la credono una
inutilità; altri che senza cristiana umiltà applicano V ingegno alle lettere e alle scienze,
la credono una bella fantasia, un beli’ argomento per iscrivere alcune pagine
immaginose, un lusso della mente, una vanità, un’ ostentazione, e finiscono ad essere
filosofi più o meno profondi secondo il valore della lor mente, poeti immaginosi o
freddi secondo che si scalda la loro anima, credenti non mai; finiscono a dire delle
parole, delle frasi armoniose perchè V espressione cesia meno del sentimento, Alcuni
si piacciono d’ un Cristianesimo fantastico, progressivo, che io non saprei nemanco
io come chiamarlo, perchè è un Cristianesimo senza coscienza, senza nomcv senza
forma determinala, fondato piuttosto sull’ immaginazione che sul convincimento, ricevuto
come un trastullo dello spirilo umano anziché come altare dell’Eternila. Altri
fanno del Cristianesimo una dottrina politica, un elemento di civile sapienza, un
mezzo per ottenere sociali virtù, ma senza Fede e coscienza, e falsano così V essenza
del Cristianesimo che è l’unione dell’ uomo con Dio come line primo ed ultimo,
mentre la Religione de’ politici è al più f unione dell’ uomo con Dio come
mezzo di prosperità della società umana, e vi è lutto subordinato alla vita temporale.
Per cosifatla maniera è snaturato lo spirito della Religione, la quale avendo
sempre di mira Y eterno, viene ristretta fra’ brevi confini del tempo, e le si dà per
fine la felicità temporanea del genere umano, mentre questa non è che accidentale
alla Religione che ha sotto il suo impero il presente e 1′ avvenire, terra e Cieli,
secoli o generazioni. 11 Dogma cristiano perchè verità è necessariamente immutabile;
il mondo innanzi a lui non è che una figura che si altera e scompare; i Cieli slessi
non sono che una tenda innalzala sul capo dell’uomo, che sarà in breve ripiegata, e
che invecchicrà come una veste: lutto passa innanzi la Parola del Signore la
quale sta immobile di mezzo a queste vicissitudini umane senza partecipare alle sorti
di decadimento e di morte delle opere della terra. La Religione è qui sul mondo
la parola e V imagine di Dio; e mentre tulio si muove intorno a Lei, è come una
rappresentanza dell’ Eternità, Come adunque i Politici vorrebbero farne tal cosa che
si modificasse come il pensiero dell’ uomo? Deh! come si va ( forse anche senza avvisarsene
) scrislianizzando il mondo. Deh! come il secolo dottamente superbo è accecato
dallo sdegno di Dio. Eccovi storia applicazione che è fatta alla vita delle
dottrine di G. C. che dovrebbero santificarla! Eccovi ignoranza e falsa dottrina,
idioti e sapienti rivolti a guastare 1′ opera dell’ Evangelio e della Chiesa per forma
che se Iddio misericordioso non mette mano a illuminare e raddirizzare le menti. Noi
proviamo raccapriccio in pensando subbisso di sciagure in cui le nostre presunzioni
orgogliose ci precipiteranno. E se in peculiar modo chi ha intendimento, coltura e
lettere, e che dovrebbe esser maestro di cattoliche dottrine alla gente incolla e di
bassa mano, leggendo più non intende la Parola del Signore perchè sdegna sentirne
la vera significazione e infallibile dal Magistero della Chiesa, e anzi quest’ ulmo
dispelta e vitupera, deh! lasciale che nel dolore dell’ anima io vi domandi: in
queste superbie dell’ intelligenza, in quest’ anarchia dello spirito ove audiamo noi,
mici righi
Ne è già, che manchino, sapete, uomini d’ ingegno che nella lucidezza della lor mente
non sentano il bisogno di radicare nello spirito umano principii morali, ma
non potendo a questo adoprare una Fede che e’ medesimi non hanno, sei fanno con
astrazioni fredde, con una sottigliezza di premesse e d’induzioni che riesce nulla per la
maggior parie delle intelligenze che non puonno seguirli in siffatte filosofie. Chi arriva poi
a capire il loro concello, trova che partendo dalla cristiana credenza sarebbe arrivato
per un cammino meno faticoso ad una virtù più piena, luminosa, perfetta, poiché dietro
loro bene spesso dopo avere affaticalo la mente si perviene ad un vero smozzicato e
sterile. No, 1′ umana generazione non abbisogna di uomini che disputino, ma d’ una
credenza che determini alla virtù. La via del ragionamento è troppo lunga, dillicile,
orgogliosa, e se i dogmi cattolici non la temono, perchè la verità mai ebbe
a temere della ragione, non è però questo il modo d’ incamminare le generazioni
alla virtù. Vuol’esser Fede. II credente dalla sua coscienza trae la sua ragione, e’1
suo costume, e sa cui ha credulo. E’medesimi questi colali Maestri d’una saviezza tutta
umana, quand’ anche riescano a farsi intendere, puonno conoscerlo se ‘1 vogliono,
che questo modo di rendere virtuosi gli uomini è inutile, quando non torna
a danno, conciossiachè non facciano che ammaliarci, addormentarci per un* istante,
finché ci svegliamo nello slato di pria, e assai delle volte in condizione peggiore.
Dissi a bello studio in condizione peggiore, e bene sta, perchè colie dotte lor
carie ci pingono la virtù sì bella, sì facile, I* adornano per guisa che spesso arrivano
a persuaderci di poter esser di per noi stessi virtuosi, invece di mostrarci la
nostra impotenza staccati dal Cielo, e quasi non ci bastasse T esser deboli, ci rendono
orgogliosi eziandio. Noi siamo ammalati, e costoro invece di curare la nostra
infermila, ci assottigliano la mente, e lasciano che il male s’ innoltri a sua posta (1).
Anche una volta; noi siamo infermi e questi sapienti, per quantunque in grado eminente
lo sieno, invescandoci la mente nelle ambagi di un ragionamento superbo nel momento
che dovremmo essere sanali con la fede ne’ Dogmi Cattolici, che vale con la verità
semplice, umile, spedila, ci ajutano a rincontro a logorare quel pò di forze che
ci rimane, insegnandoci a trascinare le membra languide e pesanti per il letto che
ci si è fatto nojoso; ovvero ci persuadono che abbiamo forze bastanti per reggere
di per noi sulle piante, e sul duro letto proviamo ad alzarci, ma tosto ci si fa bujo
agli occhi, tentenniamo un momento, e come corpo morto cadiamo senz’ alito e
senza vita. Questa è V opera del ragionamento umano che ha voluto porsi in luogo
della Fede, e così il male che non opera l’ignoranza, lo compie la scienza. Questo
parmi fé sallo Iddio se vorrei sinceramente che non fosse^ il carattere de’tempi
che viviamo miserabili e presuntuosi, a’quali non si può nemmanco rimproverare
i mali che gli deturpano, perchè nell’orgoglio che gli fa travedere si credono saliti
all’ apogeo della saviezza e della gloria. Se si domanda loro fede e cristiana virtù,
chi risponde che ornai dovechessia sono strade ferrate, che le macchine filano a molte
insieme, che il vapore sospinge grossi legni per l’Oceano, che i traffici e le industrie
approdano a9 lidi i più remoti; chi dice che il canto e 1 suono recano senso di imova
dolcezza, che le Frinì danzano a più giusta misura, che le suppellettili ridono
d* inusitata magnificenza. Sia con Dio, ma intanto le coscenze in molti sono ottuse
o morte, il carattere dell* animo è infiacchito, le virtù sono timide, peritose e rare,
le cupidigie disordinale, non un affetto polente, non un sagrilizio generoso, voilo
ogni spirito in basso, spenta la cristiana energìa nell’anima; solo una civiltà garrula,
bagattelliera, impotente perchè incredula. Intanto bene spesso ci vengono venuti
uomini che appena di quattro lustri sono senza lealtà nell’ amicizia, senza rispetto
po’ Padri loro, senza venerazione per la Divinità, d’ ogni autorità beffardi
schernitori che dispettano lutto ciò che il tempo, una sana Filosofia e la Fede religiosa
aveano consccralo, abbandonali all’anarchia dell’ intelletto, al tumulto de’ sensi. I più
onesti non dirado sono quelli che stanchi de’ loro vizii, si trovano ridotti a quella
nausea che al crapulone rimpinzalo di cibo tiene luogo di temperanza; saggezza
ignominiosa come la loro malvaggilà. La coscenza degli uomini non poggiando nell’idea
delle giustizie eterne, ma nel nostro ragionamento come noi infermo e failace,
tutte virtù vanno in dileguo. Se questi colali dall’ anima inaridita dall’ orgoglio
e dalla indifferenza religiosa dicono di credere ancora in Dio, ponendo mente
alla loro vita inacciaia da vizii ci’ ogni maniera, si conosce subito Iddio per essi non
essere più altro che una voce ampollosa di cui fanno uso per un resto di pudore.
Se dicono di essere religiosi, inforno la loro credenza poi anziché consultare la Chiesa
eustodìtrice e Maestra infallibile della Parola del Signore, ne domandano il loro
intelletto e il loro cuore spesso da passioni viziali e sempre al male inchinevoli; il
perchè la Religione che professano è impolente a riformare il loro costume. Se mostrano
desiderio di cristiana virtù, fate attenzione, e vedrete che è solo per orgoglio
che la desiderano; e siccome ella non prende stanza che in umile cuore, così essi
non F avranno mai, e nel momento che arriveranno a credersi virtuosi si saranno
falli anche ipocriti. Così Y uomo che non ha più altra fede che nella sua intelligenza
le ne’ suoi lumi è umiliato da Dio. Impotenza dell* uomo, e giustizia di Dioche punisce
le nostre matte superbie!
Venerabili Fratelli e Figli dilettissimi, Noi sentiamo di avervi afflitti raccontandovi
in poche parole la perdita in molli o l’infiacchimento della Fede religiosa
che è la grandissima di tutte le miserie de’tempi nostri, e me ne dorrebbe se
questa afflizione non potesse esservi salutare. Nel dolore dello spirito umiliale
l’inlelletto appiè della Croce, e vedete che egli non insuperbisca; state in sull’avviso
di non essere sedotti da orgogliosi e fallaci ragionamenti; gridate a Dio la notte
e ‘I dì «¦ Crediamo, o Signore, ma Tu ajuta la nostra incredulità, e ci venga
meno la vita prima che cessiamo di avere fiducia in Te, e nel Magistero della
tua Chiesa. ? Adopratevi poi nell’opere della Fede ammaestrando, confermando voi
medesimi e i vostri fratelli nella cattolica Dottrina, e non polendo il vostro zelo
estendersi a* lidi più remoli ove sono pure figli di Dio che vivono nell’errore, e
che non devono sfuggire alla vostra Carila, unitevi alla pia Aggregazione per la
Propagazione della Fede, santissima istituzione che in parlieolar modo qui
raccomandiamo a’ Parroehi della nostra Diocesi
Siccome poi le passioni e le male opere nostre sono quelle che prime offuscano la mente
e che tentano la nostra Credenza per la ragione che questa le
giudica e le condanna, così principalmente nel prossimo tempo quadragesimale purificate
la vita, regolate le cupidigie disordinale, Santificate gli affolli, rivolgeteli a
tulio ciò che è virtuoso e santo, e gli esercizii cristiani nudriranno la Fede, e la
Fede darà vita all’opere cristiane. Ma la carne è nemica dello spirilo; dunque
devono crocifiggersi i sensi perchè l’anima si sollevi da quest’ ingombro di creta,
senta la sua dignità, la coscienza, Iddio; dunque dovete mettere singolare diligenza
nell’osservanza del quadragesimale digiuno, acciò lo spirito la vinca sulla
carne, e la ragione del senso trionfi, che è il line santo che la Chiesa prefigge
airimminenie astinenza che Ella c’impone.
In ordine poi a questo quadragesimale digiuno del quale è fatto a tutti strette
comandamento, il Romano Pontefice nella sua clemenza concede che tulli i nostri
diocesani, compresi i Regolari dell’uno e dell’altro sesso non astretti da volo speciale,
possano nel tempo quaresimale, e nell’unica comeslione, far uso delle carni anche
non salubri, dell’uova e de’ latticini, violala in qualunque giorno la promiscuità
di carne e di pesce. Voglionsi però eccettuati il primo, e gli ultimi quattro
giorni di Quaresima; i tre giorni de’ quattro tempi, le vigilie di S. Giuseppe, e
della SS. Annunziala, ne’ quali giorni i soli cibi di magro sono permessi. Negli
altri giorni di Venerdì e di Sabbato è permesso l’uso dell’uova e de’ latticini pa-
rimente nell’unica comeslione. A secondare poi i desiderii del S. Padre ordiniamo
a tulli coloro che si varranno del presente Indulto di visitare la Chiesa Parrocchiale,
e i Religiosi e Religiose la propria Chiesa, una volta ogni settimana, pregandovi
secondo la nostra intenzione. È parimente a ognuno permesso da apostolica
Facoltà, compresi i Regolari dell’uno e dell’altro sesso, non astretti da voto speciale,
per lutto Tanno 18S1 Fuso de’ condimenti di strullo e di lardo m ludi i m’orni
vietati, eccettuando però il giorno delle Ceneri, i tre giorni de* quadro tempi dell’anno,
le vigilie di S. Giuseppe, e della SS. Annunziata, gli ultimi quadro giorni
della Settimana Santa, le vigilie della Pentecoste, de’ SS. Apostoli Pietro e Paolo,
dell’Assunzione della B.ma Vergine Maria, di tutti i Santi e della Natività di IN. S. G. C.
Pregate per il Supremo Gerarca della Chiesa, il Padre de’ Pastori e de* pòpoli;
pregate per l’augusto nostro Principe, e per tutta la Reni Famiglia che a
lunghi anni il Signore conservi e prosperi: pregate miei Figli, anche per me poverello
che posto nelle angustie di difficile reggimento, non abbia a cadere sodo il peso cui
Iddio mi sobbarcava, e a incontrare la collera dell’Onnipotente, Abbracciandovi
nella Carità di G. C vi benediciamo nel nome del Padre, del Figliuolo, e dello
Spirilo Santo. Così sia.
Lucca dal nostro Palazzo Arcivescovile
A dì 25 Febbraio 1851.
FR. GIULIO ARCIVESCOVO DI LUCCA
Carlo BISCOTTI cav. Ar.civ.
LUCCA TIP: ARCIV. Benedini Guidotti 1851