Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano sono al fianco in un viaggio attraverso sei città del mondo che abbiamo scelto per discutere nel modo più concreto possibile, di temi importanti per la vita collettiva.
Discutere di alcuni temi chiave posizionando il nostro sguardo sulle città è un modo per dirci quanto è fondamentale che i nostri discorsi si misurino con la concretezza dei problemi. Le città sono una concrezione dell’azione pubblica: stratificazioni di azioni, progetti e pratiche che una pluralità di attori, pubblici e privati, singoli e collettivi mettono in campo. Occuparsi delle città, posare lo sguardo sulle similitudini e sulle differenze che le attraversano, ci costringe a uno sguardo comprensivo, che supera le competenze specifiche e le discipline e ci costringe a “tenere insieme” il modo in cui l’esistenza di una persona si articola nello spazio e nel tempo della sua vita quotidiana.
Lo sguardo e i discorsi sulle città mettono spesso l’accento sulla competizione che corre nell’attrarre funzioni di rilievo ed eventi, investimenti, risorse, popolazioni. La retorica della città competitiva fa parte di un immaginario oggi ampiamente dominante in cui il prodotto interno lordo o il reddito pro capite o i prezzi degli alloggi sono in genere assunti quali indicatori del successo. Si misura il reddito, ma nulla si dice rispetto alla sua distribuzione e nulla si dice rispetto alle possibilità di accesso e godimento reale di beni e servizi. E così, questi indicatori sono poco efficaci nel dirci quanto la vivibilità di una città sia estesa e condivisa.
“Città visibili” ci sollecita a considerare la città innanzitutto come spazio della soddisfazione dei bisogni primari, di produzione di benessere condiviso, di vivibilità per i suoi abitanti. Per dirlo con le parole di un gruppo di ricercatori che ha costituito il “collettivo dell’economia fondamentale”, ci interessa qui mettere al centro le condizioni alle quali si da la possibilità di produrre e riprodurre quelle infrastrutture per la vita quotidiana che costituiscono i fondamentali per il benessere dei cittadini e che solo collettivamente possono essere prodotte.
Città e regioni sono terminali di sistemi organizzati a livello nazionale e transnazionale, non tutto può essere governato e regolato a livello locale. Ma ci sono attività essenziali sulle quali le municipalità hanno ampi margini di manovra e in cui possono migliorare aspetti importanti della vivibilità urbana: la casa, i trasporti locali, l’accessibilità ai servizi, l’acqua, il trattamento dei rifiuti, l’energia, l’alimentazione, gli spazi della vita collettiva.
Per questo, quanto mai oggi a fronte di una pandemia che ha cambiato profondamente il modo in cui organizziamo la nostra vita, è fondamentale assumere le città come terreni di sperimentazione in cui mettere sotto osservazione le dinamiche di cambiamento e progetti possibili che possiamo intraprendere. I racconti di Vienna, San Paolo, Atene, Mumbai, Dhaka e Bogotà saranno una introduzione alla complessità che le nostre città e società devono affrontare ma anche un invito a riconoscere la pervasività di alcuni fenomeni, il ricorre di alcuni tratti, i potenziali dell’azione pubblica pur in contesti e continenti così diversi.
San Paolo e Vienna
Un primo tema tra quelli che metteremo sotto osservazione è l’accesso alla casa, la casa come tetto – accessibile, sicuro e accogliente – sulla testa innanzitutto. L’influenza sulle grandi città dei capitali finanziari è oggi tanto estesa da avere progressivamente offuscato il valore d’uso della casa come risposta a un bisogno e da avere esasperato il valore della casa quale bene su cui investire, scommettendo sul rialzo dei prezzi quasi fossero azioni acquistate in borsa. Il numero di alloggi vuoti è in forte crescita a scapito dei molti che un alloggio non l’hanno, che sono costretti a vivere in condivisioni forzate o a trasferirsi più distanti dal luogo di lavoro sopportando costi e tempi di pendolarismo. La finanziarizzazione del mercato immobiliare è estensiva e condiziona fortemente l’accesso alla casa, rendendolo un fattore chiave rispetto alla possibilità di godere di un diritto alla città. A Vienna e a San Paolo la risposta al problema della casa è assai diversa, ma in città così attrattive alcuni tratti di fondo sono assai simili e offrono un buon esercizio per riflettere – per analogia e differenza – sul contesto a noi più prossimo.
Guarda l’intervista a Tereza Herling, Architect and Urban Planner, former coordinator Municipal Housing Plan in the City of São Paulo Department of Housing and Urban development
Così Atene è un esempio di grande città che si è confrontata in questi anni in modo assai ravvicinato con una perdurante crisi economica e occupazionale mostrando tratti di resilienza e di governo urbano inattesi, garantendo servizi essenziali quali condizioni fondamentali di cittadinanza. A fronte di una crisi economico o sanitaria, come quella prodotta dalla pandemia attualmente in corso, l’impatto su una città può avere effetti dirompenti laddove le diseguaglianze si acquisiscono e diventano quanto mai più visibili. Mumbai ha una tradizione consistente di movimenti e azioni collettive che con straordinaria sapienza organizzano e mettono a rete i soggetti e i contesti urbani più poveri.
Atene e Mumbai
Guarda l’intervista a Sheela Patel, Director Society for Promotion of Area Resource Centres, Chair Slum Dwellers International
A capi quasi opposti del globo, Bogotà e Dhaka ci portano a considerare il tema – oggi quanto mai centrale – della salute come un bene che spesso abbiamo consegnato alle politiche sanitarie e alle strutture ospedaliere. Spostare l’enfasi dai luoghi della cura alla cura dei luoghi è un passaggio fondamentale per alimentare politiche di promozione della salute che trovano nei progetti sui luoghi dell’abitare leve fondamentali di azione.
Bogotà e Dhaka
Guarda l’intervista a Enrique Peñalosa, ex Sindaco di Bogotà
Perché le politiche urbane, la pianificazione urbanistica e l’architettura siano in grado di tradursi in progetti adeguati ad affrontare la complessità dei problemi e delle sfide che nelle grandi città diventano manifeste è fondamentale alimentare un continuo confronto tra studiosi, amministratori, esperti e attivisti. E’ fondamentale farlo in modo laico, cercando costantemente nuovi interlocutori, diversi punti di vista e guardando estensivamente alle città del nord e del sud del mondo. E’ essenziale per rifuggire dalla local trap, così definisce Mark Purcell – in un bel testo sulla democrazia urbana – l’illusoria convinzione che le soluzioni ai problemi siano solamente quelle che più facilmente possiamo vedere e immaginare. E a questo ampiamento degli orizzonti, della ricerca e dell’azione sulla città, ambisce la collaborazione del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani con Fondazione Feltrinelli.
[Purcell, M. (2006) Urban Democracy and the Local Trap, in Urban Studies, Vol. 43, No. 11, pp. 1921-1941]