Nell’epoca della post-verità e delle fake-news – ma anche della fake science, della fake history o dei fake like (generati dai bot sui social media) – chi dice la verità? E quale posto occupa la verità in relazione a un potere che sempre più appare impegnato non tanto a occultare o manipolare la verità, ma più semplicemente a trascurarla, collocandosi in una dimensione post-fattuale?
La relazione tra verità e potere è da sempre una relazione controversa e conflittuale, quasi che la verità sia strutturalmente condannata all’impotenza e il potere alla menzogna. Quello della verità in politica è un problema cruciale, dalle implicazioni profonde e potenzialmente smisurate.
Soprattutto cos’è la verità? Un enunciato vero? I fatti rilevanti? La corretta interpretazione dei fatti? L’attribuzione del valore di verità a proposizioni morali?
In un’epoca in cui l’emozione e le paure hanno sostituito l’argomentazione razionale, chi si oppone alla disinformazione deliberata? L’esercizio della verità è una pratica di cittadinanza: una pratica capace di formare cittadini liberi, responsabili, che intrattengono un rapporto con se stessi e con la società attraverso la messa in gioco della propria capacità di critica e autocritica.
L’iniziativa editoriale “Dire la verità” è pensata per avviare un cantiere di riflessione su informazione, cultura, ricerca come strategie di contrasto alla censura, alle false notizie, alla repressione del dissenso, all’erosione del confronto democratico e pluralista. Storici, giornalisti, insegnanti, ricercatori ci raccontano la loro esperienza, il loro esercizio di parola e di verità, i loro strumenti di critica e testimonianza, i limiti coi quali si confrontano e che scelgono di autoimporsi, i rischi o la solitudine che sono disposti a sopportare