Nel corso dell’autunno già caldo per le vertenze legate ai rinnovi contrattuali, il 19 novembre 1969 l’Italia si ferma: milioni di lavoratori entrano in sciopero. L’obiettivo è quello di trasformare la casa in un servizio sociale sottraendola alle logiche di puro profitto per assicurare a tutti i cittadini condizioni abitative adeguate ad un livello civile di vita collettiva.
Lo sciopero nazionale per il diritto alla casa rivendicò la centralità della questione abitativa legandolo a un movimento più ampio che, proprio in quegli anni, iniziò a rivendicare la necessità di un governo della città più democratico e partecipato.
Oggi il diritto all’abitare dignitoso continua a essere uno dei grandi temi su cui si gioca la qualità di vita di migliaia di persone e famiglie, spesso “invisibili” ai media e alle istituzioni.
Di seguito tre approfondimenti pubblicati su La nostra città futura dei ricercatori Davide Tabor, Jacopo Lareno e da Mattia Gatti, Segretario territoriale SICET Milano.