“Questa manifestazione è soltanto un simbolo ma l’obiettivo è crescere, finché ci sarà la libertà da difendere (…). Cambieremo percorso da un momento all’altro. Noi siamo contrari a ogni forma di violenza, ma sappiamo perfettamente cosa sia la legittima difesa. Saremo gli angeli custodi di quelle mamme, di quegli uomini che combattono la loro battaglia per la libertà. Con tutti i mezzi”. È un audio di sei minuti inviato a fine settembre 2021, via Telegram, a chiamare a raccolta gli oppositori del Green Pass per una manifestazione di protesta contro il governo italiano, il 9 ottobre 2021 a Piazza del Popolo a Roma.
A inviare l’audio, utilizzando una voce maschile, è Pamela Testa, militante quarantenne di Forza Nuova, il partito politico di estrema destra di ispirazione neofascista. Testa sarà poi considerata dagli investigatori il trait d’union tra la destra eversiva e i movimenti No Vax e No Green Pass. È lei che per conto dell’associazione “Liberi Cittadini” ha promosso e organizzato – richiedendo personalmente l’autorizzazione per il sit-in alla questura di Roma – la protesta poi culminata con l’attacco alla sede nazionale della Cgil, lo storico sindacato dei lavoratori. Un anno dopo, ripercorriamo cosa è accaduto quel giorno a Roma.
Le origini della manifestazione dei No Green Pass
Il 16 settembre 2021, il governo Draghi approva un decreto-legge che introduce l’obbligo di Green Pass nei luoghi di lavoro pubblici e privati, come misura di contenimento dei contagi da COVID-19. La misura entrerà in vigore il 15 ottobre 2021. È questa la nuova miccia che riaccende i gruppi No Vax sui social, innescando anche la reazione delle frange più estremiste della destra italiana. Il 20 settembre, Pamela Testa condivide dal suo profilo Facebook il primo invito alla manifestazione nazionale “Per il lavoro, per la libertà”.
Ma il primo vero appello alla mobilitazione è del 28 settembre. Testa si rivolge “a tutti gli italiani liberi”, perché: “L’Italia è sotto attacco, come mai è accaduto prima. Siamo l’unica nazione al mondo ad aver adottato regole tiranniche così restrittive (…)”. Per questo chiede di: “Convergere sulla Capitale, sede dei palazzi del potere, dei suoi simboli, ma anche città simbolo di una gloriosa civiltà che i piani delle élites globaliste vorrebbero cancellare”. Il giorno successivo, la militante di Forza Nuova pubblica un video in cui rivendica di essere l’organizzatrice della manifestazione e con tono premonitore afferma: “Il 9 ottobre Piazza del Popolo sarà davvero del popolo. E se come probabile che sia, sabato mattina, ci verrà fatto un fermo e verremo portati in questura, voi sarete quelli che dovrete dare voce al popolo”.
Il 3 ottobre, in un altro post su Facebook specifica chi è questo “popolo” pronto a marciare su Roma: è quello che “odia i partiti, i governi tecnici e i sindacati”.
Ad appoggiare la manifestazione anche il movimento “IoApro”, che già da gennaio protestavano contro le restrizioni nei ristoranti dovute alla pandemia.
Secondo le autorità, la manifestazione avrebbe visto la partecipazione di 3mila-4mila persone, come confermato dalla ministra dell’Interno Lamorgese durante l’informativa in Parlamento del 19 ottobre. In realtà, quel 9 ottobre 2021 i manifestanti saranno 10mila. Solo 840 i membri delle forze dell’ordine dispiegate.
La manifestazione: dallo sventato attacco a Palazzo Chigi fino alla devastazione della sede della CGIL
L’appuntamento è alle ore 15 a Piazza del Popolo, ma due ore prima diversi gruppi provano a raggiungere Palazzo Chigi. Vengono però respinti da un cordone di poliziotti.
Nel frattempo Piazza del Popolo inizia a riempirsi anche di volti molto noti dell’estrema destra italiana. Poco dopo le 15, infatti, prende la parola Giuliano Castellino(1), leader di Forza Nuova, che dà ufficialmente avvio alla manifestazione senza però citare ancora quello che sarebbe avvenuto da lì a qualche ora.
Castellino non avrebbe potuto partecipare alla manifestazione in quanto sottoposto a cinque anni di Daspo e divieto di avvicinarsi ai luoghi dove si svolgono manifestazioni pubbliche e sportive. Il provvedimento gli era stato notificato il 13 settembre, dopo indagini della Digos di Roma iniziate in seguito ai sit-in di protesta, non sempre autorizzati, contro le restrizioni dovute alla pandemia.
Secondo il tribunale di Roma Castellino è “un soggetto pericoloso poiché organizza forme di protesta destinate a sfociare in scontri con le Forze dell’Ordine”. Con lui in piazza c’è Roberto Fiore(2), il fondatore di Forza Nuova insieme a Massimo Morsello nel 1997.
Alle 16:03, secondo quanto raccontato da Luigi Cardarello, uno dei dirigenti della Digos presente in piazza, inizia una trattativa tra la Polizia e Luigi Aronica, ex membro dei Nuclei Armati Rivoluzionari (Nar), ora militante di Forza Nuova. Aronica chiede il consenso per un corteo che, passando per Villa Borghese, arrivi fino a Corso d’Italia. “Inizialmente gli chiediamo di darci mezz’ora di tempo per parlare con la questura, ma venti minuti dopo Aronica si ripresenta”, Cardarello dice che la questura non ha ancora preso una decisione. Nel frattempo la folla continua a urlare: “No Green Pass”, “La gente come noi non molla mai” e “Libertà” oltre a insulti contro Mario Draghi e il ministro Roberto Speranza.
Dal palco interviene anche Nicola Franzoni, leader dei No Vax, che conclude l’intervento con le parole: “Alla fine dell’intervento di Giuliano, la piazza segua Castellino e l’obiettivo lo capirete”. In una sua diretta Facebook dopo l’attacco, dichiarerà che l’operazione era stata programmata nei minimi dettagli da otto degli organizzatori e che l’assalto alla sede sindacale doveva essere un diversivo per distrarre le forze dell’ordine e permettere così di entrare più facilmente nei palazzi istituzionali. Conferma la premeditazione anche un video pubblicato da uno dei suoi sostenitori che lo immortala mentre spiega:
“Dobbiamo occupare un palazzo simbolo della lotta dei lavoratori e bloccare il green pass. Occupare la Cgil è una mossa politica”.
Alle 16:30, Giuliano Castellino urla di nuovo dal palco: “Tutti alla Cgil” e la manifestazione si muove. Alle 16:45, senza che fosse stata concessa l’autorizzazione, una parte dei manifestanti, circa 3mila, si muove verso Piazzale Flaminio e quindi in Piazzale del Brasile; un’altra parte del corteo si dirige verso il Parlamento. Anche la Polizia si divide.
Secondo la ministra Lamorgese: “L’avanzata dei manifestanti è avvenuta in maniera impetuosa e alquanto disordinata. Ciò ha fatto sì che le Forze dell’ordine abbiano accusato una grave difficoltà di reazione”. Alle 17, in Piazzale del Brasile erano schierati sessanta uomini; altri venti vanno a posizionarsi vicino la sede della Cgil. Contemporaneamente, altre squadre si dispongono su Via del Tritone per evitare che i manifestanti raggiungano le sedi istituzionali. Dei 3mila confluiti a Piazzale del Brasile, infatti, circa 1500 iniziano a percorrere Via del Muro Torto, verso la Cgil, mentre gli altri defluiscono verso Via Veneto, con l’intento di arrivare a Palazzo Chigi e Montecitorio. All’imbocco di via Veneto, i manifestanti si scagliano contro alcuni blindati della polizia, che vengono presi a calci e pugni. Volano anche numerosi oggetti. Gli agenti rispondono con cariche e manganellate.
Nel frattempo, l’altro gruppo è riuscito ad arrivare in Corso d’Italia, scandendo slogan di protesta: “Nessuno può toglierci il lavoro che ci siamo conquistati onestamente e duramente”, “Landini dimettiti”, i cori rivolti a Maurizio Landini, Segretario generale della Cgil. A difesa della sede del sindacato ci sono solo 18 uomini dei carabinieri, per cui entrare è semplice. “Il sabato Cgil è chiusa, non ci sono neanche i portieri”, racconta a Fondazione Feltrinelli Stefano Milani, direttore di Collettiva.it, tra i primi ad arrivare sul posto dopo l’attacco, “ed essendo la casa di tutti i lavoratori, noi non abbiamo mai avuto e voluto la presenza di militari a presidio della sede”.
Secondo il racconto delle forze di Polizia, dopo l’arrivo del corteo, Castellino si rivolge a un poliziotto che stava difendendo la sede dicendogli: “Lasciatece passa’”, e ancora “Portatemi da Landini o lo andiamo a prendere noi”.
Nell’ordinanza di arresto del militante di Forza Nuova, è riportato anche che: “Nonostante i tentativi degli agenti di fare desistere il gruppo, Castellino si rivolgeva alla folla incitandola con gesti inequivocabili a dirigersi verso la sede sindacale. Al fine di raggiungere lo scopo i manifestanti ponevano in essere atti di violenza e aggressione nei confronti degli agenti di polizia”.
Alle 17:27 viene rotta la prima finestra e da lì i manifestanti iniziano a penetrare al piano terra e, subito dopo, a forzare la porta principale, consentendo l’ingresso alle 17:32 ai facinorosi rimasti fuori. Inizia la devastazione raccontata da numerosi video pubblicati in diretta dagli stessi assaltatori, primo fra tutti Biagio Passaro, il leader del movimento IoApro.
Le immagini, oltre a individuare i presenti all’attacco, restituiscono la violenza inaudita di una parte del gruppo che rompe le telecamere esterne, attacca i poliziotti e poi entra all’interno del palazzo, distruggendo tutto quello che trova davanti. Vetrate, computer, quadri di valore, scrivanie, piante, libri: tutto finisce sotto la furia dei manifestanti. All’esterno gli altri continuano a urlare: “Libertà”.
Tra i primi ad arrivare in Corso d’Italia, c’è Ezio Cigna, Responsabile Politiche previdenziali della Cgil Nazionale, che racconta: “Io ho visto il secondo tempo. Quando sono arrivato la polizia stava difendendo la sede, quindi per me loro non erano ancora entrati. Solo dopo ho capito quello che era successo. Una delle cose che ricordo molto bene, che mi ha anche un po’ spaventato, è che anche i divani erano stati posti in un determinato modo dalla Polizia per impedire alle persone di salire nell’edificio”. Cigna ci spiega lo spaesamento provato in quegli attimi: “Non eravamo abituati a pensare che la sede di un sindacato potesse essere attaccata in quel modo. Quelle immagini ci hanno riportato indietro al regime fascista”.
Secondo la relazione della Lamorgese, alle 17:45 le forze di Polizia avevano già ripreso il pieno controllo della situazione, liberando la sede e innalzando protezioni a difesa dell’edificio.
“Quando sono arrivato in sede erano le 18.15 circa e la Digos stava facendo i suoi accertamenti”, racconta Stefano Milani, “Dopo circa due ore mi hanno fatto entrare insieme ad altri compagni e ho potuto constatare che il centro della devastazione era stata proprio la redazione di Collettiva che si trova al piano terra, come tutta l’area comunicazione della Cgil”. Milani racconta della confusione, ma anche della molta paura scaturita dal non sapere chi avesse condotto l’attacco. “Avevamo ovviamente dei sospetti, ma solo la sera, dopo che hanno iniziato a circolare le prime immagini, abbiamo capito meglio qual era la matrice”.
Dodici in totale le persone arrestate, tra cui Castellino, Fiore, Testa, Passaro e Aronica, ma anche Fabio Corradetti, 20 anni, figlio della compagna di Castellino. A questi si aggiungono 57 denunciati. I reati contestati a vario titolo sono: devastazione e saccheggio, istigazione a delinquere, danneggiamento, violazione di domicilio aggravata, resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Alla fine della giornata verranno contati anche 41 feriti tra le forze dell’ordine, fra poliziotti, carabinieri e finanzieri.
La sera stessa, racconta sempre Stefano Milani, sia il sito di Collettiva.it che quello della Cgil sono stati interessati da attacchi hacker e bloccati per giorni. “Era parte dello stesso piano, come da analisi approfondite fatte dalla Polizia Postale”, spiega Milani, a conferma di una premeditazione dell’intera operazione.
Dopo l’attacco, numerose sono state le rivendicazioni da parte dei gruppi che hanno partecipato, primo fra tutti Forza Nuova, che su Telegram, oltre a celebrare gli scontri, prometteva nuovi tafferugli.
Anche il movimento IoApro, sempre tramite Telegram, il 10 ottobre ha rivendicato il proprio ruolo nell’attacco alla Cgil.
La Cgil ha affidato a Twitter il primo commento sull’accaduto: “La nostra sede nazionale, casa di lavoratrici e lavoratori, è stata attaccata da Forza Nuova e dal movimento no Vax. Abbiamo resistito allora e resisteremo ancora. A tutti ricordiamo che le organizzazioni che si richiamano al fascismo vanno sciolte”. Maurizio Landini ha poi aggiunto: “L’assalto alla sede della Cgil è un atto di squadrismo fascista. Un vero e proprio attacco alla democrazia e a tutto il mondo del lavoro che intendiamo respingere con forza. Nessuno pensi di far tornare il nostro Paese al ventennio fascista”.
Il 2 marzo 2022 è iniziato il processo di primo grado per gli indagati. L’11 luglio sono arrivate le prime condanne, dai quattro anni e mezzo ai sei. Tra i primi giudicati con rito abbreviato c’è Fabio Corradetti, a cui sono stati inflitti sei anni di carcere. Castellino e Fiore sono ancora sotto processo davanti al tribunale ordinario, accusati oltre che di devastazione aggravata in concorso e resistenza, anche di istigazione a delinquere. I due, insieme ad Aronica e Testa, sono tornati in libertà con obbligo di firma lo scorso maggio.
Nelle ultime settimane, Testa, Passaro e Castellino sono tornati a invocare la piazza a un anno di distanza da quella che definiscono “La Pentecoste di Libertà di Piazza del Popolo”. Questa volta la miccia è il caro bollette.
Da sabato 8 ottobre promettono: “Un altro autunno di mobilitazioni contro il governo Meloni-Draghi-Davos”.
Nel frattempo, dal 9 ottobre 2021, la sede nazionale della Cgil è presidiata costantemente dalle forze dell’ordine, a sottolineare che il sindacato è di nuovo un obiettivo sensibile.
-
Castellino, quarantacinque anni, è noto per cambiare partito a seconda della convenienza: nel 2013 dirige la Destra di Francesco Storace, dopo aver ricoperto il ruolo di segretario romano del partito Fiamma Tricolore. Nel dicembre 2014 entra nel “Popolo di Roma” a sostegno di Alemanno. Nel frattempo stringe rapporto anche con Gianluca Iannone e CasaPound, fino a quando riunisce un gruppo di camerati per metterli a disposizione di Forza Nuova e del suo leader Roberto Fiore, l’altro protagonista della manifestazione del 9 ottobre 2021. In passato Castellino è stato al centro anche di numerose inchieste, legate sia al mondo ultras della Roma, che al possesso di cocaina. Nel 2015 viene condannato per truffa, per aver intascato indebitamente i rimborsi destinati ai celiaci. Nel 2019 finisce in carcere e viene condannato in primo grado per l’aggressione a due giornalisti de L’Espresso. Gli viene sequestrata poi una discoteca abusiva in zona Flaminio, al cui interno le forze dell’ordine trovarono 143 bombe carta.
-
Latitante a Londra dal 1980 per fuggire a un ordine di cattura relativo alla strage di Bologna, per cui poi fu dichiarato estraneo, nel 1999 torna in Italia dopo aver fondato la Easy London, società di viaggi studio a Londra dal valore di 30 milioni l’anno. Nel 2001 fa esordire Forza Nuova alle elezioni politiche, ottenendo poco meno dell’1%. Si unisce quindi ad Alternativa Sociale di Alessandra Mussolini e nel 2008 entra a far parte del Parlamento Europeo occupando il posto lasciato vacante da questa. Continua a candidarsi alle elezioni politiche anche negli anni successivi, senza mai superare la soglia di sbarramento. Per queste ultime elezioni, Forza Nuova non ha raggiunto neanche le firme necessarie per gareggiare con gli altri partiti.