Il 23 marzo 1919 nasce in piazza San Sepolcro a Milano il Movimento dei Fasci Italiani di Combattimento.
100 anni dopo Fondazione Giangiacomo Feltrinelli ha promosso una giornata dedicata al significato di quella data per dire, insieme, “mai più fascismo”.
È possibile rivivere il ricordo di quella giornata di riflessioni tramite il timelapse degli allestimenti e degli eventi pubblici.
#maipiufascismo
Sono intervenuti Massimiliano Tarantino, Direttore Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e Giovanni De Luna, storico.
Con la partecipazione di Antonio Scurati, docente e autore di “M. Il Figlio del Secolo” che ha tenuto la Masterclass Arrabbiati, delusi, senza partito. Il fascismo cento anni fa.
Approfondimenti
Un altro conto saldato – Popolo d’Italia, 19 novembre 1922
Dopo il discorso di insediamento del 16 novembre 1922, quando Mussolini aveva chiesto e ottenuto i pieni poteri alla Camera, Mario Sironi, tra le pagine del Popolo d’Italia, presentava il fascismo come quel movimento che avrebbe trovato risposta alla quattro emergenze che segnavano l’Italia del dopoguerra:
– disordine sociale e politico offriva (col manganello) disciplina;
– vittoria mutilata offriva la dignità di un grande paese;
– inquietudini giovanili offriva energia e azione;
– disoccupazione e crisi economica offriva lavoro.
Questi obiettivi del fascismo, secondo Sironi, dovevano essere perseguiti attraverso la soppressione degli organismi parlamentari, simboli di “impotenza” e “corruzione”. Questi venivano non a caso raffigurati attraverso la maschera di Pulcinella e il mandolino, caratteri regionali ma allo stesso tempo riflesso di un pregiudizio moralistico.
Alla conquista dei proletari – L’Asino, 17-23 settembre 1922
“Fascismo come braccio armato del capitale” è l’interpretazione che l’Asino dà del fascismo. Presentatosi sulla scena politica come risolutore dei problemi dell’Italia, in realtà, viene illustrato come lo strumento violento (squadrista) di tutela degli interessi della borghesia e della classe dirigente (industriali, agrari ed esponenti della finanza). Nella scritta “me ne frego” al centro della bandiera italiana, vi è il germe di un progetto futuro: sintesi della volontà di voler perseguire solo gli obiettivi del fascismo, “me ne frego” raffigurava in realtà il proposito di voler isolare qualsiasi principio e soggetto non conforme al fascismo. Se in questa prima fase dà spazio alle rivendicazioni più conservatrici e reazionarie, per legittimarsi politicamente, l’orizzonte era quello della svolta totalitaria.
Per l’Italia – Popolo d’Italia, 20 settembre 1922 (Mario Sironi)
Il fascismo si mostra agli italiani come l’unica risposta alla “malattia” del paese. Nell’Italia del primo dopoguerra, l’incapacità di riassorbire i militari e i reduci, la crisi delle vecchie forme di rappresentanza, la disoccupazione e la crisi economica mettevano la vecchia classe dirigente di fronte a delle sfide a cui non riuscivano a trovare risposta. A fronte di questo quadro ambivalente, il fascismo e Mussolini si imponevano come unica soluzione percorribile. Sfruttando la conclamata debolezza dei liberali nel promuovere dei governi stabili, l’illustratore del fascismo Mario Sironi tra le pagine del “Popolo d’Italia”, organo del Partito Nazionale Fascista, raffigurava Mussolini come l’uomo che, forte di un apparente e diffuso consenso popolare, doveva essere posto al vertice della piramide sociale e della gerarchia dello Stato.
Facta, Dicono che il mio è un governo debole, L’Asino 10-16 settembre 1922 (Gabriele Galantara)
La satira socialista mostra la scarsa percezione che la classe dirigente liberale aveva del pericolo fascista. Simboli di questa rappresentazione dei liberali è Luigi Facta, l’ultimo Presidente del Consiglio prima della Marcia su Roma del 1922. Noto per il suo fatalismo ottimistico, nei giorni che precedettero del conferimento dell’incarico di capo del governo a Mussolini, dichiarava di “nutrire fiducia” in un esito positivo e democratico della crisi politica che stava attraversando il paese.