A cura di Jacopo Perazzoli
Le misure sanitarie di protezione del lavoro rincorrono sempre, con ritardo, le trasformazioni che avvengono nel mondo produttivo. Pensando al caso italiano – come dimostrano i documenti riproposti in queste pagine, e come ricordato da tutti i contributori di questa raccolta – dopo l’industrializzazione furono necessari alcuni decenni prima che lo Stato e le istituzioni sanitarie fossero in grado anche solo di pensare, e poi elaborare, precise linee organiche e strategiche di prevenzione e protezione dagli infortuni e dai disagi cui erano esposte le nuove tipologie di lavoro – e di lavoratori – generati dalla trasformazione del paradigma economico e dei sistemi produttivi.
Solo all’inizio del XX secolo, alcune figure di industriali illuminati, ma soprattutto di medici consapevoli, giunsero prima a segnalare i rischi cui i lavoratori erano esposti e poi a pianificare interventi legislativi strategici, o addirittura la fondazione di nuove discipline – e di luoghi di cura e ricerca – che potessero preservare gli uomini e le donne dai gravi pericoli in cui li poneva la condizione di lavoratori salariati dell’agricoltura e dell’industria. Come nell’esempio della Clinica del lavoro fondata nel 1910 a Milano da Luigi Devoto.
Laboratorio di chimica della Clinica del lavoro, 1910
Lo stesso ritardo lo racconta oggi la mancata protezione di larghi settori della forza lavoro nell’emergenza legata alla diffusione del nuovo coronavirus in Italia e nel mondo, in particolar modo dei lavoratori della distribuzione e della logistica in genere, che sono costretti a lavorare forse a ritmi ancora più intensi che in passato a causa della quarantena obbligata in cui versa il resto della popolazione. E come dimostra, per un altro verso, la mancanza di protezione sociale ed economica per quei lavoratori atipici, o in nero, che non possono attingere alle risorse “cuscinetto” messe in campo dal governo. In un contesto in cui riemergono con vigore, e in modo stridente, l’esclusione e la separazione sociale.
Di seguito sei tappe per riflettere sul rapporto tra salute e lavoro. Leggi gli approfondimenti