Quale ambientalismo è possibile nel contesto delle democrazie industriali occidentali? La risposta dei partiti per la tutela del territorio e dell’ambiente
L’ambientalismo appare come un tema centrale nella campagna elettorale in corso. Mentre riaprono le centrali a carbone si dibatte di just transition e le compagnie impegnate nei settori energetici registrano profitti miliardari, si ragiona sui tempi di cottura della pasta o su come e quando insaponarsi mentre si è in doccia. Se la settimana scorsa è stato approfondito il tema della giustizia climatica, e del modo in cui i partiti si confrontano con le sfide sociali ed economiche della transizione ecologica, questa volta l’obiettivo è quello di studiare innanzitutto le concezioni ecologiche dei partiti; in secondo luogo si cercherà di capire se e come queste concezioni ambientali informano i rispettivi programmi, andando quindi ad analizzare le posizioni circa la gestione del territorio, ovvero quel gruppo di politiche che abbraccia la tutela della patrimonio forestale, delle risorse idriche, che si occupa del dissesto idrogeologico e del ciclo dei rifiuti.
La questione teorica principale che ci si trova ad affrontare parlando di ambientalismo è che la civiltà industriale si basa su una concezione strumentale della natura e delle risorse naturali, ovvero sull’idea che queste siano disponibili e utilizzabili per scopi umani. È difficile rendere il concetto se non si propone un esempio discorde, sempre a grandi linee: alcune comunità premoderne animiste considerano ogni entità come dotata di spirito. Difficile pensare come queste concezioni possano fare presa nel mondo occidentale, antropocentrico e imperniato sulla dicotomia cartesiana.
Se si avessero le stesse categorie, sarebbe molto complicato costruire un’autostrada, abbattere un albero, fare un buco nel terreno per estrarre idrocarburi. Infatti, questo rapporto strumentale tra uomo e natura è stata la premessa di significato sulla quale, negli ultimi due secoli, hanno avuto luogo straordinarie devastazioni di ampie aree di territorio, senza che ciò ponesse particolari problemi. Si pensi ai grandi poli dell’industria pesante, alla Ruhr tedesca fino ai primi anni Novanta, al polo industriale di Taranto, al petrolchimico nella costa est della Sicilia, alle ciminiere delle centrali termoelettriche; con minore inquinamento ma con eguale antropizzazione del territorio vi è l’esempio delle dighe e dell’idroelettrico.
Ovviamente la concezione strumentale del rapporto tra uomo e natura è una premessa del nostro sviluppo economico e in generale permea la civilizzazione europea. Tuttavia, ciò è interessante perché definisce la cornice in cui si muove l’Occidente in questo momento: nessun partito si opporrà mai alla costruzione di un traforo ferroviario perché la montagna da bucare è sacra, tuttalpiù verranno proposte motivazioni di carattere economico magari attraverso uno studio costi/benefici; i movimenti sociali incarnano posizioni ambientaliste, parlando di tutela del territorio e delle attività esistenti, di “rispetto per la natura e la popolazione”, ma tipicamente le loro posizioni vengono poi schiacciate dalle ragioni “strategiche”, ovvero, in ultima analisi, economiche.
Nel presente contributo si cercherà inoltre di presentare le proposte circa la salvaguardia delle foreste, delle risorse idriche, del suolo: occorre precisare che queste sono misure di natura sostanzialmente amministrativa e che non innescano conflitti distributivi. Non ci immaginiamo quindi possano mobilitare un dibattito come può fare una proposta di riforma della progressività fiscale (la flat tax) o una riforma pensionistica (quota 41): ci si aspetta inoltre un sostanziale accordo su temi e proposte, dato che gli obiettivi proposti (recupero idrico, rimboschimento) sono in larga parte condivisi da tutti i partiti. In una battuta, non ci immaginiamo che nessuno dei candidati si prospetti di andare con un trapano a fare dei buchi nei tubi dell’acquedotto e per tale motivo di essere votato. Storia diversa riguarda la questione degli inceneritori, bandiera del “terzo polo” e motivo di frizione con il Movimento 5 Stelle che si rifà invece all’idea di economia circolare e riutilizzo dei rifiuti.
Centrodestra
Il programma di Fratelli d’Italia fornisce gli spunti più interessanti. Il partito esordisce nella sezione 16 “A difesa dell’ambiente e della natura” con una frase di Ortega y Gasset, filosofo spagnolo, che recita: “Io sono me più il mio ambiente e se non preservo quest’ultimo non preservo me stesso”. È interessante notare come questo discorso venisse approfondito già nel documento programmatico di Maggio, citato già nel contributo di settimana scorsa e in un precedente articolo.
Qui si parla infatti di una differenza sostanziale tra l’ambientalismo conservatore e quello progressista, che sta proprio nell’approccio spirituale: si parte “dagli indiani Navaho a Giovanni Paolo II” e si prosegue: “per i conservatori c’è sempre il soffio di Dio in ogni filo d’erba, creatura animale o essere umano”; d’altro canto si contesta ai “progressisti” il loro essere “atei e materialisti”, forma desueta ma sempre pregna.
È interessante, come si diceva prima, capire come queste concezioni si traducono in proposte concrete. Virando leggermente fuori tema, nella sezione 17 si parla di nucleare di ultima generazione, di sfruttare le risorse energetiche a partire dal gas. Nel contributo della prossima settimana, sarà interessante comprendere la relazione tra le scorie nucleari e quel “soffio di Dio”.
Si potrebbe poi discutere la natura stessa dell’accumulazione capitalista, ma non ci aspettiamo che lo faccia il centrodestra. Entrando nel merito del programma condiviso dalla coalizione, si parla di “salvaguardia delle acque marittime ed interne ed efficientamento delle reti idriche per limitare il fenomeno della dispersione delle acque”, e ancora di un “programma straordinario di resilienza delle aree a rischio dissesto idrogeologico con interventi mirati”. Vengono poi fatte proposte di rimboschimenti e di incentivi per l’utilizzo del trasporto pubblico e di politiche per favorire la mobilità urbana sostenibile.
Movimento 5 Stelle
Il programma del partito guidato da Conte è estremamente sintetico. Si parla di una misura come il completamento della carta geologica allo scopo di “mappare il territorio e prevenire i dissesti idrogeologici”. Più interessante è la posizione del Movimento circa lo “stop a nuove trivellazioni e a nuovi inceneritori”. La questione dell’inceneritore di Roma ha monopolizzato il recente dibattito pubblico, e in generale la questione dei rifiuti si pone con grande rilevanza in alcuni territori. La soluzione proposta dal Movimento riguarda l’implementazione di strategie per stimolare l’economia circolare, ovvero un “sistema non più fondato solo sulla crescita ma anche sulla rigenerazione sociale, del territorio, dei consumi”: in tale ottica la questione dei rifiuti si risolve attraverso il riciclo e il riutilizzo dei materiali di scarto. Sul tema acqua, il Movimento si propone, come il centrodestra, di incrementare gli investimenti allo scopo di “ridurre la dispersione idrica nelle reti, per completare gli invasi d’acqua, per implementare l’utilizzo delle risorse idriche sotterranee e per garantire la depurazione degli scarichi fognari e industriali”.
Partito Democratico
Il PD non propone argomentazioni di natura filosofica o spirituale. La concezione del rapporto uomo natura si rifà sostanzialmente a quanto detto precedentemente sulla concezione strumentale. Tuttavia, viene proposta una certa attenzione alla questione della transizione ecologica, sempre in linea con i punti programmatici della Commissione europea. Circa gli interventi concreti, si parla a pagina 16 di una “legge sul consumo di suolo”, nonché di una “serie di interventi per la difesa dell’uso del suolo agricolo, con un Piano nazionale per l’acqua, la siccità e il dissesto idrogeologico che metta al centro la costruzione e dislocazione strategica territoriale di nuovi invasi e investimenti volti a ridurre della dispersione idrica”.
Terzo Polo
Il terzo polo è, secondo la vox populi, il blocco meno interessato ai temi dell’ambientalismo. A livello programmatico appare tuttavia sostanzialmente in linea con le proposte degli altri blocchi. Si parla infatti di tutela del patrimonio forestale, di affrontare il dissesto idrogeologico e di attuare un’ampia sistemazione delle risorse idriche. Si parla di nuovi invasi e bacini per trattenere le acque piovane, di ristrutturare la rete idrica, nota per le sue perdite, nonché di stimolare il riuso dell’acqua di depurazione a scopi agricoli. Anche la coalizione guidata da Calenda affronta il tema dei rifiuti e qui si discosta dagli altri, parlando della necessità di realizzare 70 nuovi inceneritori nel Paese entro il 2035.
Qualche conclusione critica
Tutti i partiti dell’arco costituzionale si rifanno all’idea secondo cui le risorse naturali sono a disposizione dello sviluppo economico in senso capitalistico della comunità politica di riferimento. Il clima sta dimostrando come questa logica non sia più sostenibile, ma nessun partito prende in considerazione il rapporto tra uomo e natura e la subordinazione delle questioni ambientali alla logica economica, che è poi la logica del profitto.
In breve, la domanda è: quale ambientalismo è possibile nel contesto delle democrazie industriali occidentali?
Le contraddizioni talvolta sono così forti da adombrare le conseguenze pratiche dei discorsi, che rimangono senza referente e rischiano di rimanere sul piano astratto.