Si dà la qualifica di editore a un uomo di lettere che voglia prendersi cura di pubblicare le opere di altri.
Due sono le qualità essenziali di un editore: che egli conosca la lingua nella quale è stata scritta originariamente l’opera; che egli sia competente della materia di cui tratta l’opera.
Chi ci ha dato le prime edizioni degli classici greci e latini era persona colta, laboriosa e utile.
Ci sono opere la cui edizione presume un numero vasto di competenze che non è dato a un solo individuo di possedere. L’Encyclopédie è un’opera di questo tipo. Sembrava indispensabilile, per la sua perfezione, che ciascuno fosse editore dei suoi articoli, ma questo avrebbe comportato un rallentamento eccessivo.
Come editore dell’Encyclopédie non mi arrogo alcun tipo di autorità sulla produzione dei miei colleghi, sarebbe male sia biasimare ciò che si potrà riscontrare di debole, sia lodare ciò che si troverà di eccellente.
Noi non mi nascondo che talvolta, negli articoli dei miei colleghi, avverto cose che non posso non disapprovare intimamente, così come, al contrario, è probabile che ci siano miei testi che i collaboratori dell’Encyclopédie accolgono con un certo fastidio.
Ma ciascuno ha una propria maniera di dire e pensare e non si può esigere che la sacrifichi quando fa parte di un’impresa costruita sulla convenzione tacita che ciascuno conservi la sua libertà.
Questa osservazione concerne sia gli elogi che le critiche. Io mi considererei colpevole di una infedeltà molto biasimevole nei confronti di un autore, se mi servissi del suo nome per far passare un giudizio favorevole o sfavorevole, così come il lettore sarebbe ingiusto nei miei confronti se lo supponesse.
Se nell’ Encyclopédie c’è qualcosa di mio, questo consiste nel farmi scrupolo di riconoscere agli altri la libertà di esprimere il bene e il male che si può dire delle opere.
Fonte: Éditeur, in Œuvres complètes de Diderot, par J. Assézat, Garnier Frères, Paris 1876, t. XIVème, pp. 378-379.
Consigli di lettura
Paradosso sull’attore di Denis Diderot
Nella forma serrata del dialogo, che nel suo movimento dialettico esprime al meglio la complessità del pensiero diderotiano, il «Paradosso sull’attore» affronta il problema, cruciale nell’estetica, del modello ideale e della sua funzione nella rappresentazione della realtà. Prendendo posizione contro la sensibilità, Diderot rifiuta ogni forma passiva di imitazione della natura: l’arte non può ridursi al puro e semplice effetto psicologico dell’immedesimazione, ma deve essere adeguazione critica a un modello, a un fulcro ideale, risultato di un complessivo lavoro di osservazione e di riflessione sui dati del reale.