L’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna ha generato un generale aumento di interesse per il cambiamento climatico nell’opinione pubblica italiana. Sfruttando il picco nell’attenzione sul cambiamento climatico, abbiamo condotto un’analisi su 16 testate giornalistiche nazionali per comprendere il posizionamento di ciascuna redazione su questo tema cruciale. Pubblicare un articolo a tema in un periodo di forte esposizione mediatica, infatti, può essere considerata una presa di posizione pubblica da parte della redazione su questioni legate al cambiamento climatico, per esempio l’importanza assegnata all’accuratezza scientifica, la disposizione al negazionismo, l’atteggiamento verso l’attivismo climatico, il grado di priorità del clima nell’agenda setting.
Nell’analisi sono state coinvolte 16 testate tra le più lette online. Sono stati esaminati i titoli e i sottotitoli di tutti gli articoli pubblicati nei sette giorni successivi all’alluvione (16/05 – 21/05/2023) che contenevano le parole chiave “#cambiamento climatico” o “#clima”. L’analisi ha incluso in totale 171 articoli tra quelli che affrontavano il tema del cambiamento climatico in generale e quelli che esploravano specificamente il legame con l’alluvione.
È stato possibile su questa base individuare le diverse linee editoriali delle testate attraverso gli articoli pubblicati nel periodo in esame. L’analisi ha suddiviso le testate in tre categorie. La prima comprende quelle che hanno stabilito un collegamento diretto tra l’alluvione e il cambiamento climatico in almeno un articolo (“Il Fatto Quotidiano”, “Fanpage”, “La Stampa”, “Il Post”, “Il Messaggero”, “Huffington Post”, “TGCOM24”, “Il Sole 24 ore”, “Avvenire”, “SkyTG24” e “Open”). La seconda categoria include testate che hanno negato esplicitamente il collegamento in almeno un articolo (“Il Giornale”, “Il Foglio” e “Libero”). La terza categoria comprende quelle che hanno affermato il collegamento, ma hanno pubblicato almeno un articolo con posizioni ambigue sul tema (“Corriere”, “La Repubblica”, “Open”, “HuffPost”).
Un dato sorprendente è che tra le quattro testate che hanno pubblicato il maggior numero di articoli sul cambiamento climatico nel periodo prescelto, tre (“Libero”, “Il Giornale”, “Il Foglio”, rispettivamente con 26, 15 e 13 articoli) si collocano nella categoria di chi ha negato esplicitamente il nesso e che, in generale, ha proposto una narrazione del cambiamento climatico che ammicca al negazionismo e al (presunto) ridotto ruolo dell’uomo nel cambiamento climatico. Le tre testate si distinguono per una narrazione che allude a teorie del complotto sul cambiamento climatico con titoli clickbait (“ecco qual è la verità…”, “le cose che non vi dicono…”, “ossessione”, “Il Giornale”), inquadra gli attivisti del clima come “ecovandali”, “ecocretini” (“Il Giornale”) “terroristi del clima” (“Il Foglio)”, “eco-teppisti”, “pagliacci”, “gretini”, “sciacalli”, “eco-talebani” (“Libero”), e, in maniera apparentemente innocua, riporta notizie di trasformazioni del clima terrestre del passato per contenere gli allarmi sul clima (“Libero”). Peraltro, come riporta Greenpeace, le tre testate in questione non appaiono tra quelle che, su base annuale, trattano di più il tema del cambiamento climatico, permettendo dunque di ipotizzare un’operazione di agenda setting della destra populista per ridurre gli allarmi ambientalisti in corrispondenza del picco di interesse per il tema.
Al contrario, altre testate (soprattutto “il Fatto”, “La Stampa”, “Fanpage”) hanno denunciato il negazionismo climatico e proposto narrazioni neutrali o favorevoli all’attivismo climatico, dando in alcuni casi la parola agli stessi attivisti e coprendo in almeno un caso (“Corriere”) i processi in corso a carico di questi ultimi. Inoltre, “Repubblica”, “HuffPost” e “La Stampa” hanno esplicitamente collegato il tema delle migrazioni a quello del cambiamento climatico.
Emblematica è anche la spaccatura tra chi ha scelto di riportare le parole del premio Nobel Giorgio Parisi, denuncianti la scarsa attenzione istituzionale al tema del cambiamento climatico e la transizione (“HuffPost”, “SkyTg24”, “Open”), e chi ha preferito citare lo scienziato Franco Prodi, paladino dei negazionisti ed emarginato dalla comunità scientifica (“Il Giornale”), difendendolo dall’accusa di negazionismo (“Huffpost”) o commissionandogli direttamente un editoriale (“Il Foglio”). Particolare il caso di “Open”, che nell’intervista a Parisi assegna un titolo («Il climate change è un problema evidente, ma i costi per risolverlo sono altissimi e finirebbero per colpire i deboli») altamente discordante dal contenuto («La sola via per combattere l’emergenza climatica è cercare di affrontarla in maniera equa e solidale […] Questi costi [della transizione, nda] devono essere spalmati su tutta la popolazione, ma soprattutto su quella più abbiente»).
Emerge inoltre un atteggiamento peculiare da parte del gruppo “negazionista”, che alterna titoli particolarmente aggressivi contro scienza climatica, ambientalismo e attivisti ad articoli in cui emerge chiaramente la gravità del cambiamento climatico e la sua causa antropogenica, sebbene questo si evinca raramente dal titolo. In questo caso sono emblematici gli atteggiamenti de “Il Foglio”, che ad esempio dà voce al verde Bonelli ma nell’editoriale di Ferrara è molto duro sul “catastrofismo” climatico, e di “Libero”, che titola “Meteo: la rivelazione choc dell’esperto”, per poi specificare nel corpo che l’esperto è un climatologo e che collega esplicitamente l’alluvione al cambiamento climatico. Quando poi il cambiamento climatico è trattato dal punto di vista del mondo imprenditoriale italiano, anche le testate meno virtuose tra quelle analizzate dedicano spazio al tema, come nel caso del forum sulla decarbonizzazione dell’economia EY Energy Summit-Energy Reset, coperto da “Foglio”, “Giornale” e “Libero”.
È importante sottolineare che la scienza dell’attribuzione, che cerca di identificare il ruolo del cambiamento climatico in eventi estremi, non può ancora fornire risposte definitive su ogni singolo evento (Clarke et al. 2022). Di conseguenza, l’analisi proposta si limita a evidenziare le linee editoriali delle varie testate sul tema, senza necessariamente esprimere giudizi. Peraltro, alcuni risultati preliminari della World Weather Attribution (WWA), disponibili in ogni caso soltanto dal 31 maggio, indicherebbero che il cambiamento climatico potrebbe aver avuto un ruolo limitato nell’alluvione in Emilia-Romagna, ponendo di conseguenza in questione l’accuratezza scientifica anche di chi ha affermato il nesso senza segnalare i limiti dell’informazione disponibile. Questo elemento spinge, in conclusione, a porre in dubbio la capacità strutturale del sistema mediatico italiano di raccontare eventi complessi, senza piegarsi agli imperativi della polarizzazione politica sul tema del cambiamento climatico.
Clarke, B., Otto, F., Stuart-Smith, R., & Harrington, L. (2022). Extreme weather impacts of climate change: an attribution perspective. In Environmental Research: Climate (Vol. 1, Issue 1, p. 012001). IOP Publishing. https://doi.org/10.1088/2752-5295/ac6e7d