di Erica Grossi

per l’approfondimento Cittadini del mondo


“Pubblici trattati di pace, stabiliti pubblicamente e dopo i quali non vi siano più intese internazionali particolari di alcun genere, ma solo una diplomazia che proceda sempre francamente e in piena pubblicità.”

Così si legge al primo dei Quattordici Punti della proposta di ricomposizione dell’ordine mondiale post-bellico, presentata al Senato degli Stati Uniti dal Presidente Woodrow Wilson, l’8 gennaio del 1918. È interessante e curioso constatare come il presidente e il suo più stretto collaboratore, il “colonnello-guardiano” House, siano arrivati alla stesura di questo documento di politica internazionale progressista attraverso una serie di stretti passaggi diplomatici. Stretti e, ovviamente, segreti. Si può facilmente risalire le strettoie delle negoziazioni informali seguendo le variazioni subite dai principi di base del documento, dal momento dell’intervento degli Stati Uniti in guerra(novembre 1917) alla firma dei Trattati di Versailles (28 giugno 1919). E fino al rifiuto del Senato americano della ratifica degli accordi e dell’ingresso degli Stati Uniti nella Società delle Nazioni (novembre 1919).Queste variazioni riguardano innanzitutto le pretese punitive di Francia e Gran Bretagna nei confronti del nemico di sempre, la Germania e la sua Kulturkrieg. Riguardano altresì il principio di autodeterminazione dei popoli, in particolare quelli situati sulla faglia del confine critico dell’Europa orientale e quelli riguardanti più da vicino gli interessi delle potenze associate vincitrici – come le rivendicazioni italiane sottoscritte già nel Trattato di Londra (1915). All’ostilità dei vincitori scontenti, si aggiunge l’iniziale rifiuto da parte degli imperi centrali delle proposte fatte ancora a guerra in corso, soprattutto a causa delle rivelazioni seguite agli accordi di pace separati con la Russia sovietica nel marzo del 1918. A rileggere i Quattordici Punti alla luce dei risultati effettivi – uno su tutti, il fallimento iniziale della Società delle Nazioni per la non adesione degli stessi Stati Uniti –è proprio il superamento delle pratiche diplomatiche segrete e particolari, di intese e interessi privati contrari all’ordinamento di un mondo più «vivibile e sicuro», a subire lo scacco più evidente, nonostante campeggi come primo dei principi del nuovo diritto internazionale.

Erica Grossi
Ricercatrice del progetto “La Grande Trasformazione 1914-1918”