L’emergenza Covid 19 ci ha messo di fronte a preoccupazioni, paure e isolamento. Non bisogna sottovalutare questi sentimenti, che tutti proviamo, dai più piccoli ai più grandi.
È nell’emergenza, come ha dimostrato più volte la storia, che il nostro comportamento sociale si modifica, con ricadute importanti sulle future generazioni.
Ricorderemo questo periodo sicuramente per le tragedie, per le sofferenze, per il senso di chiusura agli altri. Ma forse lo ricorderemo perché qualcosa è cambiato nei rapporti sociali, anche all’interno delle famiglie.
Molte volte è stato lanciato l’allarme dell’emergenza educativa che vede spesso i nostri bambini e ragazzi poco attenti a se stessi e agli altri, con derive anche gravi di non rispetto delle regole sociali, fino a degenerare in fenomeni come il bullismo e il cyberbullismo.
La cronaca porta alla nostra attenzione quasi quotidianamente da un lato episodi di isolamento, di fragilità e di autodistruttività, dall’altro di violenza e di aggressività di cui sono protagonisti i minori.
Questi fenomeni vanno inquadrati come un aspetto del più diffuso e multiforme disagio giovanile, legati dal filo rosso della mancanza di senso, della prospettiva schiacciata sul presente, dell’atonia valoriale delle nostre giovani generazioni.
Negli ultimi anni, il compito educativo della scuola di fronte a studenti sempre più demotivati, poco abituati alla fatica, difficili da interessare e da coinvolgere, ipernutriti dai modelli del mercato, non sempre è stato gestito in condivisione con le famiglie, che dovrebbero essere gli alleati più solidi e fidati nel sostenere la formazione ai valori dei bambini e dei ragazzi. È capitato, invece, che alcuni genitori abbiano avuto un comportamento ambiguo, che è passato dalla delega totale ad altri, alla difesa dei comportamenti non corretti, che ha nascosto, comunque, fragilità di ruolo e di compiti.
La Costituzione assegna ai genitori e alla scuola la funzione di istruire e di educare; risulta pertanto irrinunciabile, per la crescita e lo sviluppo degli alunni, una partnership educativa tra famiglia e scuola fondata sulla condivisione dei valori e su una fattiva collaborazione, nel rispetto reciproco delle competenze.
Gli insegnanti e i genitori, nonostante la diversità dei ruoli e la separazione dei contesti di azione, condividono sia i destinatari del loro agire, i figli/alunni, sia le finalità dell’agire stesso, ovvero l’educazione e l’istruzione rispetto alle quali scuola e famiglia operano insieme per un progetto educativo comune.
Insegnanti, genitori ed educatori che lavorano con i bambini e i ragazzi devono essere sempre attenti a riconoscere i segnali di rischio: un cambiamento di umore improvviso, la caduta del rendimento scolastico… e attivare immediatamente un dialogo che consenta un intervento tempestivo.
È chiaro, però, che nella vita reale, prima dell’emergenza Covid 19, il dialogo scuola-famiglia è stato negli anni sempre più faticoso, per motivi diversi: irrigidimento sul proprio ruolo educativo, rimbalzo di responsabilità, delega sugli aspetti educativi da una parte o dall’altra, che ha comportato, dopo gli anni settanta caratterizzati dalla grande partecipazione alla vita della scuola, un graduale allontanamento della famiglia dall’istituzione scolastica, con un calo progressivo anche della fiducia nell’operato di docenti e operatori.
Forse è questo il momento per rivedere ruoli e competenze e mettere in campo le basi per la costruzione di una vera alleanza educativa.
La scuola si sta interrogando in questo momento sulla didattica a distanza (portata avanti con passione, professionalità e dedizione dai docenti per garantire la “scuola fuori dalla scuola”), sulle modalità per non creare ulteriori discriminazioni sociali (tra chi ha le strumentazioni e chi non le ha), sul mantenimento dei rapporti con gli studenti con bisogni educativi speciali, ma soprattutto si sta interrogando sulla sua finalità costituzionalmente garantita, che non è solo l’istruzione, ma anche l’educazione. Ecco quindi il ruolo della scuola oggi: dare senso al momento attuale, rilanciando così il ruolo educativo delle famiglie.
Non possiamo nascondere che la nostra società ha spesso portato i genitori a rapportarsi con i propri figli con messaggi veloci, a volte con foglietti sul frigorifero, a programmare la vita con attività incalzanti: colazione veloce già pronta, scuola, sport, madrelingua, musica….e in tarda serata, ormai stremati, cena e… tutti a letto. Il tempo per le parole è ridotto a consegne, frasi standardizzate come “Tutto bene a scuola?” e con risposta sempre uguale: “Sì, tutto bene”.
Manca il tempo per approfondire alcuni aspetti di crescita, le fatiche, ma anche le aspirazione dei bambini/ragazzi.
Ecco, questo è il momento. Una situazione di costrizione obbligata a casa, conseguenza della pandemia del Covid 19, ha portato alla sospensione delle attività didattiche e allo smart working dei genitori; condizioni che prevedono necessariamente una convivenza inaspettata.
E-learning
E forse gli aspetti positivi nell’emergenza si possono trovare: l’appropriazione di un ruolo non sempre vissuto appieno, quello genitoriale, e la costruzione di una rete educativa con la scuola.
È il tempo di sviluppare e consolidare una cultura e una pratica delle responsabilità sociali, genitoriali e scolastiche, che diventi patrimonio di adulti e giovani nella misura in cui, proprio nella famiglia e nella scuola, ci si allena e si fa esperienza concreta di condivisione, a partire dalla consapevolezza del cammino da fare e della meta da raggiungere.
In questi giorni di emergenza i componenti di una famiglia possono mettersi nella condizione di sentirsi ascoltati, protagonisti di relazioni vere fondate anche sulla conoscenza di aspetti dell’altro che forse non si conoscevano.
Questa può essere una preziosa occasione per creare presidi educativi forti, che vedano il coinvolgimento di tutti, permettendo di sperimentare un modello di welfare che potrà essere utilizzato al termine dell’emergenza per consolidare quella comunità educante, tanto spesso raccontata ma poco praticata. L’alleanza scuola-famiglia nasce e si consolida partendo dall’analisi dei bisogni educativi del minore, e questi possono essere conosciuti solo attraverso l’ascolto.
Si è innescato un processo di consapevolezza, di cammino comune, di senso. È il momento per imparare ad acquisire e affinare l’arte dell’ascolto, del dialogo, del confronto ed essere finalmente capaci di gratuità, di dono, di accoglienza, in contesto familiare e scolastico.