Scuola Superiore Meridionale di Napoli
Università degli Studi di Genova
Ricercatore per l’Osservatorio sulla Democrazia di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Per il ciclo Di-Segno Nero


Con la campagna elettorale in vista delle elezioni del 25 settembre entrata nel vivo, la destra italiana si presenta come forza di governo. Un’analisi del programma di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni

 

Crollato il sostegno a un esecutivo “neutro”, con le larghe intese giustificate dal paradigma della crisi, i partiti entrano in piena campagna elettorale. Torna a gran voce da parte delle destre la retorica sull’esercizio democratico per eccellenza, cioè l’appello al voto popolare. All’orizzonte le sfide sono epocali: inflazione, gestione degli obiettivi e dei fondi del Pnrr, crisi energetica, le conseguenze della guerra in Ucraina, tutti fattori che agevolano la diffusione della rabbia sociale e dell’astensionismo. Insofferenza e disinteresse sono i due fenomeni, apparentemente antitetici ma in realtà capaci di nutrirsi reciprocamente, per i quali serviranno risposte concrete: non sarà sufficiente presentarsi agli elettori come garanti tecnici e responsabili.

 

Si dovrà arginare l’astensionismo, comprensibile nei casi di programmi di partito vaghi e generici ed evitare che il voto sia esercitato come scatola vuota di rappresentanza: per questo servirà capire i punti nevralgici su cui si innesteranno le campagne elettorali dei partiti in vista del voto del 25 settembre. Non accadeva dal 1919 che si votasse in autunno, anno in cui dalla prima applicazione di un sistema di voto proporzionale, emerse con evidenza la distanza tra il Parlamento composto da notabili e il Paese reale. Il resto, con la frammentazione dell’elettorato tra partiti di massa e i residui delle formazioni liberali, la breve parentesi del biennio rosso, e l’avanzata silenziosa dei fasci di combattimento, è storia.

 

Il presente, invece, è quello di una campagna elettorale febbrile. Il centrodestra si presenta all’opinione pubblica con qualche ammaccatura interna e con lo sforzo di Giorgia Meloni di tenere insieme alleati infiacchiti, una tattica necessaria data la legge elettorale. La destra sembra averlo capito. La sinistra molto meno. Quali sono i punti su cui si può compattare il fronte delle forze del centrodestra?

 

Soprattutto, cosa significa per Fratelli d’Italia presentarsi alle urne come “forza conservativa alternativa alla sinistra” e con i sondaggi dalla propria parte? Un tentativo di riempire gli slogan di contenuti era già arrivato da Giorgia Meloni con la Conferenza Programmatica tenutasi a Milano tra il 29 aprile e il primo maggio di quest’anno. La leader in quest’occasione ha presentato un documento denominato “Appunti per un programma conservatore.

 

Il Programma

Posti i temi caldi e gli agenti sociali da intercettare, le misure da adottare sono scarnamente elencate secondo un’impronta volta alla semplificazione o, in parole semplici, come si tratti di un programma incentrato sul buon senso e sulla semplicità, contro le idee complicate e l’etica del sacrificio teorizzata da Tversky e Kahneman nel 1979.

 

In sintesi, il programma è incentrato sui due macro temi dell’economia e dell’equità sociale, che intercettano sub categorie tematiche quali l’ambientalismo, la ristrutturazione finanziaria, la produttività delle imprese, le politiche aziendali e trasversalmente la tutela dei soggetti fragili e dei pilastri dei nuclei familiari, in un Paese che sta invecchiando.

 

I dati e le statistiche scarseggiano, a favore di soluzioni pragmatiche e declinate localmente, con il rischio di perdere di vista lo scenario teorico complessivo e il peculiare tratto del mondo globalizzato, con l’interdipendenza dei problemi e la transnazionalità delle loro soluzioni (si pensi all’emergenza climatica). L’unico affondo ideologico è riservato alla questione energetica come controparte di quella ambientale: le speranze di un autarchismo sovrano rientrano comunque in un’ideologia dal nucleo sottile che si mostra disposta a negoziare e persino a coordinarsi con l’Ue.

 

Quanto ai temi di equità sociale, la selezione dei soggetti da tutelare avviene con una cesoia implacabile, a scapito di altre categorie, giustificando le scelte con il leitmotiv “se ne stanno occupando gli altri”. Via libera a politiche per garantire dignità piena ai disabili e agli anziani, e sostegno a giovani (lavoratori e padri di famiglia) e donne (madri e caregivers), per conciliare le istanze in un quadro cognitivo granitico incentrato sul welfare domestico e sulla famiglia naturale.

 

In ogni caso la destra italiana, se guarda esplicitamente al mondo composito delle PMI, appare lontanissimo dal modello della destra sociale incarnato in Francia da Marine Le Pen, che cerca di guardare anche al mondo del lavoro. È lecito chiedersi quanto questo lasci uno spazio di azione a una proposta progressista capace di saldare gli interessi del lavoro dipendente tradizionale, del precariato e del lavoro autonomo non tutelato.

 

In conclusione, il programma è splendidamente pericoloso proprio perché è intuitivo e facile da digerire. Viene da chiedersi se il Movimento 5 Stelle potrebbe creare un programma simile da una prospettiva progressista, compatibile rispetto al programma dei “professoroni” del PD, in modo da avere appeal sullo stesso bacino elettorale.

 

Economia e Finanza 

 

Tassazione

Sul piano delle manovre economiche, l’attenzione è rivolta alla ristrutturazione del sistema fiscale e contributivo, da un lato, e alla creazione di un ambiente produttivo favorevole alla crescita dell’impresa dall’altro, attraverso misure di snellimento burocratico e di incentivi all’occupazione.

 

Per quanto riguarda il primo parametro, e cioè il sistema di tassazione, alcune misure sono previste come tregua fiscale per le situazioni emergenziali dell’ultimo periodo (la pandemia e la guerra in Ucraina). Sotto il profilo degli interventi strutturali di medio periodo, invece, per favorire le assunzioni è proposta una riduzione dell’IRES (Imposta sul reddito delle società) secondo aliquote proporzionali all’investimento in capitale o, in percentuale maggiore, in lavoro (rispettivamente 9% e 14%).

L’altro obiettivo della ristrutturazione del sistema fiscale è la semplificazione del sistema di prelievo e la riduzione delle diseguaglianze tra categorie di reddito: a tal fine è prevista l’eliminazione dell’IRAP, la riduzione delle aliquote IRPEF da 5 a 3, l’ampliamento della flat tax in vigore per le partite IVA e un meccanismo di simile per i redditi incrementali. Sul piano delle tax expenditure, FdI propone una razionalizzazione delle misure di agevolazione, per esempio nel campo dei bonus edilizi o delle deduzioni/detrazioni, che stimolino il “contrasto di interessi” (per esempio nei casi di prestazione medica).

 

Tra le categorie di reddito più tutelate, quella dei lavoratori autonomi, per i quali si propongono misure come la riduzione al 10% della ritenuta a titolo di acconto, la deducibilità dei contributi previdenziali e assistenziali obbligatori, l’estensione del regime forfettario ai lavoratori autonomi in forma associata e incentivi per la riorganizzazione degli studi professionali. Tutelati anche i proprietari di immobili adibiti a locazione commerciale.

 

Per le imprese, una serie di misure sono disegnate in materia di carry back delle perdite, consolidato fiscale, deducibilità degli interessi passivi, eliminazione degli indici sintetici di affidabilità fiscale, incentivi per il reshoring e tutele nei percorsi di composizione negoziata delle crisi di impresa.

 

Ambientalismo ed energia

Restando nel cappello del mondo produttivo e nell’ottica dello snellimento, FdI invoca il principio del “ciò che non è vietato è consentito”. La semplificazione burocratica è considerata indispensabile soprattutto per agevolare l’impiego dei fondi del Pnrr, che nelle dichiarazioni programmatiche sono ostacolate dai vincoli posti dall’Ue in materia di tutela ambientale.

 

Ambiente ed energia sono strettamente correlati nel documento programmatico. L’ambientalismo di FdI ha una matrice doppia: da un lato, una vena ideale perfettamente coerente con un quadro spirituale legato alla difesa della “naturalità” (compresa quella della famiglia). Questo posizionamento si traduce in una serie di comportamenti quotidiani, come l’attenzione agli sprechi o la riduzione degli allevamenti intensivi, e nella tutela dei territori e delle loro risorse (come il miele italiano o le green belt). L’altra vena dell’ambientalismo contenuta nel documento è permeata di un ecologismo tecnocratico che appone una fiducia incondizionata nella ricerca e nell’innovazione tecnologica, con il fine ultimo dell’indipendenza energetica (e quindi di quella politica).

 

Il campo energetico è l’unico in cui venga esplicitamente menzionata l’Unione europea (al contrario, non vi è alcun riferimento, per esempio, a un coordinamento europeo in tema di tassazione dei giganti del web). Non vi sono tuttavia altre tracce di retorica anti-europeista nel documento programmatico, se non in riferimento al supposto “ambientalismo ideologico” che gode dell’endorsement dell’Unione. Anche il riscaldamento globale non è dichiaratamente negato, ma identificato come uno dei “grandi problemi” da risolvere con allineamenti internazionali e non solo europei.

 

Formalmente FdI condivide i fini della strategia ambientalista dell’Unione, ma non i mezzi e i tempi, che non ritiene compatibili con le esigenze produttive delle imprese. Pertanto, tra i suggerimenti nel documento compare un’armonizzazione delle politiche europee sulla stabilizzazione dei prezzi e lo stoccaggio comune del gas, e l’introduzione dei dazi di civiltà (cioè di costi aggiuntivi per le merci che entrano nel mercato comune, ma prodotti in nazioni che non rispettano gli standard relativi all’emissione di CO2 nell’aria).

 

Ciò non è incompatibile con la ricerca di una sovranità nazionale energetica (ma anche tecnologica e digitale, questioni trattate superficialmente) e al contempo con la diversificazione delle fonti di approvvigionamento internazionale, fermo restando la salvaguardia dei contratti con la Russia emessi prima del 16 marzo 2022. Un non ben specificato “ambientalismo cieco e massimalista” europeo avrebbe invece il demerito di limitare l’efficienza dell’impiego dei fondi del Pnrr e di gravare sul sistema produttivo nazionale: perciò a salvaguardia delle imprese si suggerisce Ia revisione dei meccanismi di formazione del prezzo dell’energia, il rilascio di energia alle imprese a costo di produzione, l’introduzione di crediti di imposta per sopperire agli alti costi energetici, l’applicazione di  percorsi di fast track per l’accesso alle energie rinnovabili.

 

Occupazione: donne, partecipazione e tutele aziendali 

La controparte della crescita della produttività dell’impresa è l’incremento dell’occupazione, perfettamente in linea con la promozione di una logica che favorisca la creazione di posti di lavoro e la riduzione del suo costo. La dimensione territoriale ritorna anche qui centrale, e in particolare a sostegno di una procedura di contrattazione aziendale declinata localmente. Nella cultura del lavoro promossa da FdI sono incoraggiate tre modalità di partecipazione delle parti sociali: gestionale, economica e organizzativa. Rispettivamente si tratta di assicurare la presenza di esponenti del sindacato nei CDA, la distribuzione degli utili anche ai lavoratori o alle partecipazioni azionarie e infine la garanzia di un coinvolgimento attivo nei processi di ristrutturazione ed efficientamento dell’impresa.

 

Nell’ambito del welfare aziendale, vengono sostenute nuove figure di rappresentanza di impresa a sostegno della diversità e dell’inclusione: un’attenzione particolare è rivolta ai giovani, per cui sono previsti versamenti di garanzia a copertura di periodi di non lavoro tipici di un sistema economico connotato da rapidi cambiamenti; ai care-givers e contemporaneamente ai meno abili (per i quali si vuole rafforzare l’applicazione della legge 68/1999 sul collocamento obbligatorio); infine alle donne (da interpretarsi nel quadro del sostegno alla “famiglia naturale”, che le imprese dovrebbero incoraggiare con politiche di assunzione family friendly che favoriscano la conciliazione vita-lavoro, i congedi parentali, il welfare di prossimità per le giovani mamme).

 

Il contesto lavorativo viene affrontato nella sua dimensione di transizionalità, che rende necessario un aggiornamento continuo delle competenze, ma prevede anche fasi di vuoto nel passaggio da un lavoro all’altro. Si rilevano nel documento anche le peculiarità dell’era digitale, intesa sia come opportunità – e quindi sono incoraggiate  forme di lavoro miste -, ma anche nei suoi potenziali pericoli per la salute mentale, per la quale si riconferma la cura di FdI nel proporre specifiche forme di assistenza psicologica. In sintesi, sono contemplate modalità miste di lavoro, sistemi di lifelong learning, politiche proattive di apprendimento perpetuo, efficientamento dei tirocini e dell’alternanza scuola-lavoro.

 

A connotare infine la cultura del lavoro proposta da FdI, l’abolizione del Reddito di Cittadinanza, sostituito da un Assegno di solidarietà per chi non è “abile” per il mondo del lavoro. Dall’abolizione si ricaverebbero le risorse per la sopracitata riforma dell’IRPEF, ma anche i 13 miliardi stimati per la riduzione del costo del lavoro e il taglio del cuneo fiscale.

 

Equità sociale

 

Profili di famiglia: donne, giovani, soggetti fragili

Come visto, la ristrutturazione finanziaria, il sostegno delle imprese, il mercato del lavoro e l’ambientalismo sono strettamente connessi. Allo stesso modo, il tema del welfare aziendale è indicativo delle categorie sociali che nel documento programmatico ricevono maggiore attenzione.

 

Innanzitutto, le persone con disabilità, per la cui tutela FdI propone l’istituzione di organismi regionali che vigilino sull’applicazione della normativa vigente in materia. Altre proposte prevedono l’uniformità dei servizi di cura sul territorio nazionale, il raddoppio delle pensioni di invalidità e di indennità, e la creazione di città accessibili, sia sotto il profilo delle barriere architettoniche che in termini di offerta ludico-creativa.

 

La tutela delle donne e dei giovani va interpretata nella cornice della difesa della cosiddetta “cultura della vita”, cioè di valori che nel documento sono presentati come “non negoziabili”: è il caso della cosiddetta “famiglia tradizionale”. Anche nell’ottica della lotta alla denatalità, il documento propone una riforma dell’Isee basata sulla numerosità della famiglia, e l’indirizzamento del Recovery Fund e del Pnrr verso politiche a sostegno della maternità (suggeriti per esempio redditi di infanzia e altre forme contributive o di detrazione fiscale, ma anche campagne di comunicazione e di formazione sul tema per scoraggiare l’aborto e formare figure professionali di supporto al percorso di maternità).

 

Nell’ambito della cultura della vita rientrano anche la battaglia contro l’eutanasia e il suicidio assistito, mentre coerentemente con l’idea tradizionale di famiglia, FdI si oppone alla pratica dell’utero in affitto (che vuole sottoporre a procedimento penale), all’adozione per coppie dello stesso sesso, al ddl Zan e alla diffusione dell’ “ideologia gender” nelle istituzioni formative, ma anche nelle pratiche comunicative di altre istituzioni.

 

Profili di cura: dal welfare domestico a quello nazionale

Come si può dedurre, i giovani sono tutelati sia come potenziali ed emergenti nuclei familiari, per i quali FdI propone politiche abitative favorevoli, ma anche nell’ottica dell’equità intergenerazionale all’interno della comunità nazionale. Così mentre è necessario garantire il loro ingresso e la loro tutela nel mondo lavorativo, è altrettanto opportuno potenziare il sistema sanitario e le garanzie per chi non è idoneo al lavoro e necessita di assistenza.

 

FdI propone un trattamento pensionistico minimale di mille euro prevedendo un adeguamento al potere d’acquisto e l’abolizione del tetto di reddito per chi gode di status di invalidità e di scarse pensioni e cerchi in ogni caso altri mezzi di sostentamento. Sul piano dell’assistenza sanitaria, oltre al potenziamento delle RSA e alla creazione di corsie preferenziali per anziani, è richiesta una riforma delle strutture sanitarie soprattutto in previsione del 2027, anno successivo alla copertura garantita dalla Missione 6 del Pnrr, per il quale si prevede già un ammanco di 2 miliardi di euro l’anno.

 

La proposta del documento programmatico include l’aumento del personale, l’efficientamento del Sistema sanitario nazionale con l’adozione di criteri oggettivi per la scelta dei dirigenti delle unità operative e l’implementazione di un sistema di convenzione che premi l’efficacia della programmazione a livello regionale. Infatti, è previsto il potenziamento dei servizi domiciliari e locali, delle Case della Salute e delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (Usca), la distribuzione anche sul piano locale di alcune prestazioni chirurgiche previa regionalizzazione dei Centri di Elevata specializzazione. L’attenzione è rivolta anche all’assistenza psicologica e neuropsichiatrica infantile e al potenziamento dei presidi sanitari nelle aree a scarsa densità abitativa.

 

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