Si aprono le danze
Il 2021 è stato l’anno in cui si sono prese le misure per la Transizione Ecologica, si è studiato e sono stati predisposti strumenti di attuazione. A febbraio 2021 è nato il Ministero Italiano per la Transazione Ecologica (MITE), il 30 aprile è stato ufficialmente trasmesso alla Commissione Europea il PNRR e dal 31 settembre al 12 novembre la Scozia è stata l’arena della Cop 26. Il 2022 dovrà essere un anno in cui la transizione ecologica prenderà realmente forma in tempi celeri. Uno degli appuntamenti caldi nel panorama internazionale promette essere il 7 novembre 2022 quando si aprirà a Sharm El Sheikh, in Egitto, la Cop 27, che fa sperare gli scettici di quella appena passata (Corriere della Sera).
(S)bilancio 2021 italiano
In tema di Transizione Ecologica il 2022 si è aperto con delle urgenze che nel 2021 non hanno trovato soluzioni tempestive: l’aumento del costo dell’energia, il dissesto idrogeologico, la sfida della telemedicina, la mancanza di competenze e di risorse nelle pubbliche amministrazioni, per citarne alcune. Il rincaro dei prezzi dell’energia in coda al 2021, (+29,8% per la bolletta elettrica e +14,4% per il gas al primo di ottobre rispetto al trimestre precedente) è destinato ad avere ripercussioni ancor più severe nell’anno che verrà in termini di creazione di nuove povertà. L’uscita dal gas e il raggiungimento dell’efficienza energetica sono indispensabili rapidamente non solo da un punto di vista di contrasto ai cambiamenti climatici, ma anche per evitare la volatilità del mercato residuo dei combustibili fossili, reso recentemente instabile da un picco del consumo di alcuni Paesi asiatici e da una ridotta fornitura da parte della Russia, con una conseguente difficoltà di approvvigionamento europeo. In questo senso, investire nelle fonti rinnovabili porterebbe ad un mercato più stabile, su cui anche la crisi pandemica in corso avrebbe meno potenza di impatto addizionale (Altreconomia). Un cambio di approccio e di passo lo richiede anche il settore agricolo, che contribuisce al 10% delle emissioni totali europee e ha grandi margini di investimento per ridurre gli input negativi chimici, idrici ed energetici e per riconvertire i metodi intensivi di produzione zootecnica e agricola. Al centro delle politiche agricole nel 2022 sarà necessario mettere a fuoco misure ad oggi troppo poco esplorate per la riduzione dei carichi emissivi, l’indipendenza mangimistica, puntando sull’approvazione di un’etichetta specifica, e la creazione di biodistretti (Corriere della sera).
Buon Non compleanno a MITE
A poche settimane dal suo primo compleanno, Il MITE ha imparato a gattonare e risulta chiaro che preferisce alcuni giochi rispetto ad altri. Guarda favorevolmente a un modello innovativo di mobilità sostenibile, con misure parziali come il decreto finalizzato a ridurre l’impatto ambientale derivante dal traffico veicolare privato nelle aree urbane e metropolitane (Ipsoa). In pratica, le aziende e le pubbliche amministrazioni con più di 100 dipendenti all’interno di una città metropolitana, capoluogo di Regione o Comune con più di 50.000 abitanti sono tenute ad attuare entro la fine del 2021 il Piano Spostamento Casa-Lavoro che prevede l’istituzione di un mobility manager, una figura professionale apposita che lavori in modo specifico per ideare, organizzare ed implementare politiche di mobilità sostenibile all’interno dell’azienda (Informazione fiscale).
Dal girotondo dell’energia non vuole che vengano esclusi gli small modular reactors e soprattutto la fusione, ritenendo il nucleare un compagno profittevole con cui crescere fino al 2050, ma dimenticando che l’Italia, a differenza di molti paesi europei, ha più di un quarto di milione di tonnellate di rifiuti altamente radioattivi custoditi in depositi ancora provvisori (Il Fatto Quotodiano).
Per quanto riguarda il lessico, alcuni vocaboli sembrano di lento apprendimento: decarbonizzazione è molto lunga, soprattutto da implementare in assenza di attori chiave, come i direttori generali e un inviato per il clima, e di strutture tecniche per assistere gli enti locali (Domani).
Piano, piano
Nel 2021, L’Italia ha raggiunto tutti i 51 obiettivi del PNRR, tra riforme e investimenti, che si era impegnata a completare entro fine anno, ma non in assenza di critiche (Repubblica). La riforma della giustizia civile, resa più snella con l’introduzione di meccanismi di “improcedibilità” non per forza coincide con un contrasto alla commissione dei reati (Il Fatto Quotidiano). L’investimento sull’innovazione digitale è stato senz’altro un cavallo di battaglia del Piano che ha provato ad agire soprattutto nella pubblica amministrazione. Ha previsto infatti una piattaforma digitale nazionale di dati che consentirà lo scambio di informazioni tra le varie amministrazioni e permetterà di conservare in modalità digitale le ricevute di pagamento, le notifiche, le lettere ricevute date alle amministrazioni pubbliche (HuffingtonPost). Mancano però soprattutto le competenze di gestione e utilizzo degli strumenti digitali, senza le quali è molto improbabile che si raggiungeranno i benefici stimati in termini di efficienza e accesso ai servizi e resta da vedere come verranno attuati nel concreto. Anche un altro ambito di innovazione, quello delle Case di Comunità rischia nel 2022 di non decollare per l’impossibilità di destinare le risorse al personale medico (Panorama). A quasi due anni dall’inizio della pandemia, la medicina territoriale, decentralizzata, diffusa, di comunità, magari con frange di telemedicina, rappresenta uno snodo significativo di qualità della vita, che non solo contribuirebbe alla gestione dell’emergenza sanitaria, ma sarebbe uno strumento di rigenerazione delle aree interne. Nei prossimi mesi si aprirà la fase di accordo operativo del PNRR volta all’assegnazione della prima tranche di circa 24 miliardi di risorse, che fa seguito all’anticipo di circa 25 miliardi ricevuto alla fine dell’estate (MilanoFinanza), ma il dubbio è che siano rimasti indietro investimenti territoriali cruciali.
Tutto (ancora) da dimostrare
La Francia si prepara alle elezioni in aprile e ha chiuso l’anno con un programma che in termini di Transizione Ecologica si focalizza sulla Carbon border tax, un meccanismo di aggiustamento del carbonio alla frontiera per “accompagnare” le imprese nella riduzione delle emissioni inquinanti, e nuove regole per gli investimenti verdi e digitali in ottica di filiera (Rinnovabili). In Cile, l’elezione a dicembre del 35enne Gabriel Boric fa sperare parte del Paese in un intervento sui settori che producono il più alto consumo di risorse naturali, dall’estrazione del rame all’agricoltura, ma che sono allo stesso tempo quelli che hanno sostenuto l’economia negli ultimi anni: la sfida sarà dar prova di fermezza sul programma elettorale e non cercare negoziati interni (Domani).
Negli Stati Uniti il piano verde di Biden da 2.200 miliardi di dollari, arranca a diventare esecutivo, per delle opposizioni interne al Partito Democratico (Internazionale), ma che se attuato nel 2022 sarà il più grande piano di spesa sul clima nella storia del Paese.
Molti governi del mondo stanno cercando di tenere il passo, chi più chi meno, verso una transizione ecologica, climatica e energetica dei modelli produttivi, della mobilità, delle infrastrutture. Il vero scarto sarà la velocità di cambiamento e il coraggio di scelte politiche che non mirino al consenso e alla conservazione di quelle alleanze economiche e politiche che, nella maggioranza dei casi, hanno in parte contributo all’attuale crisi socio-ecologica.