Non torneremo alla normalità perché la normalità era il problema: è uno slogan efficace per tracciare la sfida che la pandemia ci pone. L’emergenza ha dato maggior evidenza alle criticità sistemiche e, allo stesso tempo, alla necessità di giungere presto a una agenda politica alternativa. La drammaticità della situazione sembra aver imposto, anche nel mainstream, una nuova “laicità” nello sguardo agli strumenti utilizzabili: niente viene più escluso. Così, Mariana Mazzucato ha scritto, in piena emergenza, che “fintanto che i governi hanno il coltello dalla parte del manico” (ovvero fintanto che c’è una richiesta unanime di intervento pubblico, sia da parte delle imprese in crisi che da parte dei cittadini spaventati dalle condizioni del sistema sanitario), le istituzioni pubbliche devono approfittare della situazione per coordinare la società nel suo complesso verso una trasformazione ecologica e giungere a un capitalismo diverso. Ma c’è il rischio, d’altra parte, che gli interventi si rivelino solo strumento per “socializzare le perdite” e poi tornare alle condizioni precedenti e al business as usual, come fatto, per molti aspetti, in risposta alla Grande Recessione; senza contare che, la nostra società, a seguito delle politiche di gestione della crisi finanziaria globale, si è disgregata a un punto tale che ulteriori “sacrifici” non sono adesso socialmente sostenibili. Da qui deriva l’intransigenza di alcuni governi, tra cui il Governo italiano, nella negoziazione europea per arrivare a soluzioni nuove e alternative: emissione di titoli pubblici europei o, addirittura, monetizzazione del debito da parte della BCE.
Il workshop è dedicato alla riflessione sul ruolo delle istituzioni pubbliche nella guida e nell’indirizzo di un nuovo progetto di sviluppo, con la partecipazione attiva di tutte le componenti della società, tanto nel processo decisionale quanto nella effettiva realizzazione e nell’assunzione di responsabilità. La recente iniziativa del Presidente del Consiglio, con il lancio degli “Stati generali dell’economia”, sembra confermare necessità e urgenza di questo passaggio. Ci si propone quindi di indagare sulle modalità e sugli obiettivi di investimento e di sviluppo, sul coinvolgimento degli attori, sull’agenda alternativa, e quindi ampliare lo sguardo in direzione di un nuovo patto sociale.
Obiettivo finale è quello di individuare con chiarezza alcune linee guida per l’innovazione e la resilienza del nostro sistema, definendo sia il “come” sia il “che” fare.
Domande
- Come coinvolgere la rappresentanza di imprese, sindacati, di cittadinanza attiva, anche nella programmazione degli investimenti?
- Come evitare che gli impegni finanziari presi nel corso dell’emergenza vengano in futuro recuperati con aumenti nella tassazione, tagli alla spesa e “riforme strutturali”?
- Quali condizionalità imporre per gli aiuti e quali obiettivi di trasformazione?
- È necessaria una nuova forma di programmazione economica a guida pubblica? Quali le modalità di gestione degli ingenti investimenti necessari?
Programma
10.00 – 10.10
Apertura dei lavori
10.10 – 10.25
Intervento di scenario
Massimo Florio e Laura Iacovone, Università degli Studi di Milano
10.25 – 11.40
Caso studio
Infrastruttura pubblica per la ricerca biomedica
11.40 – 12.20
Dibattito e confronto
12:20-12.30
Q&A pubblico