Se vuoi cambiare il capitalismo, studia il lavoro. Questo è il principio che sta dietro alle Jobless Society Lectures che Fondazione Feltrinelli propone nell’ambito di Stagione Capitale. A più di dieci anni dalla crisi che ha investito l’economia globale, occorre fare i conti con uno dei fenomeni che ne ha fatto esplodere le contraddizioni: la produzione di ricchezza sganciata dal lavoro.
Il lavoro deve tornare al centro dell’agenda politica, perché gli scenari futuribili associati alla “Fine del lavoro” e a un’economia della conoscenza in cui la manodopera sia del tutto rimpiazzata da robots e cyborg restano un’ipotesi ancora non imminente.
Se questo è ad oggi un processo aperto e degli esiti non del tutto prevedibili, non possiamo sottrarci dal gestire una realtà e una transizione complessa, in cui lo stesso progresso tecnologico va letto o orientato all’interno di un certo modo di intendere la politica e la società. Più che credere – rassegnati o confidenti – nel determinismo tecnologico, dobbiamo quindi interrogarci sui diritti da tutelare, sulle competenze da ridisegnare, sulla capacità di rendere il lavoro adeguato a una società plurale e multiculturale, in cui le persone siano al centro della politica e delle politiche.
Quale funzione esercita lo Stato nel promuovere politiche per l’occupazione e di sviluppo? Il suo ruolo di attore economico come si concilia con il suo mandato di regolazione e con i suoi compiti di protezione sociale?
Alla luce di queste premesse, tra le priorità attraverso le quali il lavoro può acquisire nuova centralità, abbiamo identificato la necessità di diversità, di uguaglianza, di regole, di Europa.
#LabourNeedsDiversity laddove l’innovazione tecnologica è diventata il principale motore di crescita dell’economia mondiale. Si tratti di tecnologie digitali, di robotica o di automazione, nell’immaginario sociale questi settori sono diventati espressione delle nuove opportunità d’investimento dell’epoca contemporanea. Nonostante la crescita economica e occupazionale vi è una preoccupazione crescente rispetto alle effettive capacità di inclusione sociale nelle industrie High Tech e all’effettiva capacità di includere le donne o le minoranze razziali, e di limitare le discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale, dell’età, della religione o delle condizioni di disabilità. Il mondo “nuovo”, che in qualche forma il settore del tech incarna, sarà capace di scardinare i meccanismi di esclusione radicati nelle società del lavoro così come le conosciamo?
Ne discuteremo il 15 aprile alle 18.30 con Ellen K. Pao, CEO di Project Include, in dialogo con Lorenzo Benussi, Chief Innovation Officer, Fondazione per la Scuola e Direttore della Scuola di Tecnologie Civiche. Modererà l’incontro Sara D’Agati, giornalista e scrittrice.
Ellen K. Pao, CEO di Project Include
#LabourNeedsEquality laddove le statistiche rilevano una fortissima sperequazione territoriale e una difficoltà d’accesso al mercato del lavoro in particolare nelle regioni del Sud del Paese e nei territori extra urbani. Sembra consolidata la condanna di centinaia di migliaia di cittadini a vivere una diseguaglianza di mezzi e opportunità e allo stesso tempo aree in cui maggiormante è concentrata la ricchezza non provano né riescono a trainare le altre. L’incontro si propone di indagare quali saranno le direttrici di sviluppo di aree che oggi soffrono spopolamento e assenza di investimenti strutturali e quale ruolo hanno le Istituzioni nel promuoverle e sostenerle nell’ottica di reimmaginare modelli di sviluppo basati su risorse nuove o sotto valorizzate.
Approfondiremo il tema “Disuguaglianze territoriali e nuovi processi di sviluppo”, il 16 aprile alle 18.30, con una lecture di Joan Jamon Roses, London School of Economics e Emanuele Felice, Università degli Studi di Chieti. Modererà l’incontro Guido Romeo, giornalista de Il Sole 24 Ore.
Joan Ramon Roses, London School of Economics
#LabourNeedsRules laddove i processi lavorativi richiedono una nuova regolazione. Le grandi multinazionali sembrano controllare il mercato invece che competere al suo interno, destabilizzando il ruolo delle Istituzioni e spesso sostituendosi ad esse in tema di welfare e di immaginario, promuovendo nuove culture del lavoro e in alcuni casi buone pratiche in tema di diritti civili. Le aziende diventano attori politici con capacità di condizionare le agende degli Stati, gli stili di vita dei lavoratori e dei cittadini. Questa dimensione deve oggi fare i conti con contesti politici altamente frammentati, soprattutto a livello globale. Il problema e il rischio della “perdita di sovranità” si riflette sui processi di governance del lavoro, toccando tanto le regole che governano le relazioni tra stati e corporation quanto i diritti che tutelano i diversi attori coinvolgere. A cominciare dal fatto che accanto a Stati, società civile e organizzazioni internazionali, si staglia il nuovo profilo assunto dalle corporation, ben disegnate nei termini delle loro istituzioni, ideologie e funzioni. Di fronte a politiche non armonizzate e alla progressiva erosione delle condizioni di lavoro, di fronte alle asimmetrie di potere che caratterizzano la regolazione multilivello dell’economia, serve discutere della rinnovata ricerca di responsabilità pubblica nella determinazione di nuovi presidi politici a tutela dei diritti del lavoro e di uno sviluppo equo dei sistemi produttivi.
Approfondiremo il tema “Lavoro e politica tra Stato e Corporation”, il 30 aprile alle 18.30, con la lecture di John Mikler, The University of Sidney e Alessandro Gandini, Università degli Studi di Milano. Modererà l’incontro Guido Romeo, giornalista de Il Sole 24 Ore.
John Mikler, The University of Sidney
#LabourNeedsEurope per comprendere e stimolare il dibattito, a pochi giorni delle consultazioni elettorali, su come e quanto le sfide odierne del lavoro, nel contesto più ampio delle politiche sociali, necessitano di essere affrontate a livello sovranazionale e nel quadro comunitario, oggi profondamente deficitario sotto questi profili. Il problema del lavoro nel contesto europeo gioca la parte più sostanziale di una cittadinanza sociale ancora troppo debole, lontana dalle promesse che accompagnavano trent’anni fa la nascita dell’Unione. L’Europa appare oggi caratterizzata da forti gap di tutele sociali da paese a paese e la competizione del libero mercato viene scaricata sul costo del lavoro. La ricerca di una maggiore democraticità dei processi politici europei pertanto investe anche la dimensione delle politiche del lavoro e chiama in causa la ricerca di nuove e alternative soluzioni di policy insieme con spazi di maggiore partecipazione politica da parte di tutti i livelli di governo.
Approfondiremo il tema “Politiche per il lavoro e cittadinanza sociale in Europa” con la lecture di Stephanie Vauchez, Universitè Paris 10 Nanterre e Tommaso Vitale, Science PO. Modererà l’incontro Guido Romeo, giornalista Il Sole 24 Ore.
Giunto alla sua quarta edizione, il Jobless Society Forum, previsto per il 12 giugno, sarà il luogo in cui le questioni più rilevanti emerse dal ciclo delle Jobless Society Lectures, verranno dibattute all’interno della più ampia riflessione dedicata all’auspicabile e rinnovata responsabilità dello Stato come attore economico, capace di investire su modelli di sviluppo inclusivi, abilitando le organizzazioni e gli individui che se ne stanno facendo portatori.
Il mondo della ricerca, assieme a quello della politica, delle imprese, della società civile, sarà interpellato, attraverso l’attivazione di tavoli di lavoro a porte chiuse a ragionare su ipotesi di soluzione a proposte di analisi elaborate dai programmi di ricerca portati avanti dalla Fondazione, nel corso di Stagione Capitale, con lo sguardo volto all’agenda scientifica e culturale 2019-2020. A portare il loro contributo sono stati invitati, tra gli altri, Luigi Di Maio, Ministro dello Sviluppo Economico della Repubblica Italiana, Robert Wade della London School of Economics and Political Science, l’economista Laura Pennacchi, Joulie Froud del collettivo Economia Fondamentale, Nicola Countouris dell’University College London e Maurizio Landini, Segretario Generale della Confederazione Generale Italiana del Lavoro.