Credo che gran parte del fascino di Panzieri
derivasse da un’arte rarissima benché essenziale in politica:
quella di ricominciare da capo

Cesare Cases


I documenti presentati nell’approfondimento
Ricominciare da capo: a cent’anni dalla nascita di Raniero Panzieri 
sono tratti dal Fondo Raniero Panzieri

conservato dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli


Scrive Goffredo Fofi, ricordando gli anni di Torino tra il 1960 e il 1963 e Raniero Panzieri: “Sono contento e orgoglioso di aver seguito per tre anni ansiosamente non solo il destino degli immigrati meridionali ma anche quello degli operai della Lancia e delle piccole fabbriche e bòite della periferia, di aver visto gli operai molto da vicino, e di essere stato nelle loro case da amico e compagno. Di aver preso parte attiva, del tutto secondaria, alla preparazione degli scioperi del ’62. Il giorno in cui gli operai della Fiat si destarono dal decennale sonno della guerra fredda, rimane uno dei più emozionanti e dei più belli della mia vita. E lo devo a Raniero.”


Alle volte per ritrovare il senso di una storia è sufficiente un fermo immagine. E tuttavia quello scatto da solo non basta. Insieme vanno le domande brucianti che nel presente ci facciamo e le risposte che riusciamo a costruire anche trovando momenti e temi nelle esperienze culturali, emozionali di passato.


Tornare a riflettere sul lavoro di Panzieri è un modo per ritrovare il senso di una ricerca che è anche passione, tensione costante a porre domande intorno al presente.

Che cosa vuol dire fare inchiesta e perché si fa inchiesta? Cosa significa smascherare luoghi comuni? Come si pone all’ordine del giorno un tema dimenticato o mistificato?


Il centenario della nascita di Raniero Panzieri (14 febbraio 1921 – 14 febbraio 2021), di  cui Fondazione Feltrinelli conserva un fondo di carte manoscritte, lettere e documenti (una descrizione di quel fondo archivistico è scaricabile qui), è l’occasione – anche in un momento inquieto dentro la sinistra non solo italiana – per tornare a riflettere su un laboratorio culturale e politico che ha innervato profondamente la sinistra italiana del secondo dopoguerra.


Come ci aprono a questo laboratorio tanto le considerazioni di Marco Cerotto quanto l’analisi della riflessione sull’illuminismo – tema su cui si esercita la ricerca filosofico-politica di Panzieri e su cui ci invita a riflettere Michele Battini –, Raniero Panzieri è stata una voce e una figura politica e intellettuale della sinistra italiana che ha rappresentato alcuni momenti della riflessione critica proprio perché il suo obiettivo è stato non solo quello di affrontare alcuni snodi della discussione pubblica, ma anche del confronto intellettuale e culturale tra anni Cinquanta e Sessanta, su cui periodicamente, anche dopo la sua morte, la sinistra italiana è tornata a riflettere in maniera inquieta.


In tempi di mutamenti sociali e politici, l’inchiesta resta sempre la via più diretta per ricostruire i fondamenti di una scienza che è anche coscienza della società, mostrandone il carattere critico, per comprendere e trasformare il mondo. L’esperienza dei «Quaderni Rossi» diretti da Raniero Panzieri, riproponendo un ritorno a Marx che è al contempo un richiamo a un «uso socialista» dell’inchiesta, tenta di aprire nuove vie di ricerca e azione per il movimento operaio italiano, l’azione collettiva di base, la centralità del lavoro di fabbrica in opposizione al centralismo dei partiti. In un percorso che si sviluppa accanto alle persone per fare della conoscenza un’esperienza comune, in cui il sapere non è trasferimento di nozioni dall’alto al basso, ma condivisione di un processo partecipato.


Come ricorda Valeria Tarditi, è stato definito un “eretico testardo” in grado di sollevare questioni scomode per gli attori politici della sinistra, ma anche capace di agire come collegamento tra la “tradizione” della cultura del movimento operaio e “l’innovazione” di un presente e un futuro di antagonismo sociale, i cui contorni erano – e sono ancora oggi – in evoluzione e da definire.


Tre i cantieri di riflessione che abbiamo proposto ai nostri collaboratori.

#1 Fabbrica oggi

Cantiere volto a riflettere sulla trasformazione urbana e le nuove marginalità cittadine nel tempo della riconversione non solo delle fabbriche, ma anche di realtà urbane che intorno al mondo della fabbrica hanno segnato la loro fisionomia urbanistica, sociale, culturale, oltre che – ovviamente – economica.

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Studiare la fabbrica dopo la città industriale

Articolo di
Gilda Zazzara, Università Ca’ Foscari di Venezia

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#2 Inchiesta

Cantiere di riflessione volto a indagare che cosa motiva il tema dell’inchiesta. Studiare la realtà per guardare a quegli attori sociali che ancora non sono rappresentati ma chiedono di esserci. Tutta l’indagine sui lavori sottopagati, sullo sfruttamento della manodopera “in nero”, sulle nuove soggettività operaie, oggi come ieri, sta nell’emersione di istanze e contenuti che chiedono di riscrivere un patto politico.


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Ribaltare il piano. Inchiestare la metropoli tra logistica e piattaforme


Articolo del collettivo
Into the Black Box 

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#3 Partecipazione

Cantiere volto a riflettere intorno a quanta innovazione è in grado di introdurre un soggetto nuovo che promuove analisi e inchieste creando conflitto e trasformando le forme di partecipazione.

 


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