Da dove iniziare quando parliamo di femminismo? Cosa significa intersezionale? Possono contribuire anche gli uomini a questo movimento? Spoiler: sì. Anzi, dovrebbero. Il femminismo fa bene a tuttə.
A partire dal ventesimo secolo e fino ai giorni nostri, diverse ondate del movimento femminista si sono susseguite nel tentativo di decostruire il potere dominante. Eppure, il maschile continua a rappresentare il modello a cui tendere, il paradigma da emulare. Agli uomini sono demandate le cariche più alte, le posizioni prestigiose, le decisioni importanti. Il femminile è chiuso tra mura domestiche e lavori part-time, spesso sfruttato e quasi sempre sottopagato. Nel frattempo, in Italia il discorso sui diritti è spesso sostituito dalle destre con quello intorno al “politicamente corretto”, svalutando messaggi inclusivi e ostacolando proposte progressiste al grido di “non si può più dire niente!”. Mentre il decreto legge contro l’omolesbobitrasnfobia, l’abilismo e la misoginia è quotidianamente intralciato, ogni due giorni una donna è uccisa da un partner o un ex partner soltanto perché donna (ISTAT), senza considerare le violenze fisiche o sessuali che oltre il 24,7% delle donne che vivono in Italia hanno subìto almeno una volta nella vita (ISTAT).
Per questi motivi – malgrado le lente conquiste e i piccoli passi avanti fatti a partire dal secolo scorso nel nostro Paese – lottiamo per i diritti di base delle donne, a ogni livello, trovandoci spesso a difendere leggi (come quella sull’interruzione volontaria di gravidanza) emanate decine di anni fa ma che faticano a essere applicate.
Il sessismo, sotto gli occhi di tutti, è ancora la norma.
Col tempo il movimento si è ingrandito, è diventato – riprendendo la definizione della giurista americana Kimberlé Crenshaw – intersezionale. È evidente come le discriminazioni camminino spesso a braccetto, come alcuni problemi sociali si sovrappongano, analogamente agli insiemi matematici che si intersecano tra loro. Una donna nera omosessuale, per esempio, potrà vivere esperienze di misoginia, razzismo e omofobia, forse anche tutte contemporaneamente. Il femminismo intersezionale – superando l’emancipazione della donna bianca (cisgender, eterosessuale, benestante e abile) – mira a includere più identità sociali marginalizzante e spinge a uno sforzo collettivo di lotta e resistenza.
Abbiamo scelto di dare un supporto teorico a tutti questi temi in occasione del We Women Festival di Fondazione Feltrinelli. Lo abbiamo fatto contattando collettivi e associazioni indipendenti che di questi argomenti parlano ogni giorno sui loro canali, attraverso parole, immagini, video e racconti.
Dallo strumento che tutti utilizziamo per comunicare, il linguaggio, passando per la rappresentazione delle donne nei media, la mascolinità tossica e il razzismo, abbiamo costruito un percorso in sette tappe con i contenuti a firma di alcune tra le più note associazioni femministe italiane: Parole O_stili, Filosofemme, Frute, Ossì, Megazinne, Ghinea e Il razzismo è una brutta storia.
Attraverso questo percorso speriamo di aver costruito una base di spunti che sappia rispondere a tutti coloro che si dicono: “Ok, voglio imparare, ma da dove inizio?”.
L’edicola è presente negli spazi di Fondazione Feltrinelli (Viale Pasubio 5) dall’11 al 24 luglio 2021. Per accedere ai contenuti online è necessario scansionare i codici QR presenti sull’Edicola. La stagione estiva di Fondazione Feltrinelli “Welcome to Socotra” è stata inaugurata venerdì 11 giugno con il We Women Festival, un ciclo di incontri, talk e spettacoli dichiaratamente femminista, intersezionale e progressista.
Chi ha partecipato all’edicola:
Il potere delle parole: commuovono, uniscono, rincuorano. Oppure feriscono, offendono, allontanano. In Rete, spesso, l’aggressività domina tra tweet, post, status e stories. È vero che i social media sono luoghi virtuali, ma è anche vero che le persone che li animano sono reali, così come lo sono le conseguenze. Per questo oggi, nella progressiva contaminazione tra vita online e offline, dobbiamo stare attenti a come usiamo le parole. Parole O_Stili ha l’ambizione di ridefinire lo stile con cui le persone stanno in Rete, vuole diffondere l’attitudine positiva a scegliere le parole con cura e la consapevolezza che le parole sono importanti. L’associazione no-profit Parole O_Stili è nata a Trieste nell’agosto 2016 e ha l’obiettivo di responsabilizzare ed educare gli utenti della Rete a scegliere forme di comunicazione non ostile.
Filosofemme è un progetto che nasce dal desiderio di condividere la passione per la filosofia tramite la figura delle filosofe. Le donne, per molti secoli messe in secondo piano in tutte le discipline, assumono oggi sempre più una posizione di rilievo nella società grazie ai movimenti di rivendicazione. Filosofemme ha il desiderio di porsi come parte attiva di questa ondata tramite la freschezza di contenuti contemporanei online che rendono la figura femminile meno alienata rispetto alla società in cui siamo immerse e immersi. Filosofemme sono le filosofe che si mostrano al mondo con la loro voce e il loro pensiero.
Frute si occupa di femminismo e confini di genere, intorno al tema dell’identità femminile, interrogandosi sul suo significato attraverso i temi del racconto personale e dell’attivismo. Si basa su una ricerca, visiva e di contenuto, sull’editoria femminista del passato, affiancando una comunicazione contemporanea a contenuti forti e tematiche politiche.
Ossì, con l’accento sulla ì, è “un giornaletto porno fatto bene”. Ogni numero è un piccolo mondo a sé che ruota intorno a un unico racconto commissionato ogni volta a una scrittrice o scrittore diverso. A ogni racconto affianchiamo una playlist fruibile tramite le onde grafiche di Spotify e curata da una o un musicista che amiamo e 10 foto porno di una fotografa o fotografo che in qualche modo completano il mondo del racconto. Ogni numero esce in edizione limitata e numerata a mano.
Il corpo delle donne è legato a un’immagine mercificata sessualizzata e sessualizzante. Con Megazinne proviamo a dare una nuova prospettiva sull’argomento: parlare del seno nella cultura pop e nelle rappresentazioni mediali con l’obiettivo di sradicare ogni forma di pregiudizio e preconcetto nei confronti del corpo delle donne.
Donne che viaggiano, donne che studiano, donne che subiscono ingiustizie, donne che lottano per cambiare un po’ il mondo, donne in paesi e di confessioni che non conosciamo se non per racconti di terzi, donne che si sentono strette nel binarismo o nel loro sesso biologico, donne che si agitano e donne che cantano: noi le vogliamo far parlare tutte, senza mediazioni. Ghinea è una newsletter femminista mensile gratuita e aperta a chiunque.
Il Razzismo è una brutta storia è un’associazione impegnata nel contrastare razzismo e discriminazioni attraverso iniziative culturali e progetti educativi. Fondata nel 2008, realizza percorsi formativi, produce materiali e promuove eventi culturali. Lavora su tutto il territorio nazionale ed è attualmente nel Direttivo dello European Network Against Racism (ENAR).