Ai molto reverendi parrochi e a tutto il clero della diocesi di Pistoia

Ai Molto Reverendi Parroehi e a tutto il Clero
della Diocesi di Pistoia.
Ai Molto Reverendi Parroehi e a tutto il Clero
della Diocesi di Pistoia.
I fatti che nell’ordine politico si sono in poco tempo succeduti, sono talmente straordinarii ed impensati, che siamo costretti di esclamare : Qui vi ha il dito di Dio ! E tanto più ci sen-
tiamo spinti a riconoscere questa verità, in quanto vediamo che la Religione, anziché scadere nel
cuore dei popoli, per tali mutamenti civili, ella trionfa potente, e forza al rispetto e alla vene-
razione coloro medesimi, che dianzi confondendola colla schiavitù, empiamente la maledivano. Sì,
se nuovi e più felici tempi cominciano per 1′ Italia, si deve alla Religione. Il Pontificato, alla cui
potenza si era voluto fin qui discredere, ha scosso e crollato i Potenti del secolo, ha messo la
confusione nel Regno della forza e dell’ arbitrio, ed ha suscitato quello della Giustizia e della vera
civiltà, che sempre fu nel cuore dei buoni Principi. Adoriamo le vie della Provvidenza, che Dio
si è degnato di manifestarci così splendidamente, e seguiamole noi primi, ed additiamole a coloro
che sono commessi alle cure del santo nostro ministero. Questo è il dovere che solennemente ci
incombe; questo è il dovere, Onorandi Sacerdoti, eh* io vengo nel nome di Dio e con acceso zelo
a raccomandarvi.
E prima sarebbe nostro desiderio che nelle Chiese Parrocchiali si facessero speciali preghiere,
acciocché le nuove istituzioni civili progrediscano trionfalmente a quel fine, che secondo la mente
dei Principi Riformatori, e massime del santo ed immortale PONTEFICE che ne fu l’ispiratore.
Grandissime difficoltà si attraversano al conseguimento di questo fine: le voglie smoderate di chi
tutto spinge agli estremi; le paure dei pusillanimi; la tenacità di chi vuole le vecchie cose, non
perchè buone, ma perchè profittevoli a loro soli; la corruzione e la irreligione (il male è da per
tutto”) di alcuni cuori signoreggiati dalle male passioni; le ambizioni, le cupidigie, che sollevansi
facilmente nei grandi mutamenti civili; sono gli ostacoli che si oppongono al fine cui ci incammi-
niamo , e che noi Sacerdoti e Pastori dei popoli dobbiamo rimuovere prima colla preghiera e poi
colla istruzione.
Perciò sarebbe in secondo luogo nostro desiderio che specialmente i Parroehi istruissero i loro
popoli non solo dall’ altare, ma molto meglio nelle private conferenze, sopra lo Statuto Costitu-
zionale, mostrando in che consistano i vantaggi di esso, e quale sia il modo di poterli consegui-
re. Così essi non solo adempieranno un dovere civile, ma sì anco religioso, perchè per questo modo
verranno a far conoscere al popolo i suoi doveri, i suoi diritti, e il modo di osservare gli uni e
gli altri conforme la giustizia, che è quanto dire, conforme la santa legge di Dio.
E poiché lo Statuto Costituzionale dà facoltà al Popolo di eleggere i suoi rappresentanti a
trattare i suoi più vitali interessi dinanzi al Principe, è debito nostro ministero di istruire i no-
stri parrocchiani sul dovere santissimo che loro incombe, di dare orecchio, in queste così gelose
elezioni, solo alla voce della coscienza, senza lasciarsi vincere da indegni rispetti, che aggravano
1′ anima di peccato, e che tradiscono il pubblico bene. Esortino i meno istruiti, e coloro che più
sono soggetti alla tentazione di errare, a prendere in ciò consiglio dalle persone più probe e più
assennate, e procurino di creare in loro una coscienza retta e delicata.
Inoltre poiché vi hanno sempre dei cattivi , che con sottili e scaltri modi spargono paure e
diffidenze ad eccitare scandali e insubordinazioni; predichiamo a quelli che possono essere stati in-
gannati : che parte integrale della obbedienza religiosa è la obbedienza civile : che non si può es-
sere perfettamente soggetti alle leggi di Dio, se non rispettiamo anche le leggi dello Stato, aven-
doci il Divino Maestro insegnato che — rendiamo a Cesare quello che è di Cesare. — Ed a coloro
cui fosse insinuato, che le nuove istituzioni non furono date, ma strappate al Principe con vio-
lenza e che fa opera a lui grata chi a quelle resiste ; mostriamo come questa sia perfidia di som-
movitori: ed a convincerli pienamente, citiamo loro le parole stesse del Principe, il quale ha detto
di avere non per altro conceduto le Riforme, se non perchè egli ha riconosciuto esser giuste ed
utili non solo ai governati, ma sì anche ai governanti. —
Finalmente dovrò io ricordarvi, o miei onorandi Confratelli, che molti generosi hanno preso
le armi per difendere la Patria ? Che sono corsi a versare il loro sangue per difendere sul campo
dell’ onore i nostri diritti ? Non è questo accaduto ora sotto i nostri occhi ? Non abbiamo noi ve-
duto quelle generose schiere di giovani, ai quali si univano volonterosi uomini cospicui per dot-
trina, per nobiltà, per ricchezze, non le abbiamo vedute correre incontro ai disagi e ai pericoli,
affine di assicurare la comune felicità ? E noi non siamo noi cittadini ? Se il nostro ministero ci
vieta 1′ uso delle armi, non potremo in altra guisa giovare la patria? Sì possiamo, e dobbiamo
farlo. Risuonino le nostre Chiese delle preghiere al Dio degli eserciti, che conceda la vittoria alla
giustizia ed alla evangelica libertà. Spargiamoci tra ‘1 popolo, che più ha bisogno del pane della
nostra parola, e predichiamo quelle virtù che, mentre rendono gloriosa la patria terrena, prepa-
rano la via al nostro trionfo nella patria celeste. Le nostre insegne non si spieghino per nessuna
fazione, ed il nostro ministero non sarà calugnato. La RELIGIONE e la PATRIA, ecco ciò che
deve informare il nostro cuore, dirigere le nostre azioni, infiammare le nostre parole.
Dato in Pistoia dalla Curia Vescovile li 24 Marzo 1848.
ARCIPRETE ANGIOLO CECCOM VIC. GEN.
– Tip. Tiocchi ?, che siamo costretti di esclamare : Qui vi ha il dito di Dio ! E tanto più ci sen-
tiamo spinti a riconoscere questa verità, in quanto vediamo che la Religione, anziché scadere nel
cuore dei popoli, per tali mutamenti civili, ella trionfa potente, e forza al rispetto e alla vene-
razione coloro medesimi, che dianzi confondendola colla schiavitù, empiamente la maledivano. Sì,
se nuovi e più felici tempi cominciano per 1′ Italia, si deve alla Religione. Il Pontificato, alla cui
potenza si era voluto fin qui discredere, ha scosso e crollato i Potenti del secolo, ha messo la
confusione nel Regno della forza e dell’ arbitrio, ed ha suscitato quello della Giustizia e della vera
civiltà, che sempre fu nel cuore dei buoni Principi. Adoriamo le vie della Provvidenza, che Dio
si è degnato di manifestarci così splendidamente, e seguiamole noi primi, ed additiamole a coloro
che sono commessi alle cure del santo nostro ministero. Questo è il dovere che solennemente ci
incombe; questo è il dovere, Onorandi Sacerdoti, eh* io vengo nel nome di Dio e con acceso zelo
a raccomandarvi.
E prima sarebbe nostro desiderio che nelle Chiese Parrocchiali si facessero speciali preghiere,
acciocché le nuove istituzioni civili progrediscano trionfalmente a quel fine, che secondo la mente
dei Principi Riformatori, e massime del santo ed immortale PONTEFICE che ne fu l’ispiratore.
Grandissime difficoltà si attraversano al conseguimento di questo fine: le voglie smoderate di chi
tutto spinge agli estremi; le paure dei pusillanimi; la tenacità di chi vuole le vecchie cose, non
perchè buone, ma perchè profittevoli a loro soli; la corruzione e la irreligione (il male è da per
tutto”) di alcuni cuori signoreggiati dalle male passioni; le ambizioni, le cupidigie, che sollevansi
facilmente nei grandi mutamenti civili; sono gli ostacoli che si oppongono al fine cui ci incammi-
niamo , e che noi Sacerdoti e Pastori dei popoli dobbiamo rimuovere prima colla preghiera e poi
colla istruzione.
Perciò sarebbe in secondo luogo nostro desiderio che specialmente i Parroehi istruissero i loro
popoli non solo dall’ altare, ma molto meglio nelle private conferenze, sopra lo Statuto Costitu-
zionale, mostrando in che consistano i vantaggi di esso, e quale sia il modo di poterli consegui-
re. Così essi non solo adempieranno un dovere civile, ma sì anco religioso, perchè per questo modo
verranno a far conoscere al popolo i suoi doveri, i suoi diritti, e il modo di osservare gli uni e
gli altri conforme la giustizia, che è quanto dire, conforme la santa legge di Dio.
E poiché lo Statuto Costituzionale dà facoltà al Popolo di eleggere i suoi rappresentanti a
trattare i suoi più vitali interessi dinanzi al Principe, è debito nostro ministero di istruire i no-
stri parrocchiani sul dovere santissimo che loro incombe, di dare orecchio, in queste così gelose
elezioni, solo alla voce della coscienza, senza lasciarsi vincere da indegni rispetti, che aggravano
1′ anima di peccato, e che tradiscono il pubblico bene. Esortino i meno istruiti, e coloro che più
sono soggetti alla tentazione di errare, a prendere in ciò consiglio dalle persone più probe e più
assennate, e procurino di creare in loro una coscienza retta e delicata.
Inoltre poiché vi hanno sempre dei cattivi , che con sottili e scaltri modi spargono paure e
diffidenze ad eccitare scandali e insubordinazioni; predichiamo a quelli che possono essere stati in-
gannati : che parte integrale della obbedienza religiosa è la obbedienza civile : che non si può es-
sere perfettamente soggetti alle leggi di Dio, se non rispettiamo anche le leggi dello Stato, aven-
doci il Divino Maestro insegnato che — rendiamo a Cesare quello che è di Cesare. — Ed a coloro
cui fosse insinuato, che le nuove istituzioni non furono date, ma strappate al Principe con vio-
lenza e che fa opera a lui grata chi a quelle resiste ; mostriamo come questa sia perfidia di som-
movitori: ed a convincerli pienamente, citiamo loro le parole stesse del Principe, il quale ha detto
di avere non per altro conceduto le Riforme, se non perchè egli ha riconosciuto esser giuste ed
utili non solo ai governati, ma sì anche ai governanti. —
Finalmente dovrò io ricordarvi, o miei onorandi Confratelli, che molti generosi hanno preso
le armi per difendere la Patria ? Che sono corsi a versare il loro sangue per difendere sul campo
dell’ onore i nostri diritti ? Non è questo accaduto ora sotto i nostri occhi ? Non abbiamo noi ve-
duto quelle generose schiere di giovani, ai quali si univano volonterosi uomini cospicui per dot-
trina, per nobiltà, per ricchezze, non le abbiamo vedute correre incontro ai disagi e ai pericoli,
affine di assicurare la comune felicità ? E noi non siamo noi cittadini ? Se il nostro ministero ci
vieta 1′ uso delle armi, non potremo in altra guisa giovare la patria? Sì possiamo, e dobbiamo
farlo. Risuonino le nostre Chiese delle preghiere al Dio degli eserciti, che conceda la vittoria alla
giustizia ed alla evangelica libertà. Spargiamoci tra ‘1 popolo, che più ha bisogno del pane della
nostra parola, e predichiamo quelle virtù che, mentre rendono gloriosa la patria terrena, prepa-
rano la via al nostro trionfo nella patria celeste. Le nostre insegne non si spieghino per nessuna
fazione, ed il nostro ministero non sarà calugnato. La RELIGIONE e la PATRIA, ecco ciò che
deve informare il nostro cuore, dirigere le nostre azioni, infiammare le nostre parole.
Dato in Pistoia dalla Curia Vescovile li 24 Marzo 1848.
ARCIPRETE ANGIOLO CECCOM VIC. GEN.
– Tip. Tiocchi ?

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Estremi cronologici: 1848 marzo 24
Segnatura definitiva: MRI0446
Descrizione fisica: c. 1
Dimensioni: 45X29 cm
Colore: bianco e nero
Autore: Cecconi Angiolo
Tipografo (ente): Tiocchi, tipografia. Bologna
Lingua della documentazione: italiano
Note: Data di emanazione. Luogo di emanazione Pistoia.
Descrizione del contenuto: Incipit: I fatti che nell'ordine politico si sono in poco tempo succeduti, sono talmente straordinarii ed impensati...
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