Ai militi del 13° battaglione un cittadino commilitone

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UN CITTADINO COMMILITONE
Quel suddito fedele, quell’amico dell’ordine, e della vera libertà , che ha avuto la carità di porvi sott’occhio l’abisso in che , dice lui , tentano precipitarvi i fautori della
eterna discordia , sapete mai chi egli sia ?
Miei bravi compagni ve lo dirò io : Egli è il medesimo Maggiore Giuseppe Forti. Si
lui stesso che a nome d’ un Commilitone si duole tanto perchè il nostro voto sia che egli
se ne vada in santa pace ; che si lamenta delle arti subdole , e diaboliche , che si duolo
dei partili estremi , che ha la modestia di chiamarsi onorato , e senza macchia.
Ma è possibile che non vi sia modo di far cessare le disunioni, e le male intelligenze?
Miei cari, quel genio malefico che da qualche tempo cerca in tutta l’Italia di soffiare la di-
scordia fra governanti , e governati , fra una provincia e l’altra , fra una città e 1′ altra ,
e per fino fra fratelli, ha penetrato ancora nel nostro battaglione, e con inganni, con false
idee dopo di averci resi sospetti ad ogni altra parte della nostra Città , ora cerca fare
entrare la mala intelligenza fra li stessi individui de’quali si compone il nostro Battaglione.
Ma che sia benedetto il Maggior Forti, ama veramente il proprio onore ? perchè non
lo garantisce con una abnegazione ? ama PIO NONO ? perchè non cerca di togliere qua-
lunque motivo di dispiacere. Oh che se io fossi suo amico , se potessi per poco parlarci
da vero fratello , da buon cittadino , in una parola da vero italiano gli direi: Sentile si-
gnor Maggiore, io non so se i miei compagni abbiano, o no ragione di sospettare così tanto
di voi, ricordando forse certe cosarelle passate , di altri tempi non troppo limpidi, ma
lasciando stare con Dio quello che fu , ditemi un poco , se la pace del Battaglione dipen-
desse da un vostro sacrifizio , perchè non farlo , perchè non provare a ritirarvi, e volere
in vece come suol dirsi a dispetto dei santi , seguitare a rimanere dove la maggiorità al-
meno non vi vede di buon occhio ? Piuttosto che attaccarvi ad accusare di esaltati , di
republicanismo , i fratelli , perchè con un alto veramente nobile dal vostro canto non pro-
curate di togliere ogni pretesto alla discordia ? Ma voi invece vi trafilate a battere a dritta,
e a sinistra noi poveracci e ci volete per forza far venire alle mani, perchè ci dite che apprez-
ziamo più le brighe dei cattivi , che PIO NONO. Ma voi sig. Maggiore fate abbuso della nostra
suscettibilità, voi abbusate del nome del Pontefice , voi calunniate per fino quando ci
venite a dire che vi sono state persone prese pel petto nelle bettole per fare ad esse
firmare quel foglio , ove chiedevamo che voi ve ne andaste con Dio. No non si è preso
alcuno nel petto, questo è un affronto che fate ai leali Trasteverini, ad uomini, come dite
di un sol colore. 1 Trasteverini non son persone che si fanno far violenza, non si gabbano
con le belle parole. Essi quando vogliono una cosa non han bisogno di mezzani, sono ab-
bastanza intelligenti per capire da loro il bene dal male. Ma voi fate di più, tentate di pren-
derli al laccio dicendogli che vi sono persone che procurano slaccarvi da Pio IX, e tirarvi
al republicanismo. Oh sappiate a questo proposito che Roma non ha republieani, che Roma
ama Pio IX, gli è grata, e solo si duole fortemente quando i nemici delle riforme cercano
che Pio IX apparisca incoerente. I nemici di Pio IX siete voi Sig. Forti, e sono tulli co-
loro, che con false parole, ispirano diffidenza ncll’ angelico cuore del Pontefice. Miei cari
fratelli e compagni, ascoltale la voce mia, non vi fate lusingare, e siate una volta veri ro-
mani. Noi abbiamo bisogno di stare unili, e massimamente nel presente tempo in cui par
che tutto congiuri a nostro danno. Noi ci avevamo fatto un gran nome non solo per tutta
Italia, ma per tutto il mondo, e come avremo cuore adesso di perdere lulla la stima, che
eolla nostra concordia ci eravamo guadammiata? Se noi ci divideremo, se non co la inten-
deremo più fra di noi, se uno coli’ altro ci tacciamo o di briganti, o di republieani o che
so io, noi, credetelo a me, andaremo a finir male, ci rovineremo fra noi medesimi, e’ inde-
boliremo; PIO IX non avrà più la forza, che nasceva dal nostro accordo, e che faremo in
fine? faremo ridere il mondo; e faremo goderei nostri nemici i quali non sperano tanto sul
tedesco quanto sulle disseuzioni dieci vanno agitando. Le arti de’nostri nemici ormai sono
tanto conosciute che non v’ è uomo tanto semplice che non se ne avveda. I nostri nemici
parlano di republicanismo, come ai ragazzi si parla della befana, ma essi conoscono meglio
di noi che il buon senso del popolo di Roma, non pensò mai a questa forma di governo.
Il popolo Romano ha le sue camere, ha il Sovrano che le ha accordate e che le manterrà
a fronte di tutti i sforzi che fanno i comuni nemici per paralizzarle. Il popolo Romano
vuole 1′ unione, perchè la forza è in essa, e i buoni Trasteveriui vuole d’accordo con tutti
gli altri suoi concittadini, vuole però che siano allontanati dal loro seno quei furili che da
lungo tempo si affaticano di dividerli, di renderli sospettosi e sospetti, ma si sforzano in
vano, mentre un popolo leale non può a lungo conservarsi in un errore. Finirò io pure
con un grido ma sarà più sincero, più italiano; Bando agi’ uomini che si vestono col manto
dell’ impostura. Viva PIÒ IX, viva lo statuto fondamentale, vivano i Romani che lo merita-
rono, e sapranno conservarlo.
ROMA —- STABILIMENTO TIPOGRAFICO DELLE SCIENZA D[ tt. Z. PRESSO IL TEATRO VALLE N°13

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Estremi cronologici: s.d.
Segnatura definitiva: MRI1322
Descrizione fisica: c. 1
Dimensioni: 32X22 cm
Colore: bianco e nero
Tipografo (ente): Tipografia delle Scienze, Roma
Lingua della documentazione: italiano
Descrizione del contenuto: Incipit: Quel suddito fedele, quell'amico dell'ordine, e della vera libertà , che ha avuto la carità di porvi sott'occhio l'abisso...
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