Ai Romani
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Dopo tre lustri che su voi sventurati si aggravava la ferrea tirannide di Gregorio XVI, il quale a un Lambruschini, a un Freddi, a un Nardoni lasciava decidere dell’onor ]
vostro, delle vostre sostanze, della vita, Dio parve sentire
pietà delle miserie vostre, e ad asciugare le vostre lagrime, i
a sanare le vostre ferite, volle che il Seggio Pontificale ]
venisse occupato da quel Pio che in men d’un anno em- i
pie del suo nome non che Roma e Italia, l’Europa e il !
mondo. Perdonò gl’insorti, allargò la stampa, permise gli i
asili infantili e i congressi scientifici, concesse le strade
ferrate, organizzò la Guardia Civica; e pose mano ad al-
tre riforme di cui sentivasi universalmente il bisogno , e
che fecero andare il suo nome lodato e benedetto sulle
bocche di tutti. Eppure voi non siete felici, non siete ne
potete essere contenti. E perchè? perchè il verme del Ge-
suitismo e della Polizia, contamina, avvelena ogni conces-
sione dcii’amato Pontefice; perchè fra lui e i suoi sudditi
s’interpongono sempre gli uomini del regime Gregoriano,
che con dolore dei buoni, e meraviglia di lutti conservano
i loro curiosi, gli stipendj,: gli onori, e dall’alto dei loro
seggi, da! fondo delle loro segrete conventicole, si ridono
delie vostre speranze, attraversano i vostri passi, e consu-
meranno la rovina delia patria, se voi non vi provvedete,
se, prevenendoli, non togliete loro la facoltà dì nuocervi.
E che aspettate voi dunque? non vedete che il Governo,
o debole o incerto o ingannato lascia ogni giorno guada-
gnar nuovo terreno ai vostri nemici? ov’è la vostra antica
energia, ove il forte sentire per cui tante volle faceste
tremare Gregorio nel sanguinoso suo seggio, benché di
sgherri innumerevoli circondato? non vedete quanto delle
promesse e degli augurii sempre minore sia il fatto, per
opera di quei tristi che la improvvida indulgenza di Pio
serbò a suscitargli intoppi d’ogni maniera, a tradire, ad
adulterare i suoi divisamenti, a rendere insomma malconi
te.ato e iufeù’ce un popolo ch’ei vuole e contento e l’elice T
Fu allargata la stampa: mai vostri giornali non fan pietà
a vedersi, colle loro innumerevoli reticenze, coi vuoti, colla
contorsione delle frasi evidentemente torturale da una inetta
o malevola censura? ciò che si stampa in Toscana a voi
sovente non si permette di riprodurre, e articoli a cui la
Censura Romana non accordò l’imprimatur, vediamo di
tratto in tratto venire ad accattare un posto nelle colonne
dei nostri giornali. È stata organizzata la Guardia Civica;
ma non vengono da essa tuttodì esclusi i migliori e no-
minati a capi taluni noti a tutti quali retrogradi e indegni
di sovrastare a tanti uomini liberi e onorati? E non ri-
mane in vita ancora quella perversa setta Gesuitica , che
la destra di Pio colla più giusta delle scomuniche già aver
dovrebbe fulminato? e tu o Pio, che tardi a imitare il
magnanimo esempio di Ganganelli? non odi la voce del
tuo Gioberti che con eloquenza unica anziché rara, ed in
pagine monumentali svolge la lunga tela delle infamie,
delie ipocrisie, dei tradimenti Gesuitici; e coli’occhio ri-
volto al Vaticano grida instancabile: Delenda est Car-
tago ?
0 Pio ix che fai! 0 Romani che fate? Due furie,
due serpi, Gesuitismo, e Polizia vi stringono entrambi e
finiranno, se più indugiate,per soffocarvi entrambi. Imi-
tate, ci sia lecito il dirlo senza orgoglio e senza vanità,
imitate i Toscani. In brevissimo spazio di tempo essi vi
raggiunsero e vi superarono ; e se Leopoldo fu secondo a
Pio nel concedere, ei col concedere più largamente acqui-,
sto legittimo diritto al Primato fra i Principi Riformatori?¦
Imitate i Toscani che non vollero a Pisa neminen l’ombra
tollerare del Gesuitùmo, che in Livorno, con esempio uni-
co nella storia, imprigionarono la Polizia , e mostrarono
che un popolo civilizzato non ha d’uopo, per essere con-
tenuto, degli arnesi ragginosi d’un decrepito dispotismo;
e che fecero finalmente comprendere al Governo che i
tempi dell’Assolutismo erano per sempre passati, e che a
voler assicurare la interna tranquillità, e la esterna indi-
pendenza era mestieri, non di birri e d’influenze straniere
ma di buone leggi, di franchigie, di garanzie d’uomini e
d’istituzioui, e dell’amore e fiducia dei popoli?L’insulto
Austriaco della occupazione di Ferrara ha commosso non
solo Italia ma Europa tutta; qual soddisfazione ottiene il
Governo Pontificio dal Gabinetto aulico , quale soddisfa-
zione ottiene l’Italia? 11 Pontefice fa astrazione dalla que-
stione di diritto e propone lo slatti quo, che non può
dirsi più tale, una volta che gli Austriaci dovranno occu-
pare tre quartieri, collo spedale, e insieme ai soldati del
papa guardare la città. ?Una congiura Austro-Gesuitica
si è scoperta in Roma: ed accennò avere diramazioni in
tutta Italia; un processo doveva essere istituito… che cosa
s’è fatto finora? i rei ingrassano nel loro carcere e forse,
quando men ve l’aspettate udrete la nuova della loro eva-
sione. Dormite o Romani? La peste dottrinaria ha intorpi-
dito il sangue nelle vostre vene? un sistema di malintesa
moderazione paralizza le vosrte forze, fa svaporare il vo-
stro entusiasmo, vi fa perdere le più belle opportunità, e
dà ogni agio al nemico d’Italia d’ unirsi, d’intendersi e
di rendere frustranee le nazionali speranze. E intanto i
nostri fratelli delle due Sicilie, che avrebbero tant’ uopo
de’ nostri soccorsi, le cui teste sono messe a prezzo, cado-
no vittime della stoltizia di Re Ferdinando e della ferocia
dello iniquo Del Carretto, del Gesuita Code e dogi’ infer-
nali loro aderenti e fautori; intanto il Piemonte accasciato
sotto il predominio gesuitico può appeua levare un debole
grido d’indipendenza e di nazionalità; intanto Panna e
Modena curvate sotto il giogo dell’ Austriaca Messalina, e
del figlio dell’ assassino di Menotti, rimangono a forza
segregate dal mov imento Italiano, perchè ad ogni più u-
mile richiesta di miglioramenti e di riforme i despoti che
le manomettono risponderebbero colle bajonelte e col can-
none. E voi dormite o Romani? Voi che tante vollespar-
, geste generosi il vostro sangue per sottrarvi all’ obbro-
i briosa dipendenza tedesca, per iscuotere la tirannide Gre-
goriana?
Su, destatevi per Dio! incuorate il vostro Princpe a
proseguire animoso nel sentiero delle iniziate riforme.
Incitatelo a levare dal potere di cui sono indegni, i suoi
e vostri nemici. ? Rammentategli che l’Europa attende
veder ripigliare da lui i magnanimi concetti d’Ildebrando
e di Giulio secondo; rammentategli che Pio IX. deve,
nelle imprese, superare di tanto questi due coraggiosi Pon-
tefici, di quanto essi superarono la lunga schiera dei loro
oscuri predecessori.
VIVA PIO IX.
Iniziatore e capo della lega Italiana.
VIVA L’INDIPENDENZA, VIVA LA LIBERTA .
Livorno 10 Ottobre 1647.
I TOSCANI.