16-12-2018 18:00

L’utopia diventa costantemente migliore, mentre l’aspettiamo.
Alexander Kluge

Con il ’68 nasce un nuovo modo di fare cinema: la sperimentazione dei linguaggi e l’ibridazione delle tecniche diventano dati acquisiti e rispondono ad una precisa necessità espressiva. Per raccontare la novità delle lotte, la settima arte deve adottare nuovi canoni di stile, rifarsi all’avanguardia, e integrare l’arte nella vita e nella politica: pratiche che ancora sopravvivono nelle produzioni contemporanee.

USA. Protesta contro la guerra del Vietnam

Questa retrospettiva vuole andare al di là del 68 che identifichiamo con la rivolta studentesca: si va dal contesto di protesta globale contro la guerra del Vietnam, all’evento fondatore della repressione studentesca di Piazza delle Tre Culture in Messico; dai film che hanno documentato il sequestro dell’élan libertario nei paesi socialisti, alle lotte degli afroamericani e delle donne, in un percorso parallelo di emancipazione identitaria.

Piazza delle Tre Culture

C’è qualcosa che accomuna i molti ’68, un ethos, una spinta profonda, un orizzonte di senso, una convergence de luttes, come si diceva una volta? E se questa convergence esiste, come è stata documentata, raccontata, raffigurata, incarnata e trasmessa alle generazioni successive attraverso il cinema? Quali sono i codici narrativi e le forme filmiche con cui si è cercato mimeticamente di rispecchiare la novità delle lotte e la pluralità sfuggente e libertaria dei soggetti in gioco? Quali sono insomma le eccezioni al sistema di segni vigente – allora come oggi – e che perdurano come decisive lezioni di etica filmica, d’invenzione stilistica, d’immaginazione iconografica? Ecco l’esperienza del ’68 che Expanded 68 cerca di affrontare.

Alla rottura delle forme tradizionali di lotta ha corrisposto infatti anche una rottura della forme tradizionali di cinema. Ad una rivoluzione politica corrisponde sempre una rivoluzione delle forme artistiche. Non vogliamo sbarazzarci della mitologia del ’68 ma decostruirla e allargarla ad altri contesti e idee di cinema. Rompere con l’etnocentrismo e finire ogni postura nostalgica: sono gesti cinematografici e politici declinati al presente e non meramente critici. Sono la polifonia e l’irriducibilità di questo cinema ibrido, espanso e liberante che ci importano.

La sua eredità selvaggia ed emancipatrice.

Il cinema nato attorno al ’68 nel mondo intero ha rappresentato un laboratorio di creazione di straordinario vigore e immutato valore: Expanded 68 cerca di raccontarlo.


Domenica 16 dicembre, ore 18.00


  • 18.00/18.45

Introduzione alla visione e analisi filmica

  • 18.45/20.15

Proiezioni

Ivan Balaďa – Les [La foresta] (1969) 12′
Želimir Žilnik – Lipanjska gibanja [Turbolenze di giugno] (1969) 10′
Karpo Godina – Gratinirani mozak Pupilije Ferkeverk [Il cervello gratinato di Pupilia Ferkeverk] (1970) 11′
Haile Gerima – Hour Glass (1971) 14′
Anne Severson – I Change I Am the Same (1969) 30”
Collettivo Femminista di Cinema di Roma – L’Aggettivo donna (1971) [estratto]
Chantal Akerman – Saute ma ville (1968) 13′

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