“Clima” significa oggi interrogarsi sul destino delle nostre città, sulle modalità attraverso cui potremo e dovremo prenderci cura del territorio, sugli interventi economici che possono promuovere una transizione ecologica che riformuli in ottica di interdipendenza il nostro rapporto con la natura e sia sostenibile anche sul piano sociale.Il futuro, a differenza di come a lungo ci siamo immaginati la nostra corsa al Progresso, non è sviluppo all’infinito. Al contrario: è contenimento, redistribuzione, consumo regolato, freno alla dismisura. Se a lungo il tempo a venire è stato immaginato come esplosione di possibilità, ora è cura del presente. Quando è cominciato tutto questo?
Abbiamo individuato un possibile archivio di questo nostro presente risalendo lentamente indietro nel tempo. La prima svolta sta negli anni ’60, come atto che si propone di inserire il “rispetto del territorio” come una variabile innovativa fino a quel momento non considerata come parametro per governare (e non solo produrre) sviluppo; poi nella nascita di un neologismo che passa per il rapporto del Club di Roma del 1972 (un testo che ha fatto molta fatica a imporsi come riferimento imprescindibile per pensare e progettare “domani”); poi la sensibilità di Willy Brandt, leader socialista tedesco che coglie la crisi del socialismo tradizionale come opportunità per rilanciare un cantiere di lavoro per una nuova idea di socialismo, ma anche per non limitarla a correggere i deficit del passato, convinto che quella proposta nascesse da una nuova intelligenza, ovvero sollecitasse uno sforzo di fantasia. Un passaggio che contemporaneamente sta alle origini dei movimenti che costituiscono “l’arcipelago verde” e che il movimento antiutilitarista in economia propone all’inizio degli anni ’80 riprendendo il concetto di “dono” proposto da Marcel Mauss, non come gesto di “carità”, rinuncia o margine, ma come “patto di futuro”.
Siamo alle premesse dell’agenda del nostro presente: l’attenzione, pur con molte resistenze al tema, le politiche e gli impegni in campo climatico e ambientale che iniziano nel 1992 alla Conferenza internazionale di Rio, sono la riflessione di un diverso modello di globalizzazione che trova un suo primo vocabolario a Porto Alegre: la scrittura del “decalogo” per il 2050 che è fissata con l’agenda di COP 21.
“Climate” is about discussing on development at local and global level, as much as taking care about ecosystems. Humanity and Earth are interdependent. Our actions make changes in reality, our impacts act on Environment, Society and Economy at the same time.This page shows a collection of quote extractions from Fondazione Giangiacomo Feltrinelli’s Archive: you will find texts from our collections that contributed to the birth and history of sustainability’s Culture. We hope you will enjoy them: we invite you in discovering more sources, in English and in Italian, listed in our website.