I risultati delle elezioni del 25 settembre sono stati tra i più prevedibili della storia repubblicana italiana. Al di là delle percentuali e dei singoli risultati dei partiti, i sondaggi e la percezione di gran parte degli elettori dava per vincente la coalizione di destra sin dall’inizio della campagna elettorale. In particolare, nessuno ha mai avuto dubbi sulla percentuale sopra il 20% che i sondaggi assegnavano a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Con un percentuale di oltre il 26% dei voti, Meloni si prepara ora a diventare la prima donna presidente del Consiglio del nostro Paese.

La consapevolezza di assistere a una campagna elettorale dall’esito già annunciato non è un’esclusiva dei media italiani, ma ha accomunato il punto di vista anche di quelli internazionali, che si sono concentrati su tre punti fondamentali: lo sdoganamento di un partito di matrice postfascista nello scenario politico italiano, che lo ha portato in meno di quattro anni da movimento marginale a prima forza politica del Paese; il primo governo di estrema destra nella storia dell’italia repubblicana e il fatto storico della prima donna a ricoprire con molta probabilità l’incarico di presidente del Consiglio.

Negli Stati Uniti, come nota Mario Del Pero della Sciences Po, questi tre punti sono stati i più ridondanti tanto tra i media liberal che tra quelli riconducibili alla galassia Repubblicana o a quella ancora più oltranzista fedele all’ex Presidente Donald Trump. Salvo il prevedibile entusiasmo dei sostenitori dell’America first, meno scontato è il messaggio arrivato lunedì dalla Casa Bianca, che si è detta pronta a collaborare con il nuovo governo italiano. Un segnale del fatto che in questo momento la priorità dell’amministrazione del democratico Joe Biden è mantenere compatto il fronte europeo e Nato nell’affrontare la Russia di Putin.

Molto più caute sono le posizioni nelle varie cancellerie europee e a Bruxelles, salvo l’entusiasmo immediato espresso dal premier ungherese Viktor Orbán per la vittoria dell’”amica Giorgia”. Se dalla Francia la Prima ministra Élisabeth Borne ha fatto sapere che l’Italia sarà un’osservata speciale per lo stato di salute dei diritti, a partire da quelli delle donne, la Commissione europea si è limitata ad alcune frasi di circostanza. Nonostante i toni incendiari del passato, Giorgia Meloni ha abbandonato le critiche più feroci all’Unione europea, in cerca di una legittimazione internazionale che ha già ottenuto a Washington e in ambito Nato. Secondo la giornalista dell’Huffington Post Angela Mauro, su diversi dossier, primo tra tutti il Recovery Fund e il Pnrr, il nuovo governo italiano non può permettersi scontri troppo feroci con partner come Francia, Germania e la stessa Commissione di von der Leyen. Per questo nei corridoi delle istituzioni europee si parla del rapporto con il futuro governo italiano  come di un periodo con alcune turbolenze, ma nessuna tempesta in vista. Inoltre, da più parti è stato fatto notare che l’Europa convive già con le politiche nazionaliste di Polonia e Ungheria, ma anche con quelle di Paesi Bassi e Olanda, che spesso più che indebolire l’Unione europea finiscono per indebolire proprio gli interessi nazionali di questi Paesi.

In Gran Bretagna, fresca della nomina come Prima ministra della conservatrice Liz Truss, la vittoria di Giorgia Meloni è vista soprattutto come il trionfo della coerenza. Come ha fatto notare la professoressa della London School of Economics Nancy Holman, “in tempi di crisi come quelli che stiamo vivendo, la coerenza dà sicurezza e questo premia alle elezioni. E Meloni è sempre stata coerente”. La stampa progressista britannica, Guardian in testa, si è concentrata e continua a farlo soprattutto sulle idee che Meloni ha da sempre dichiarato, in particolare per quanto riguarda la sua guerra culturale e identitaria contro i diritti della comunità LGBTQ+ e i migranti.

Dove l’ascesa di Meloni è vista con molto interesse e preoccupazione è la Spagna. Il Paese si prepara infatti alle elezioni generali nel 2023 e il caso italiano è studiato come uno dei probabili futuri che attende anche Madrid. Il trionfo dell’estrema destra italiana, secondo la stampa spagnola, potrebbe fare da volano al partito neofranchista e xenofobo Vox, che proprio con FdI intrattiene rapporti molto stretti, come dimostra la partecipazione della stessa Giorgia Meloni ad alcuni dei suoi recenti eventi elettorali questa estate. L’attuale governo socialista di Pedro Sanchez, oltre alla minaccia interna rappresentata da Vox, teme anche che un’Italia lontana ideologicamente possa rallentare il processo di maggiore integrazione europea che aveva in Mario Draghi uno dei suoi esponenti più autorevoli. Come ricorda Steven Forti, dell’Università autonoma di Barcellona, secondo gli ultimi sondaggi – proprio come in Italia – i Popolari di centrodestra e gli estremisti di Vox otterrebbero adesso una schiacciante maggioranza se si votasse tra poche settimane.

Molto interessante è anche il punto di vista della Russia, dove tutti i media di Stato hanno dedicato grande spazio alle elezioni italiane, nonostante altri temi centrali come le difficoltà dell’esercito di Mosca per la controffensiva ucraina e la conseguente mobilitazione parziale ordinata da Putin. Nel Paese Meloni è vista come una nazionalista conservatrice e populista di destra, dalla quale il governo russo non si attende nessun passo indietro rispetto al ruolo dell’Italia nel sostenere le sanzioni europee e l’Ucraina con l’invio di armi. Per Cristina Carpinelli (Centro Studi Problemi Internazionali) Quello che interessa davvero gli osservatori russi è “la grande rivoluzione politica in contesto europeo” che l’Italia rappresenta. In un’ottica di lungo periodo, infatti, i russi vedono in Giorgia Meloni e nel suo futuro governo la realizzazione dell’ideale “Dio, patria, famiglia” che caratterizza anche la politica russa dalla presa del potere del Presidente Vladimir Putin. Un sistema valoriale che nelle speranze dei russi potrà tornare in auge in tutta Europa proprio usando l’Italia come trampolino, riportata da Meloni ai “veri valori europei”, fornendo terreno comune ai diversi nazionalismi europei.

Scarsa sorpresa e timore sembrano quindi le reazioni più diffuse nella stampa e nelle principali cancellerie internazionali dopo il trionfo elettorale di Giorgia Meloni. Dopo lo shock iniziale, sembra però  evidente la volontà – e soprattutto la necessità – di collaborare con il nuovo governo italiano a causa dei troppi dossier, dalla guerra in Ucraina alla crisi energetica che aspetta l’Ue in inverno, che ci attendono nei prossimi mesi.

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