#SARABANDA2021
Da aprile a dicembre, la nuova stagione della Fondazione Feltrinelli: un percorso di ricerca e dibattito, per mobilitare energie verso un nuovo modello di società attraverso le idee della politica nel segno di un nuovo ecologismo politico; le idee dell’economia per garantire più diritti e meno disuguaglianze; gli immaginari e le arti per accompagnare il bisogno di socialità e ritrovare legami di comunità.
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La metafora è abusata, da molti contestata, ma ci troviamo a fronteggiare un reale che ha assunto i connotati di un campo di battaglia. Un nemico che non si vede – e che portiamo nelle nostre vite inconsapevolmente – ci coinvolge tutti, da un punto di vista sanitario, economico o emotivo. Siamo infragiliti da una lotta quotidiana senza quartiere ma dobbiamo venirne a capo e soprattutto alzarci dalla prospettiva contingente per dare a ciascun attore della ricerca il proprio ruolo. Ai rappresentanti della ricerca scientifica il compito della soluzione ora irrinunciabile, il vaccino. Ai ricercatori sociali e alle realtà di elaborazione critica come la Fondazione Feltrinelli, il compito di non smettere di disegnare futuro e di chiamare a raccolta le migliori realtà di pratica e di pensiero per le soluzioni che devono innestare le politiche e rimettere in circolo una dinamica di fiducia proiettata al tempo nel quale l’“Andrà tutto bene” diventi presente.
I prossimi mesi saranno il banco di prova della ricostruzione: serve allora che la ricerca sociale dia il proprio apporto costruttivo affinché la ripresa non sia un fatto tecnico. Occorre coltivare una visione complessiva della società capace di governare in ottica di giustizia sociale le grandi trasformazioni della contemporaneità. La cultura e le scienze sociali possono e devono fare la loro parte, come sentinelle dei bisogni e come mediatori tra le visioni in campo.
Sarabanda 2021 vuole essere il nostro contributo per uscire dalla pandemia in modo non retorico, sapendo che si tratta ogni volta di scegliere, di reagire al conformismo, di impegnarsi oltre ogni facile slogan. Oggi chi fa ricerca, chi produce e promuove cultura deve avere il coraggio di esserci: non per somministrare ricette salvifiche, ma per dare voce a chi cerca di immettere nuovi bisogni e nuove prospettive, per non arrendersi al monologo piatto del “non c’è alternativa”.
L’alternativa c’è. L’hanno portata in piazza i giovani di mezzo mondo, prima che lo tsunami pandemico ci rispingesse nelle nostre case. Quel grido verde – combattivo e festoso – va sostenuto e propagato, connettendolo con le questioni più urgenti della politica e dell’economia. Transizione ecologica e transizione digitale sono le grandi trasformazioni che siamo chiamati a governare per assorbirne i costi sociali e tradurle in opportunità di benessere condiviso.
Se la crisi che stiamo vivendo rischia di rendere ancora più spietate le dinamiche neoliberali di polarizzazione economica, è tempo di “domare” il capitalismo per orientarlo a una “trasformazione giusta”, anche riscoprendo il ruolo dell’attore pubblico, come soggetto capace di regolare il mercato contenendone le dinamiche più inique.
È tempo di fare evolvere la globalizzazione che non ha mantenuto la sua promessa di benessere e di emancipazione con una nuova consapevolezza dell’interconnessione che, oltre ogni egoismo, unisce i destini di ciascuno di noi. È tempo di riscoprire quella che Tomás Maldonado chiamava “vocazione a dissentire”, a pensare diversamente. È tempo di essere al fianco di quelle minoranze che chiedono relazioni più paritarie, società più democratiche, ecosistemi più vivibili.
Sarabanda non sarà solo un atto di denuncia o controinformazione, ma un tentativo di richiamarci al senso di reciproca responsabilità nel senso etimologico di risposta: di capacità di restare in ascolto di quel che stona, stride, affligge per provare a corrispondervi producendo insieme traiettorie di emancipazione.
Di fronte alla necessità di mettere in gioco saperi, strumenti, linguaggi, sentimenti che per una piattaforma di rinnovamento davvero riformista, di respiro europeo e capace di fare baricentro attorno all’ecologismo politico, diamo avvio a Sarabanda 2021 proponendoci come laboratorio di nuove grammatiche per praticare buona politica, buona economia, buona convivenza. E non solo grammatiche di idee e concetti, ma anche di emozioni e passioni. Perché la produzione di nuovo senso comune non ha bisogno solo di analisi critica ed evidenze scientifiche, ma anche di esperienza vissuta, affetti, liberazione di immaginari. “Abbiamo bisogno di altri tipi di storie”, dice la filosofa americana Donna Haraway. Inventare storie attraverso le arti e la creatività accompagnerà il bisogno di immaginazione sociale e politica e amplierà la prospettiva: una “guarigione pratica”, una vera e propria insurrezione che rifiuta la paralisi o l’idea che il mondo sia finito perché “sappiamo già come funziona”.
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