Il 12 settembre 1919, cento anni fa, Gabriele D’Annunzio entra a Fiume alla guida di duemila uomini (ma anche donne) in gran parte giovani. Una città che ha molti nomi e che non riesce mai a coabitare con le molte componenti che la animano. Rijeka (in croato), Sankt Veit am Flaum o Pflaum (in tedesco); Reka (in sloveno) Szentvite poi Fiume (in ungherese), come in italiano.
Fiume, 12 settembre 1919 è molte cose: l’immaginario che accompagna quella impresa; il sentimento con cui noi italiani abbiamo costruito il nostro autoritratto (la “vittoria mutilata”); una delle tappe del ‘900 come conflitto tra giovani e vecchi. Soprattutto è Il trionfo della parola e della capacità attraverso le parole di segnare un prima e un dopo. L’ingresso nel Novecento, senza possibilità di revoca.
Di seguito i contributi del ricercatore Niccolò Panaino, Vocabolario violento, e degli storici Paolo Cavassini, Mimmo Franzinelli, Fiume principato della giovinezza, e David Bidussa, Fiume 1919, la forza della parola con le fonti tratte dal patrimonio archivistico e bibliografico di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli.