Di seguito un estratto dall’ebook A proposito di Karl Marx, di Salvatore Veca, pubblicato da Fondazione Giangiacomo Feltrinelli per la collana Quaderni.


(…) Sono convinto che l’impresa di Marx ci abbia lasciato in eredità l’impegno a mettere a fuoco la vasta gamma dei trattamenti e delle istituzioni, delle pratiche che hanno a che vedere con la produzione e la distribuzione di beni e risorse: in una parola, con i processi e gli effetti che sui piani di vita di uomini e don­ne ha il mercato – tanto il mercato domestico quanto, soprattutto, il mercato mondiale. Mentre credo che Marx non ci dica nulla di interessante e plausibile su istituzioni che attengono all’esercizio dell’autorità, conti­nuo a pensare che chiunque persegua l’ideale – varia­mente interpretato – della giustizia sociale (una nozione assente, una pagina bianca nello smisurato libro di Marx) sia tenuto a prendere sul serio l’effetto Marx mal­grado Marx. Ovunque il mercato invada sfere di azione e significato sociale, sprecando felicità possibile, degra­dando e umiliando esseri umani, governando sulla vita e sulla morte, riducendo, contraendo, quando non azzerando le opportunità di autosviluppo e autorealizzazio­ne, ivi l’effetto Marx richiede che siano soddisfatti, per quanto è possibile, i requisiti dettati da una teoria nor­mativa e dall’ideale della giustizia sociale. Se Marx è sta­to uno dei maggiori, se non il maggiore pensatore della questione sociale del diciannovesimo secolo, è forse plau­sibile, alla luce di queste osservazioni, ritenere che la globalizzazione o la mondializzazione della “questione sociale”, a partire da una manciata d’anni dalla fine del ventesimo, richieda che non ci si congedi dall’impegno filosofico o semplicemente umano a “creare, inventare, immaginare altri mondi possibili”.

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