L’Europa ha inventato il turismo all’inizio del XIX secolo, e da allora non ha più smesso di pentirsene. Se le epoche precedenti hanno coltivato con passione e competenza l’arte del viaggio, sembra che la moderna società industriale debba accontentarsi del turismo. E su pochi fenomeni della nostra civiltà si riversano così volentieri e a profusione critiche e sarcasmi.
Infatti nessun “viaggiatore autentico” vorrebbe essere scambiato per un turista. Il viaggiatore è libero e indipendente; il turista è irregimentato in una comitiva, guidata dall’onnipresente e petulante accompagnatore. Il viaggiatore si spinge in luoghi lontani, affascinanti, sconosciuti; il turista ripercorre stancamente i sentieri tracciati per lui dall’industria turistica. Il viaggiatore vive esperienze vere, autentiche, profonde; il turista osserva, quasi fosse davanti al televisore, spettacoli fittizi appositamente allestiti dai locali uffici del turismo. Il viaggiatore è un osservatore curioso e rispettoso dei luoghi e dei popoli; il turista è invadente e distruttore. Insomma il viaggiatore per definizione viaggia; il turista lo imita, viene spedito e trasportato insieme ai suoi bagagli, coi quali spesso si confonde (viaggiano come bauli – l’osserva già Foscolo – si disse con disprezzo dei primi turisti).
Ecco perché nessuno vuol essere un turista. Persino le agenzie turistiche, non a caso, si guardano bene dal chiamarsi così: sono, naturalmente, agenzie di viaggio… Disprezzato dai “viaggiatori veri”, lo stesso turista in fondo è scontento di sé, e rimira infelice la sua immagine nelle fotografie scattate durante il viaggio. Talora diviene un anti-turista, ed evita allora per programma mete e comportamenti turistici, il più delle volte tuttavia con scarsi e ridicoli risultati: gli improbabili viaggi “autentici” gli arrecano soltanto fatica, fastidi, pericoli; gli itinerari d’avventura si rivelano altrettanto minuziosamente organizzati da tour operator specializzati; e persino l’eventuale, sempre più improbabile scoperta di luoghi remoti e inesplorati ha il solo risultato di renderli quanto mai attraenti agli occhi degli altri, dei turisti, che subito ricalcano le orme delle élites: valga l’esempio della Patagonia. Oppure l’antiturista resta ostentata-mente a casa quando tutti partono ma, anche qui, nulla di nuovo, se già all’inizio del secolo, quando ancora le vacanze estive muovevano i primi passi, Arrigo Boito, a chi gli chiedeva dove avrebbe trascorso le vacanze, rispondeva: Milan-les-Bains.
E’ tuttavia tempo di superare questo stereotipo, antico e radicato (accompagna il turismo sin dalle sue origini), ma anche vieto e abusato. La critica a priori del turismo tutto sommato esprime soprattutto l’infantile atteggiamento di chi ritiene il viaggio un privilegio esclusivo e riservato soltanto a sé. Infatti ad un’analisi appena un poco più attenta, la distinzione tra viaggiatore e turista mostra tutta la sua inconsistenza. Che lo vogliamo o meno, siamo tutti turisti, e forse tale condizione è assai più interessante di quanto possa sembrare a prima vista, a patto che si distingua doverosamente tra le diverse forme e possibilità di praticare il turismo.
Già Jean-Didier Urbain, nel suo L’idiota in viaggio, ha intrapreso una programmatica difesa del turista contemporaneo, mostrando come sia assai più autonomo e creativo di quanto comunemente si creda. Sceglie spesso da sé le sue mete; pratica diverse tipologie di viaggio; utilizza i servizi turistici senza farsene asservire; scorge i limiti del turismo, ma cerca di superarli criticamente, piuttosto che deprecarli retoricamente. In fondo sa che il turismo, con tutte le sue innegabili ombre, resta pur sempre un momento d’apertura alla varietà del mondo e degli uomini; esprime un atteggiamento di fiducia e di speranza.
Approfondimenti dalla biblioteca di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
Prima del turismo di massa: quando viaggiare era un privilegio per pochi.
I due racconti proposti, pubblicati sulla storica rivista L’Illustrazione italiana tra il 1883 e il 1885, raccontano le “Impressioni di New York” di una signora milanese e la visita di Giovanni Battista Licata alla città portuale di Mokha sulle coste del Mar Rosso, una delle tappe di una spedizione promossa dalla Società commerciale colonizzatrice per Assab.
L’Illustrazione italiana è stata una rivista settimanale illustrata di grande formato pubblicata a Milano dai Fratelli Treves dal 1873 al 1962. La rivista ebbe grande diffusione sia per la qualità delle illustrazioni che per il prestigio degli articolisti che comprendevano alcuni tra i più importanti nomi della letteratura italiana del periodo.
Buona lettura e buone vacanze alle amiche e agli amici della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli.