Agl’Italiani
AGL’ITALIANI
Finchè la scure teneva il carnefice sespesa a serrarti la libera parola in petto, tu d’ un fremito la comprimevi
giù nel profondo dell’ anima, e nel segreto del tuo pen-
siero ti rimpiattavi con un sordo ruggito : bisognava tacere
per forza. I nuovi governi liberali invece non ti minaccia-
rono tormenti ; t’invitarono anzi a favellare securo , onde
franco f innoltrasti ne1 riposti recessi de’gabinetti, porge-
sti attento V orecchio a que’ misteriosi accenti e per poco
sollevasti la fatale cortina, che si stende fra principi e po-
¦poli: incauto! a quest’atto si riscossero, ti scopersero e
già meditano di atterrarti nella certezza che il colpo non
cadrà in fallo. Queste considerazioni potrebbero consigliare
maggior prudenza, ma far tacere i popoli oggi è vana im-
presa. Ogni cittadino, che assaporò la voluttà del vero del
libero detto deve sorgere e sorgerà ognor. più formidabile
ai governi, i quali han mutato sistema e non natura facen-
do sottentrare alla forza violenta le lusinghe e l’inganno
sempre per conculcare i popoli ? In libere costituzioni i
principi italiani parevano rinovellati, sembrava che un’era
fortunata aprissero a questa terra infelice: scesero in cam-
po a combattere lo straniero, si animarono più e più nel-
la pugna, la vita loro posero in non cale, tutto, dice vasi,
per salvare i popoli e rivendicare l1 onor nazionale. Entu-
siastati a si fatte cangiamento li acclamammo noi tutti con
sincere parole, che il popolo non sa mentire; salutammo
con grida di gioia la loro bandiera; giurammo colia spada
in pugno amore e fedeltà eterna ai sovrani d’Italia. Ahi a
noi miseri ! Col sangue abbiamo scontato 1′ errore dell’ ac-
cesa fantasia, ed ora con un riso di scherno si studiano i
tiranni di farci ripiombare sul collo il giogo aborrito , e
quell’Italia, che mostravano di volere indipendente, or ten-
tano ricacciare nell’ antica servitù. Si ergano pure filosofi
moderati a rinfacciarmi 1′ audace supposto, mi gridino pu-
re che così si fomenta la discordia fra principi e popoli,
ricantino ancora che la diffidenza fra questi e quelli rovi-
nerà l’Italia. Io non pongo mente ai loro timidi consigli :
ripeterò sempre la verità, che illumina, renderò avvertito
il popolo, perchè sappia a tempo opportuno tentare una
via di salvezza. Sì, o Italiani, i principi vi vogliono far
servi un1 altra volta. E chi me lo potrà negare ? Se a fon-
damento di questi trattati che si compongono è posta 1′ in-
dipendenza , la nazionalità , la libertà d’ Italia, che sono
1′ unico nostro volere, perchè si tace dei patti proposti
all’Austria, delle ragioni, su cui si appoggiano, della sanzio-
ne, che vi si annette? Son pur governi costituzionali quel-
li che trattano, governi, che apertamente, al cospetto di
tutti devono operare gì’ interessi della nazione. Forse nel-
la fiducia di un esito felice, si vuole che la lieta novella
giunga inaspettata: ma intanto il feroce austriaco pianta
impunemente i principii di un nuovo regno di sangue, da
poiché que’ governatori d’inferno nelle misere città di
Lombardia succhiano il sangue de’ cittadini con sempre cre-
scenti imposizioni , rinuovano i giudizi statari a punire la
colpa d’ essere italiani, segnano la morte a chi si lascia
sfuggire di bocca un detto ambiguo, a chi non sorride al
vile oppressore, a chi manda dall’anima contristatann so-
lo sospiro. Che diremo poi delle torme d’armati che cala-
no dalle Alpi, mentre i nostri principi tranquillamente di-
struggono le forze della nazione? Questo, questo sopratut-
to ci manifesta l’intendimento de’ governanti e le trame,
che ordiscono per noi. Qui, nello Stato Pontificio, nel cen-
tro d’ operazione dei gabinetti d1 Italia chiaro si spiega
T intenzione del governo coll’arruolamento decretato testé.
Perchè si forma dei vari corpi dei volontari una forte
schiera , ove si entri con giuramento di militare per tre
anni ? Forse per compiere la santa guerra dell’ indipenden-
za? No: i governanti stessi ve lo dichiarano a viso aperto,
quando dicono che arruolano soldati a scrviggio dello Sta-
to, e lo Stato al tedesco non è nemico.
Innoltre sanno che i più di que’ volontari i quali al-
l’ uopo vorrebbero e saprebbero operare contro gli esterni
o gì’ interni nemici, nelle nuove file non entreranno, e a
que’ pochi, che vi si ascrivessero potrebbero un giorno per
mezzo della severa disciplina militare turar la bocca ed in-
catenare le libere braccia. A volere o non volere ci an-
nunziano che si matura una pace ed una pace certo per
noi ignominiosa, giacché 1′ austriaca belva non si piega a
favore dei vinti.
L’unione nostra soltanto, o soldati d’Italia, può in
si grave pericolo darci forza, che basti. Rammentate, mi-
liti generosi, che il primo vostro giuro fu di liberare la
patria, o morire: non cedete perciò alle mire ambiziose
de’ principi, fermi al vostro posto non deponete le armi,
stringetevi tutti concordi intorno al tricolore vessillo, là
imperterriti e tremendi attendete quali sieno le sorti d’ I-
talia meditate dai Ee. In tal modo li constringerete o a
fissare una pace onorata, o meglio a lasciarvi correre di
nuovo in campo per disfogare la giusta brama di vendetta
sull’infame straniero, che maestro d’inganni indugia, du-
bita, lusinga sol perchè spera di calpestar sempre l’Italia
col superbo piede ? Unione e costanza.
UN VERO LIBERALE.
(ITALIA 1848. )